tag:blogger.com,1999:blog-45865529462890023702024-03-13T23:01:32.870-07:00L'Impero di Mezzo: la Cina tra mito e realtàJi Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.comBlogger15125tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-57185173013530780422022-06-17T04:29:00.001-07:002022-06-17T04:37:54.993-07:00Il lockdown di Shanghai <p>Shanghai, la metropoli motore pulsante della Cina, la citta' dal cui porto passano buona parte delle merci Cinesi che finiscono nei negozi di tutto il mondo, da quasi tre mesi sembra sprofondata in una specie di surreale incubo distopico del quale non si intravede la fine. </p><p>Sarebbe bello se tutti quelli che in Italia e in Europa cianciano di "dittatura sanitaria" e di restrizioni della liberta' potessero fare un salto a Shanghai, oggi, per capire cos'e' una vera dittatura, sanitaria e non. Capire cosa significa vivere con il costante timore di prendersi il Covid, non tanto perche' il virus in se e' pericoloso, ma perche' nessuno vuole essere trattato come un criminale, prelevato da casa senza tanti complimenti e schiaffato in un centro di quarantena che sembra quasi una prigione, mentre degli operatori sanitari ti entrano in casa in tua assenza per "disinfettare" tutto con o senza il tuo consenso.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjD4-aGPcsql7yTZDXqZsdQTFpL7O95nKU0J2yIM-ky98gucE8Dz9_x21oHTxzdxBGo6TO02Yot2McEhL8lerBngNpVSMpgxal-WW9s2d17Oneb3kfrJ05mt3AyifK_rovKAFhhU7JdwD8IwSrq8zp9jEjckXQ1zsJpoq-8xczKmfOkjVtnEnYfNAzJ/s550/91f3c052-d120-11ec-8c3e-83475041d003_1652271090959.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="309" data-original-width="550" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjD4-aGPcsql7yTZDXqZsdQTFpL7O95nKU0J2yIM-ky98gucE8Dz9_x21oHTxzdxBGo6TO02Yot2McEhL8lerBngNpVSMpgxal-WW9s2d17Oneb3kfrJ05mt3AyifK_rovKAFhhU7JdwD8IwSrq8zp9jEjckXQ1zsJpoq-8xczKmfOkjVtnEnYfNAzJ/w400-h225/91f3c052-d120-11ec-8c3e-83475041d003_1652271090959.webp" width="400" /></a></div><p>Quello che e' successo a Shanghai di recente si puo' riassumere in due parole Cinesi: <i>dongtai qingling </i>("azzeramento dinamico"), il nome ufficiale della strategia perseguita dal governo Cinese contro il Covid. E' una strategia basata sull'idea che, se non si puo' impedire completamente che il Covid sia presente in Cina, si puo' invece stroncare "dinamicamente" sul nascere ogni nuovo focolaio del virus con misure estreme, assicurandosi che la maggior parte del paese resti libero dal Covid.</p><p>Fino a poco fa', questa strategia aveva funzionato abbastanza bene, riuscendo a tenere a bada il Covid ed allo stesso tempo garantendo alla maggioranza dei Cinesi una vita piu' o meno normale, se si esclude l'impossibilita' di viaggiare all'estero, cosa che in un paese cosi' enorme importa solo a pochi. Diversi altri paesi della regione, tra cui il Vietnam, la Tailandia, la Corea del Sud, Taiwan ma anche l'Australia e la Nuova Zelanda avevano seguito un approccio simile, rimanendo quasi completamente liberi dal Covid grazie ad un mix di politiche tra cui la chiusura quasi totale delle frontiere e l'isolamento immediato dei casi positivi e di tutti i loro contatti. </p><p>Qualche mese fa', con l'arrivo della variante Omicron, le cose sono cambiate. Quasi tutti gli altri paesi dell'Asia hanno deciso di cambiare strada e di "convivere con il virus", tenendo in conto che ormai la maggioranza della popolazione si e' vaccinata quasi ovunque nella regione, e che continuare a tentare di eliminare del tutto un virus cosi' contagioso avrebbe avuto un costo economico e sociale altissimo. C'era chi pensava che i vertici del Partito Comunista Cinese avrebbero deciso anche loro di arrendersi alla necessita' di convivere con il Covid, ma cosi' non e' stato. </p><p>Invece, si e' deciso di giocare la partita contro il Covid fino in fondo, scatenando forse la piu' grande battaglia mai giocata tra l'umanita' ed un virus infettivo. Shanghai, la citta' piu' colpita dal virus, e' stata tramutata per piu' di due mesi (piu' o meno da meta' Marzo a meta' Maggio) in una specie di grande prigione a cielo aperto, con misure che nessun paese Europeo si sarebbe mai sognato di prendere neanche in quei terribili primi mesi di pandemia nel 2020. L'intera popolazione e' stata chiusa in casa con la forza, ricevendo il permesso di uscire solo per mettersi in fila con i vicini per il quotidiano rituale del tampone, effettuato quartiere per quartiere. Proprio nella metropoli vetrina della Cina, la burocrazia Cinese ha messo in mostra il suo volto piu' inflessibile ed inumano.</p><p>Bambini ancora in fasce sono stati <a href="https://www.smh.com.au/world/asia/outrage-in-china-as-covid-positive-children-separated-from-parents-20220403-p5aaec.html">messi in quarantena senza i genitori</a> in condizioni disastrose per via di un tampone positivo (questa pratica e' cessata dopo un mare di proteste). Le persone con malattie diverse dal Covid spesso non sono riusciti ad accedere alle cure mediche perche' gli ospedali si rifiutavano di farli entrare. Alcuni <a href="https://storiesfromthestateofexception.wordpress.com/2022/04/14/the-silenced-deaths-of-the-shanghai-2022-lockdown/">sono morti</a>, forse non sapremo mai quanti con esattezza. </p><p>I contagiati (o forse bisognerebbe dire gli appestati) senza sintomi gravi sono stati trascinati in vecchie fabbriche ed hangar trasformati in <a href="https://www.straitstimes.com/asia/east-asia/we-demand-an-explanation-shanghai-residents-vent-covid-19-lockdown-irritation">centri di quarantena</a>, dove in genere si e' costretti a dormire in stanzoni enormi insieme a centinaia di altri. Non sempre ci sono le docce, dormire in mezzo al chiasso e' un impresa, ed il cibo e' di cattiva qualita'. In casi estremi, i poveretti rinchiusi in questi posti <a href="https://twitter.com/manyapan/status/1511037822064635912">sono stati filmati</a> mentre lottavano fisicamente per ottenere da mangiare.</p><p>Come se non bastasse, e' successo che i cani e i gatti dei contagiati siano stati <a href="https://www.scmp.com/news/people-culture/trending-china/article/3173467/shanghai-coronavirus-lockdown-corgi-beaten-death">uccisi in modo brutale</a>, o abbandonati a morire di fame in appartamenti vuoti (e non e' la prima volta che in Cina gli animali domestici vengono presi di mira per colpa del Covid). Persone di fuori citta' rimasti bloccati a Shanghai durante questo periodo hanno dovuto dormire per strada, come in <a href="https://www.sixthtone.com/news/1010162/he-was-visiting-shanghai.-then-his-health-code-turned-red.-">questa storia</a> raccontata dall'ottimo sito Cinese Sixth Tone.</p><p>Un concerto di inumanita' ed assurdita' davvero difficile da giustificare, insomma, che hanno scosso profondamente la Cina. Ma lo shock piu' grande e' stata sicuramente l'incapacita' iniziale del sistema di garantire una distribuzione adeguata di viveri alla popolazione, soprattutto visto che durante il lockdown iniziale a Wuhan, durato parecchi mesi, questo problema non si era mai presentato. Durante le prime settimane del lockdown di Shanghai alcuni si sono ridotti a mangiare erba o alimenti scaduti, in una Cina in cui lo spettro della fame era solo un ricordo lontano. </p><p>A quanto pare non si e' trattato di un effettiva mancanza di cibo, ma del fatto che i lavoratori che solitamente fanno le consegne si sono trovati anche loro chiusi in casa, ed i fornitori di fuori citta' non riuscivano ad ottenere i permessi per far entrare a Shanghai i loro camion. Le cose sono decisamente migliorate dopo il primo mese di lockdown, quando le autorita' locali hanno incominciato a distribuire gli alimenti direttamente ai residenti. Per alcuni procurarsi da mangiare e' rimasto un problema, ma una vera carestia di massa e' stata evitata. In nessun punto, pero', si e' parlato di allentare le misure contro il Covid che stavano rendendo difficile distribuire viveri a sufficienza. A quanto pare, finche' la gente non incomincia proprio a morire di fame, la lotta contro il virus prende comunque la precedenza.</p><p>E' evidente che queste misure hanno provocato un enorme esasperazione popolare. In alcune strutture di quarantena affollate e poco igieniche sono iniziati dei veri e propri tumulti. Ci sono parecchi video girati con i cellulari dove si vedono folle di persone che protestano contro i lockdown, <a href="https://twitter.com/CameronWEF/status/1517859030953508864">tirano giu' le recinzioni</a> erette intorno ai loro quartieri, e <a href="https://twitter.com/manyapan/status/1511975104313442308">si scontrano</a> con la polizia e gli "operatori sanitari" coperti dalle tute bianche anti-contaminazione. Gli infetti che non volevano lasciare le proprie case sono stati trasportati di peso nei centri di quarantena.</p><p>Ci sono altri video dove si vedono persone che <a href="https://twitter.com/serpentza/status/1511936214323982341">inveiscono contro il governo</a>, o che girano per strada <a href="https://twitter.com/manyapan/status/1509977263277813762">rifiutando di mettersi la mascherina</a>. Poi c'e' anche <a href="https://www.youtube.com/watch?v=U_cB06sWqSM">un rapper locale</a> che si scaglia contro il sistema in un pezzo registrato da dentro l'appartamento dal quale non puo' piu' uscire. Video di questo tipo circolano sui social media Cinesi come WeChat e Weibo, ma vengono censurati nel giro di poche ore. Non prima, pero', che qualcuno abbia il tempo di pubblicarli su Twitter, preservandoli per la posterita'.</p><p>Il <a href="https://twitter.com/aliceysu/status/1511558828802068481?s=20&t=nktYKJigD_i-XRjO-PeuEQ">video piu' surreale</a> di tutti e' sicuramente quello in cui si vede la gente che batte le pentole ed urla dalle finestre degli appartamenti, per protestare la mancanza di viveri. A un certo punto scende dal cielo un drone, che intona in Cinese, con una voce robotica, una frase che si traduce piu' o meno cosi': “<i>siete pregati di attenervi alle restrizioni contro il Covid, e di controllare il desiderio di liberta' che aleggia nelle vostre anime</i>". A volte la parola "distopia" non basta per descrivere cio' che succede in questo paese.</p><p>Oltre a questo disastro sociale, il lockdown di Shanghai ha avuto anche un notevole impatto economico, e le conseguenze si irradieranno in tutto il mondo, visto che le catene di distribuzione globali passano quasi tutte per la Cina. Il porto di Shanghai ha operato a capacita' ridotta per mesi, provocando un accumulo di arretrati il cui impatto sul resto del mondo si avra' tra alcuni mesi, quando le merci<i> made in China</i> non arriveranno sugli scaffali, aggravando gli effetti della guerra in Ucraina. </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp3uTQqwz8ZXRkyfJync_wZpROI68SJm2wmQwGixn-Emyo0mx8LX0G1iUVvaMitOz_8YvGKrnAfMugbDXZ8RV5d-DWwyqB5fr5auI87zFPk4wpEqrsPP8iAv-AN_AdSzwf1Xfz3juQ2oqmdfT_4xSGNyuVdR3YHzQ0aZdh40wqTuxJ2eA9GfyVDA6Y/s1000/zhangjiang.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1000" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp3uTQqwz8ZXRkyfJync_wZpROI68SJm2wmQwGixn-Emyo0mx8LX0G1iUVvaMitOz_8YvGKrnAfMugbDXZ8RV5d-DWwyqB5fr5auI87zFPk4wpEqrsPP8iAv-AN_AdSzwf1Xfz3juQ2oqmdfT_4xSGNyuVdR3YHzQ0aZdh40wqTuxJ2eA9GfyVDA6Y/w400-h240/zhangjiang.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un immagine di una delle tante proteste successe a Shanghai durante gli ultimi mesi</td></tr></tbody></table><p>Davanti a tutto questo, sorge spontanea la domanda: perche' i governanti Cinesi rimangono cosi' determinati ad impedire che il Covid si diffonda, anche a costo di danneggiare seriamente la propria economia e ridurre all'esasperazione i propri cittadini, quando nel resto del mondo si sta' imparando a convivere con il virus?</p><p>Dietro ai lockdown sembra esserci la convinzione che lasciar circolare liberamente il Covid creera' una catastrofe per il sistema sanitario Cinese. Guardando ai dati sulle vaccinazioni, si puo' dire che questa percezione probabilmente ha una sua base.</p><p>La percentuale di vaccinati in Cina e' molto alta, ormai oltre l'80%. Si dice spesso che i vaccini Cinesi, basati sulla tecnica tradizionale del virus inattivato, funzionino meno bene di quelli Occidentali. Studi seri dimostrano pero' che, soprattutto dopo una terza dose, i principali vaccini usati in Cina proteggono abbastanza bene contro la morte ed i sintomi gravi.</p><p>Il problema vero e' che buona parte degli anziani non si sono vaccinati. All'inizio di Aprile, solo circa <a href="https://www.economist.com/china/2022/04/02/why-so-many-elderly-chinese-are-unvaccinated">la meta' degli over-80 aveva ricevuto almeno due dosi</a>. Purtroppo in Cina c'e' una convinzione diffusa che i vaccini siano pericolosi per le persone di eta' avanzata. Fino a poco tempo fa' il rischio reale di infettarsi di Covid in Cina era prossimo allo zero, e le amministrazioni locali non avevano nessun interesse a vaccinare con la forza gli anziani, cosa che sarebbe risultata controversa. </p><p>E' uno dei paradossi della politica Cinese: siccome il Covid viene tenuto a bada, la gente non ha paura del virus e non si vaccina. E siccome tutti gli sforzi sono incentrati sull'azzeramento del Covid, vaccinare la popolazione e' un obbiettivo che passa in secondo piano anche per il governo. Ancora oggi, in Cina, vaccinarsi e' un suggerimento piu' che un obbligo. Per viaggiare o andare al lavoro al massimo bisogna presentare un tampone negativo, non un certificato di vaccinazione. </p><p>La realta' e' che, considerata l'enorme popolazione Cinese ed il numero di anziani non-vaccinati, se la Cina decidesse di lasciare che il virus si diffonda, ci sarebbe probabilmente un numero di morti molto elevato. Se pensiamo che nei principali paesi Europei continuano a morire di Covid qualche centinaio di persone al giorno, senza che nessuno ci faccia caso, non e' difficile immaginare che la Cina potrebbe arrivare presto a qualche migliaio di morti al giorno. </p><p>Considerando anche che al di fuori delle grandi citta' il sistema sanitario Cinese non e' esattamente all'avanguardia, e che in Cina quasi nessuno ha acquisito l'immunita' naturale, la situazione degenererebbe molto in fretta. Si ripeterebbero le stesse scene viste in tutto il mondo negli anni passati, con i reparti di terapia intensiva presi d'assalto e la gente che crepa nei corridoi.</p><p>Per Xi Jinping, uno scenario del genere va' evitato ad ogni costo. Dopo due anni di retorica sulla capacita' del Partito di proteggere i Cinesi dalla pandemia, fare marcia indietro e' diventato impossibile. Come se non bastasse, siamo in un momento delicatissimo della vita politica Cinese. Tra pochi mesi, in autunno (non e' stata ancora stabilita la data precisa) si terra' il Ventesimo Congresso Nazionale del Partito Comunista. I congressi nazionali del partito si tengono una volta ogni cinque anni. In quello di quest'anno, Xi Jinping verra' proclamato segretario nazionale del partito (in pratica, leader supremo della Cina) per la terza volta.</p><p>E' la prima volta dai tempi di Mao che un leader Cinese resta in carica cosi' a lungo. Hu Jintao e Jiang Zemin si erano ritirati dopo due mandati, ma Xi Jinping ha contravvenuto a questa norma non-scritta, dando ogni impressione di voler restare in carica vita natural durante. E' probabile che Xi non possa permettersi una catastrofe sanitaria a pochi mesi dall'investitura, in un periodo in cui sicuramente ci sono forze interne al partito che tramano contro di lui e vorrebbero impedirgli di restare al potere.</p><p>E cosi', la politica dell'"azzeramento dinamico" ad ogni costo continua, per motivi forse piu' politici che sanitari. Nel futuro prossimo, c'e' da aspettarsi che le misure per impedire che il Covid si diffonda restino severissime. Shanghai ha iniziato timidamente a riaprirsi nell'ultimo mese, ma ci sono ancora zone dove la gente resta chiusa forzosamente in casa per via di un singolo caso di Covid nelle vicinanze. Altre citta' verrano messe in lockdown appena ci saranno nuovi focolai. Probabilmente qualcun'altro ancora morira' per mancanza di cure mediche o impazzira', ma a quanto pare questi sono costi considerati accettabili. Viaggiare all'interno della Cina sara' arduo, ed entrare in Cina dall'estero restera' un impresa da audaci.</p><p>Puo' essere che dopo la riconferma di Xi Jinping al potere, la leadership Cinese incomincera' a studiare un modo di uscire da questa impasse, ma anche allora la transizione verso un'atteggiamento meno apocalittico nei confronti della pandemia non sara' una cosa veloce. Intanto il divario tra la Cina ed un mondo esterno che ha imparato a convivere con il Covid diventera' sempre piu' enorme, trascinando il paese in un isolamento mai visto dai tempi di Mao e danneggiando seriamente la sua economia. E grazie al ruolo della Cina come fabbrica del capitalismo mondiale, le politiche Cinesi si riverbereranno sul mondo intero. </p>Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-84179618237113102652019-05-19T02:55:00.003-07:002020-07-20T00:26:52.608-07:00L'Italia e la "Nuova Via della Seta". Cui Prodest?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
La firma del memorandum d'intesa sulla "nuova via della Seta" da parte del governo Conte ha suscitato speranze di grandi investimenti Cinesi in Italia, mentre ha irritato e preoccupato Washington e le principali cancellerie Europee. L'Italia non e' il primo paese membro dell'UE a firmare un'intesa simile, ma e' il primo tra i membri del G7, quelle che potremmo definire le grandi potenze Occidentali, a sostenere ufficialmente l'iniziativa Cinese. Purtroppo una valutazione seria indica che il governo Italiano si sia mosso con una certa faciloneria, genuflettendosi davanti alla superpotenza Cinese in modo poco saggio e senza nemmeno ricevere granche' in cambio.<br />
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<b>Cos'</b><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;"><b>è</b></span><b> la Nuova Via della Seta?</b><br />
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Prima di tutto c'<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;">è</span> da sottolineare un punto linguistico: il grande progetto di investimenti intercontinentali sbandierato dal governo Cinese viene tradotto come "Nuova Via della Seta" in Italiano, ma in Cina raramente si usa questa dizione. Il nome Cinese dell'iniziativa e' 一带一路, cioe' "una Cintura ed una Via", e cosi' viene generalmente tradotto in Inglese: "Belt and Road Initiative", o BRI, abbreviazione che usero' anche io per semplicita'. La BRI si dovrebbe dispiegare su due direttrici: una "cintura economica" terrestre composta da sei "corridoi" che ricalcano in qualche modo la via della seta medioevale, con in piu' una estensione nel Sud-Est Asiatico; ed una "via della seta marittima del 21mo secolo" che si snoda attraverso l'Oceano Indiano, arrivando dalla Cina fino alla costa dell'Africa Orientale (e, secondo alcune concezioni, continuando attraverso il Mar Rosso ed il Canale di Suez fino ad arrivare al Mediterraneo ed interessare diversi porti Greci, Spagnoli e per l'appunto Italiani). L'idea sarebbe quella di rafforzare le infrastrutture, i porti e le comunicazioni lungo questi tragitti.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuuraHTYFDtqrblTXXPXbSzLU-iTo1G79fHHldZFbPKmsTJhrOmz2TSaoXwdvtAZb0Q3gncvUOJykC_PvAYZ6_nGRCEV8GoPVqdlDjvrYmhsN7CueiasXLPlLncOKCv3TrA_rzFa7dM6E/s1600/ruta27novfig1.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="466" data-original-width="700" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuuraHTYFDtqrblTXXPXbSzLU-iTo1G79fHHldZFbPKmsTJhrOmz2TSaoXwdvtAZb0Q3gncvUOJykC_PvAYZ6_nGRCEV8GoPVqdlDjvrYmhsN7CueiasXLPlLncOKCv3TrA_rzFa7dM6E/s400/ruta27novfig1.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I sei corridoi terrestri e la via della seta marittima previsti dal progetto BRI</td></tr>
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L'iniziativa <span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;">è</span> stata ufficialmente lanciata da Xi Jinping su finire del 2013, circa un anno dopo la sua salita al potere. Negli ultimi anni i media Cinesi non hanno smesso di parlarne, cosa che non sorprende visto che si tratta di un iniziativa legata in modo molto diretto al prestigio del presidente piu' potente ed autoritario che la Cina ricordi dai tempi di Mao, un presidente che pare intenzionato a rimanere in sella ben piu' dei dieci anni che erano diventati la norma tacitamente accettata. Nell'Ottobre 2017, durante l'importantissimo congresso nazionale del Partito Comunista Cinese che si svolge ogni cinque anni, una menzione del BRI e' stata addirittura infilata nella costituzione del partito, ribadendone l'importanza ideologica.</div>
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Considerando l'ambiguita' dell'intero progetto, e la totale mancanza di trasparenza che rimane una caratteristica del sistema Cinese, quando si parla del BRI e' molto difficile distinguere la realta' dalla retorica, gli effetti reali da quelli percepiti, le preoccupazioni sensate dalla paranoia. Leggendo gli studi piu' seri sul tema, cio' che colpisce e' che dopo piu' di cinque anni dal lancio dell'iniziativa non esiste alcun consenso riguardo alla portata dell'iniziativa ed al suo effettivo successo nel raggiungere gli obbiettivi prefissati. </div>
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Secondo uno <a href="https://www.csis.org/analysis/chinas-belt-and-road-full-holes">studio</a> da parte del Center for Strategic and International Studies, non esiste alcuna relazione evidente tra la quantita' di investimenti Cinesi che un dato paese riceve, ed il fatto se esso sia posizionato o meno in uno dei sei "corridoi economici" che farebbero parte della nuova via della seta. L'unica eccezione sarebbe il corridoio che lega la Cina al Pakistan, ma si tratta di un progetto dalla rilevanza prettamente geopolitica, che permette alla Cina di accerchiare l'India e rafforzare il suo alleato piu' importante sul versante Sud, oltre ad assicurarsi il controllo di un porto sull'Oceano Indiano che molti credono potra' diventare una base di rifornimento per la marina militare Cinese.<br />
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Un altro <a href="https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/01436597.2018.1559046">studio</a> serio indica che, ben lungi dal rappresentare una grande strategia geopolitica coerente e manovrata dall'altro, il BRI e' in realta' un piano abbastanza vago ed indeterminato, la cui spinta propulsiva deriva da interessi interni Cinesi in competizione tra di loro, particolarmente i conglomerati statali desiderosi di accaparrarsi una fetta della torta.<br />
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In parte la confusione deriva dal fatto che in Cina gli organi governativi e persino gli enti privati a tutti i livelli hanno un grande interesse ad attaccare l'etichetta della BRI su qualsiasi progetto intraprendano fuori dalla madrepatria, in modo tale da proteggersi politicamente e dare segnale della loro lealta' al presidente Xi. E' assai probabile che buona parte degli investimenti reclamizzati come parte della BRI fossero gia' stati progettati ben prima del lancio dell'iniziativa, o che in realta' abbiano ben poco a che vedere con una visione geopolitica complessiva e sarebbero stati realizzati in qualsiasi caso. Persino un compagnia Cinese che si occupa di trovare mogli Ucraine, desiderose di scappare dal loro sventurato paese, per giovani Cinesi che non riescono a trovare moglie in patria per via dello squilibrio tra i sessi, ha cercato di far passare le sue attivita' come parte della "nuova via della seta"! Dopotutto, anche l'Ucraina e' uno dei paesi interessati.</div>
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<b>Gli investimenti Cinesi nel mondo</b><br />
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E' sicuramente vero che buona parte del mondo, soprattutto il mondo "in via di sviluppo", e' stato oggetto di una caterva di investimenti infrastrutturali Cinesi negli ultimi anni. La Cina soffre di una crisi di sovra-produzione, e per risolvere questo problema sta' semplicemente esportando nel resto del mondo il modello di sviluppo che ha funzionato per 30 anni all'interno dei suo confini: investire e costruire, investire e costruire, veicolando i fondi attraverso le banche Cinesi (che ovviamente sono del tutto controllati dal partito-stato) e le gigantesche compagnie statali che dominano ancora buona parte dell'economia Cinese, secondo logiche che nulla hanno a che vedere con il libero mercato, soprattutto perch<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;">è</span> le banche non devono preoccuparsi di riavere i loro soldi con gli interessi, e le compagnie non devono preoccuparsi della redditivita' di questi progetti, siccome sono tutti coperti dallo stesso gigantesco sistema statale.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirVbiVQB5dndxuiMqEHLGxAoL6kIZdVAlOLgZPvy8JefaxS1_im0nFwTs-wrHRpoXLbDaFIfgcTmldkp7No29rl-lnQJM3UxNDm6kHabrVUhD721_CWIRMBeedqMyjsSVe13MhAvw49gU/s1600/1000x-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="664" data-original-width="1000" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirVbiVQB5dndxuiMqEHLGxAoL6kIZdVAlOLgZPvy8JefaxS1_im0nFwTs-wrHRpoXLbDaFIfgcTmldkp7No29rl-lnQJM3UxNDm6kHabrVUhD721_CWIRMBeedqMyjsSVe13MhAvw49gU/s400/1000x-1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La metropolitana di Addis Abeba, costruita con fondi Cinesi</td></tr>
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C'e' molta discussione riguardo alle ricadute sui paesi interessati. Da un lato il sistema Cinese ha finanziato progetti di un'effettiva utilita' sociale ed economica anche per i paesi riceventi, specie in Africa, dove decenni di aiuti allo sviluppo Occidentali hanno cambiato ben poco. Tanto per fare un esempio, Addis Abeba dispone da qualche anno di una metropolitana modernissima e molto utile finanziata e costruita interamente dalla China Railway Group Limited, un azienda statale Cinese. Dall'altro lato queste nuove infrastrutture non vengono regalate ma sono frutto di prestiti da parte Cinese, ed esistono preoccupazioni fondate riguardo al fatto che molti paesi potrebbero precipitare in una nuova spirale del debito, questa volta nei confronti della Cina.<br />
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Nel caso piu' eclatante, il governo del Sri Lanka si e' trovato a dover concedere in "noleggio" per 99 anni il porto di Hambantota ad un'altra compagnia statale Cinese, in cambio di 1.4 miliardi di dollari che il Sri Lanka dovra' usare per ripagare il suo debito con la Cina. Un'accordo che non puo' che far pensare al 1898, quando il debole impero Cinese si trovo costretta' a "noleggiare" Hong Kong all'impero Britannico proprio per 99 anni. Anche in conseguenza di questo caso, in molti paesi Asiatici c'<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;">è</span> gia' stata una certa reazione avversa contro gli investimenti Cinesi. Per esempio, in <a href="https://www.malaymail.com/news/malaysia/2018/09/26/malaysia-rejection-of-china-projects-emboldens-others-against-bri/1676473">Malesia</a> e addirittura nelle <a href="https://in.reuters.com/article/maldives-politics-china/maldives-says-china-is-building-projects-at-inflated-prices-idINKCN1NV1YF">Maldive</a> governi neo-eletti hanno accusato quelli precedenti di corruzione per aver approvato progetti Cinese a costi inflazionati, ed hanno chiesto a Pechino di rinegoziare il loro debito o hanno cancellato i progetti accordati. Persino il governo della povera Birmania ha deciso di ridurre fortemente la costruzione del porto di Kyaukpyu, per l'espresso motivo di non caricarsi di un debito insostenibile.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEictVik32C6mwTNcFN4jcA0F5dN3wTXED0udQCtoUvQZEgHvPYgG4ymxWD-bsGHj_c_Y3VA6LxfonQGSvG4RpSOKFOXtyRU14-ZhiYJMsd6lUK2jyu-WNcwrOMttHlwZACKzWP1M5i8yHE/s1600/hamban.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="764" data-original-width="1200" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEictVik32C6mwTNcFN4jcA0F5dN3wTXED0udQCtoUvQZEgHvPYgG4ymxWD-bsGHj_c_Y3VA6LxfonQGSvG4RpSOKFOXtyRU14-ZhiYJMsd6lUK2jyu-WNcwrOMttHlwZACKzWP1M5i8yHE/s400/hamban.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un immagine del porto di Hambantota, in Sri Lanka, ora in mani Cinesi</td></tr>
</tbody></table>
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Sarebbe certamente molto triste se si dovesse ripetere una versione Cinese della trappola del debito in cui per decenni sono rimasti invischiati tanti paesi Africani nei confronti delle potenze Occidentali. Detto cio', c'e' poca chiarezza anche riguardo al rischio reale che la BRI si trasformi in una nuova forma di strozzinaggio nei confronti dei paesi piu' poveri. Un recente <a href="https://rhg.com/research/new-data-on-the-debt-trap-question/">studio</a> della Rhodium Group, una ufficio di consulenza Americano che produce analisi molto rispettate sull'economia Cinese, afferma che probabilmente le preoccupazioni sono eccessive. Cio' che e' successo in Sri Lanka andrebbe visto come un caso estremo; in realta', nella maggioranza dei casi i debiti tra la Cina ed i paesi debitori sono stati rinegoziati in modo abbastanza bilanciato tra le due parti. Nonostante la sua forza economica la Cina dispone di mezzi limitati per imporre il suo volere, ed anche i paesi debitori stanno diventando piu' cauti e coscienti dei rischi che incorrono. E' probabile che in realta' anche Pechino sia abbastanza sensibile alle critiche internazionali, e non voglia dare un'immagine troppa predatoria.<br />
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Il mese scorso ha rincarato la dose un <a href="https://www.nytimes.com/2019/04/26/opinion/china-belt-road-initiative.html">articolo</a> di Deborah Brautigam, esperta di relazioni tra la Cina e l'Africa all'Universita' John Hopkins, uscito in occasione del forum tenutosi a Pechino sul BRI. La Brautigam afferma che gli studi in proposito non hanno riscontrato nessuna prova seria che le banche Cinesi, agendo per conto del governo, stiano creando debiti impagabili apposta per intrappolare gli altri paesi e fare gli interessi strategici della Cina. La studiosa conclude affermando che la BRI "non e' una diplomazia basata sulla trappola del debito: e' semplicemente la globalizzazione con caratteristiche Cinesi".<br />
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Al di la' della questione del debito, ci sono anche altri rischi e problematiche legate agli investimenti Cinesi in giro per il mondo: la corruzione nei paesi riceventi, l'instabilita' (in Pakistan i progetti Cinesi si sono gia' attirati addosso le ire dei separatisti del Balochistan, che hanno attaccato il consolato Cinese a Karachi), ed ovviamente l'impatto ambientale. Se non mancano progetti Cinesi legati alle energie rinnovabili, ad esempio parchi eolici in Pakistan e fotovoltaici in Argentina, ce ne sono molti altri non propriamente eco-sostenibili: basti vedere le centrali a carbone che aumentano le emissioni di gas serra nei paesi che li ospitano, proprio mentre la Cina comincia a ridurre le emissioni in casa. La Cina attualmente finanzia <a href="http://ieefa.org/ieefa-china-lender-of-last-resort-for-coal-plants/">un quarto</a> di tutte le nuove centrali al mondo.<br />
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<b>Promesse mancate</b><br />
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La trappola del debito e' un rischio che per il momento non interessa l'Italia, paese troppo grande ed avanzato per finire in una spirale di questo tipo. Ma la domanda reale <span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif; font-size: 14px;">è</span> quali vantaggi possa apportare per l'Italia il sostegno ufficiale fornito a questa iniziativa interessante ma discutibile. Occorre notare che ci sono circa un'ottantina di paesi che hanno gia' firmato memorandum di intesa con la Cina legati al BRI. Anche con tutta la buona volonta' e la fantasia non si riesce a capire cosa c'entrino alcuni di essi, come la Giamaica, il Ghana o l'Ecuador, con le nuove vie della seta terrestri e marittime profetizzate da Pechino. Appare evidente che ormai l'etichetta del "Belt and Road" viene applicata agli investimenti Cinesi in qualsiasi parte del mondo, senza alcuna connotazione geografica precisa. </div>
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La cosa piu' importante e' che questi memorandum di intesa in genere non hanno alcuna validita' legale e non parlano di investimenti specifici. Si trattano di atti simbolici e non di sostanza che servono al governo Cinese come prova della loro "soft power", ma all'atto pratico comportano ben pochi vantaggi per la controparte. Il contrasto tra il caso dell'Italia e quello della Francia e' particolarmente emblematico. In Italia Xi Jinping ha ricevuto un trattamento piu' adatto ad un monarca che ad un capo di stato, e l'Italia ha firmato il famoso memorandum. Detto cio', alla fine sono stati firmati accordi reali tra imprese Cinesi ed Italiane per soli 2.5 miliardi di euro come conseguenza della sua visita. Una somma in realta' abbastanza modesta.</div>
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Dopo la visita in Italia Xi Jinping si e' recato a Parigi, dove Macron si e' rifiutato di firmare alcun tipo di endorsement politico nei confronti del BRI. Inoltre il primo ministro Francese ha invitato unilateralmente la Merkel all'incontro, in modo da ribadire l'unita' Europea nei confronti del colosso Cinese. Ciononostante, Francesi e Cinesi hanno firmato accordi per un valore di 40 miliardi di euro. 30 miliardi derivano da un singolo accordo per la vendita' di aerei Airbus alla Cina, ma anche escludendo quell'accordo rimangono 10 miliardi, una cifra quattro volte superiore al totale per l'Italia. </div>
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A quanto pare, la firma del memorandum d'intesa non si e' poi tradotto in questo grande fiume di soldi ed investimenti Cinesi in Italia. E' una lezione che hanno imparato anche molti dei paesi dell'Europea Centrale ed Orientale che sono entrati anche loro nella BRI negli ultimi anni, ma <a href="https://www.aicgs.org/publication/chinas-bri-and-europes-response/">sono rimasti delusi</a> dalla portata effettiva degli investimenti ottenuti. Diversi opinionisti internazionali hanno notato la differenza tra il trattamento ricevuto dall'Italia e dalla Francia, ed <a href="https://twitter.com/TheresaAFallon/status/1109851301914075136">hanno commentato</a> che probabilmente il governo Italiano avrebbe potuto chiedere molto di piu' in cambio del suo appoggio diplomatico. Apparendo eccessivamente entusiasti e quasi servili, i governanti Italiani hanno probabilmente dato alla controparte Cinese l'impressione di essere ormai disperati, il che non e' mai una buona base per intavolare un negoziato. Inoltre hanno fatto capire che all'interno dell'UE l'Italia e' uno degli anelli deboli della catena, e non agisce di concerto con i suoi alleati.<br />
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Naturalmente e' importante confrontarsi con la Cina, e non bisogna rifiutare a priori ogni tipo di investimento Cinese o scadere nella paranoia. Ma proclamare apertamente il proprio sostegno ufficiale alla BRI appare una scelta dubbia sia sul piano pratico, sia su quello etico. La Cina ha degli enormi dissidi irrisolti con il mondo Occidentale ed anche con buona parte dei suoi vicini, derivanti non solo da una mera competizione per l'influenza e gli affari a livello mondiale, ma da un'incompatibilita' di fondo tra il sistema politico, economico e sociale Cinese e quelli in vigore nel resto del mondo avanzato, e da visioni del mondo profondamente contrastanti. E' una situazione che va' affrontata con intelligenza, fermezza e comprensione del fenomeno, ma purtroppo i populisti attualmente al potere in Italia non hanno dimostrato di possedere nessuna di queste doti.</div>
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Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-66871642273826808212016-04-16T04:49:00.003-07:002016-05-20T00:46:32.768-07:00La democrazia è adatta alla Cina?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://tedcdnpi-a.akamaihd.net/r/tedcdnpe-a.akamaihd.net/images/ted/70d4dba037e672dd2870bcda1dcbb5373bf7772a_1600x1200.jpg?quality=89&w=800" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://tedcdnpi-a.akamaihd.net/r/tedcdnpe-a.akamaihd.net/images/ted/70d4dba037e672dd2870bcda1dcbb5373bf7772a_1600x1200.jpg?quality=89&w=800" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un'immagine di Eric X. Li</td></tr>
</tbody></table>
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Un paio di anni fa' fece parecchio scalpore il "TED talk" di Eric X. Li, intitolato "<a href="https://www.youtube.com/watch?v=s0YjL9rZyR0">Una Storia di due Sistemi Politici</a>", in cui il sistema politico Cinese viene difeso come un alternativa valida al sistema liberal-democratico Occidentale. Gia' nel 2012, Li aveva attirato una certa attenzione con il suo articolo pubblicato dal New York Times, intitolato con poca fantasia "Perche' il Sistema Politico Cinese e'<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "times";"> </span>Superiore".<br />
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Eric X. Li e' un investitore ed affarista di Shanghai, attivo nel settore del venture capital. Educato negli Stati Uniti, a Berkley ed a Stanford, Li siede anche nel comitato direttivo del China Europe International Business School di Shanghai. Negli ultimi anni si e' guadagnato una certa notorietà come uno degli apologeti più presentabili ed eloquenti del sistema politico Cinese. Con il suo Inglese impeccabile, la sua conoscenza della cultura Occidentale ed il suo modo di argomentare scherzoso e convincente, Li costituisce una figura decisamente diversa da quella del grigio burocrate Cinese che ripete slogan governativi.<br />
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Riassumendo le sue argomentazioni, il businessman di Shanghai afferma in sostanza che non esiste un unico modello di governo valido per tutte le società: la democrazia pluripartitica non sara' mai adatta alla Cina, che avrebbe gia' trovato un sistema alternativo molto più valido per le sue esigenze: il sistema a partito unico sotto la guida del Partito Comunista Cinese.<br />
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Secondo Li, il Partito avrebbe gia' ampiamente dimostrato di essere capace di guidare la Cina. La legittimità del suo potere deriverebbe dalla sua dimostrata efficienza nel governare la nazione. Per capirlo basterebbe paragonare la Cina nel 1949, l'anno in cui Mao Zedong prese il potere, con la Cina di oggi: la prima era un paese povero e vessato dalle potenze straniere, la seconda e' invece una superpotenza, che ha accumulato decenni di crescita' economica. Come rimarca Li, dal 1949 fino ad oggi la durata della vita media dei Cinesi e' aumentata da 41 fino a 74 anni.<br />
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Li sostiene anche che il Partito Comunista, a dispetto dei pregiudizi Occidentali, sarebbe capacissimo di correggere i propri errori e di migliorare le proprie politiche, come avrebbe gia' dimostrato negli anni ottanta con le riforme di Deng Xiaoping, che hanno trasformato il paese in una sorta di libero mercato. Inoltre il partito non manca di sostegno popolare. Li cita certi sondaggi di opinione condotti in Cina che dimostrerebbero tassi di gradimento per il governo di oltre l'80%.<br />
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Come fanno anche molti apologeti stranieri del sistema Cinese (ad esempio David Bell e Martin Jacques), Li afferma che il sistema Cinese costituirebbe una meritocrazia, in cui il partito seleziona i suoi alti dirigenti in base al merito, mentre le democrazie producono leader populisti ed incapaci di vedere al di la' della prossima tornata elettorale. Pur ammettendo che nel suo paese la corruzione dilaga, Li afferma che dopotutto le democrazie non sono necessariamente meno corrotte. Paesi democratici come l'India, l'Argentina e le Filippine sarebbero ancora piu' corrotti, secondo le classifiche di Transparency International.<br />
<br />
Secondo Li la convinzione Occidentale che la democrazia liberale rappresenti la meta di arrivo finale per tutte le società sarebbe una forma di ottusità ideologica, simile a quella dei Marxisti che credono nel comunismo come ultimo stadio di sviluppo per l'intera l'umanità. Inoltre la crisi finanziaria del 2008 avrebbe messo in evidenza tutte le crepe del sistema democratico negli Stati Uniti ed in Europa. <br />
<br />
In realtà le posizioni di Eric X. Li non costituiscono nulla di nuovo per chi si occupa di Cina. Le stesse argomentazioni, in forma un'po' modificata, si possono trovare facilmente sulle pagine della stampa Cinese. Prima pero' nessuno era stato capace di esporle in maniera cosi' chiara ad un pubblico Occidentale, ottenendo cosi' tanto risalto. <br />
<br />
Ovviamente alcune delle cose dette da Li hanno il loro fondamento. E' sicuramente vero che il sistema Cinese rappresenta un anomalia nel mondo di oggi, nel senso che si tratta di un paese relativamente prospero e moderno, retto da un sistema politico completamente autoritario. Anche se la Cina non e' certo l'unico paese non-democratico rimasto al mondo, gli altri sono in genere molto piu' poveri ed arretrati, oppure arricchitisi solo grazie al petrolio (vedasi l'Arabia Saudita). <br />
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E' anche vero che il Partito Comunista Cinese e' riuscito a costruire un sistema non-democratico abbastanza stabile, in cui i leader non rimangono al potere fino alla morte e non tramandano il potere ai propri figli, ma vengono ruotati ogni dieci anni. Questo sistema fino ad ora non ha ostacolato di certo la crescita' economica, come gli ultimi decenni hanno reso ben chiaro. Inoltre il sistema ha saputo conquistarsi un certo consenso tra i Cinesi, e soprattutto quelli delle classi piu' colte ed agiate (come lo stesso Li), il che permette al Partito di mantenere il potere senza evidenti dimostrazioni di forza e di repressione (se escludiamo le regioni come il Tibet dove operano movimenti separatisti, ma si tratta di un discorso a parte). Le classi sociali piu' scontente, come i poveri contadini che emigrano nelle grandi citta', hanno poche possibilita' di far sentire la loro voce.<br />
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Le argomentazioni di Li meritano quindi di essere prese con serietà, se non altro per essere smontate. Personalmente avrei parecchie obiezioni da muovere al suo discorso. Innanzitutto, i sondaggi di opinione Cinesi riguardo ai tassi di gradimento del governo vanno presi con molta cautela. Ma se anche dessimo per buone le statistiche di Li sulla percentuale di Cinesi che sostiene il governo, ci sarebbero altre domande da porsi. La legittimità di un governo deriva solo dalla sua popolarità? Ricordiamoci che anche i crudeli leader ereditari della Corea del Nord godono di una popolarità effettiva tra la loro gente. Quando un governo controlla completamente tutti i mezzi di informazione, e la maggior parte della popolazione ha pochi contatti con il mondo esterno (come avviene anche in Cina), e' forse sorprendente che il suddetto governo sia popolare?<br />
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Ricordiamoci che il governo Cinese dispone di un enorme apparato propagandistico, che si esprime sia attraverso i programmi scolastici che i media, per imporre il proprio punto di vista su tutta la società Cinese. Il lavaggio del cervello parte dalle scuole, dove gli studenti vengono educati ad un patriottismo esasperato, che finisce poi col tramutarsi in sostegno al governo in carica.<br />
<br />
Ai Cinesi viene inculcato fin dall'infanzia che la Cina era un tempo un grande paese, distrutto solo dalle invasioni degli odiati aggressori stranieri, soprattutto Occidentali e Giapponesi. Poi nel 1949 il Partito Comunista avrebbe cacciato gli stranieri e creato la "Nuova Cina", portando finalmente a termine il "secolo di umiliazioni" subito dal paese. Ancora adesso le "potenze straniere" minaccerebbero la Cina, e soltanto il Partito difenderebbe i Cinesi da un mondo ostile. Diffondere qualsiasi versione alternativa della storia nazionale e' vietato, e chi ci prova corre dei rischi reali.<br />
<br />
Uscita fuori dal sistema scolastico Cinese, buona parte della popolazione condivide effettivamente certi atteggiamenti che si traducono poi in sostegno al sistema vigente: quello che piu' conta e' che venga ripristinato l'orgoglio nazionale della Cina, che la Cina ridiventi forte e rispettata, e che non venga mai piu' sottomessa da altri paesi. Questo obiettivo viene visto da molti Cinesi come la priorità nazionale, davanti alla quale la necessita' di rendere piu' comoda e degna la vita della popolazione passa in secondo piano. Anche se la storia e la cultura Cinesi hanno contribuito a creare questa mentalità, il controllo dei media e dell'istruzione da parte del partito gioca sicuramente la sua parte.<br />
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Aldilà della popolarità del governo in carica, ci sarebbe un discorso serio da fare circa l'effettiva efficacia del sistema politico Cinese. E' probabilmente vero che il sistema autoritario ha garantito la crescita' economica quando la Cina era un paese povero, che doveva partire da zero. Pero' adesso che la Cina e' diventato un paese "middle income", a reddito medio, come lo definisce la Banca Mondiale, le cose sono cambiate. Da paese produttore di merci a basso costo, la Cina deve trasformarsi in un paese che produce innovazione, che crea grandi marchi, che crea crescita' grazie ad un forte consumo interno.<br />
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Gli stessi governanti Cinesi riconoscono queste necessita', ma nella pratica e' lecito avere dubbi sulla loro capacita' di realizzare questi cambiamenti. Nonostante gli enormi investimenti fatti nel campo della ricerca e dell'innovazione, i risultati stentano ad arrivare. La verità e' che il sistema sociale e politico Cinese non stimola la creatività e l'innovazione, ma anzi finisce col soffocarle. Perche' la situazione cambi servirebbe un sistema legale che valga per tutti allo stesso modo e che protegga meglio il diritto alla proprietà intellettuale, ed un allentamento dei severi controlli su ogni tipo di espressione giornalistica, artistica, accademica e religiosa. Questi controlli, realizzati con la motivazione di "mantenere la stabilita'", finiscono col stultificare la popolazione e frenare la crescita' intellettuale e culturale del paese.<br />
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Gli ideologi del governo sostengono che la popolazione Cinese non disponga della maturità necessaria per poter vivere in un sistema democratico e disporre di un flusso di informazioni incensurate. In un paese grande e relativamente arretrato come la Cina, un sistema democratico sarebbe impossibile da mettere in pratica senza che ci sia un collasso generale. Effettivamente quando i Cinesi hanno l'opportunità di dibattere i loro problemi in un contesto semi-libero come quello dei social network Cinesi, il risultato non e' entusiasmante. Viene da chiedersi pero' se questa non sia anche la conseguenza del sistema in cui crescono e vivono. Non abituati al dibattito ed al confronto, molti Cinesi si trovano poi incapaci di confrontarsi in maniera civile.<br />
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Li ama affermare che tutti i paesi dell'Asia Orientale si sono modernizzati quando erano sotto la guida di partiti unici. Questa affermazione risulta veritiera per quanto riguarda paesi come la Corea del Sud o Taiwan (anche se non il Giappone), pero' il capitalista di Shanghai evita di ricordare che entrambi questi paesi si sono democratizzati negli anni ottanta, quando non erano tanto dissimili dalla Cina di oggi.<br />
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Effettivamente sarebbe illusorio vedere i Cinesi come una massa oppressa che subiscono una dittatura dalla quale sognano di liberarsi, come fanno molti Occidentali. Il sistema politico Cinese preserva una certa legittimità agli occhi del suo popolo, grazie al suo successo nel preservare la stabilita' del paese, la sua capacita' di far crescere l'economia per molti anni, la sua protezione di un buon grado di liberta' nell'ambito privato dei cittadini, e la percezione che essa sia riuscita' a riscattare l'onore della Cina nel mondo.<br />
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La relativa popolarità del governo Cinese e la sua efficienza in certi ambiti non deve pero' renderci ciechi agli effetti negativi del suo sistema autoritario: finche' non ci saranno delle vere riforme politiche la Cina rimarrà un gigante economico, ma un deserto nel campo della cultura e dell'innovazione. L'ideologia nazionalista che il regime usa per legittimarsi finisce poi col guastare il rapporto della Cina con i paesi vicini e rende la società Cinese piu' chiusa e conformista. E la mancanza di una vera protezione dei diritti del cittadino continua a far male alla popolazione.</div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-91845502418334248162016-04-02T04:12:00.001-07:002016-04-07T13:14:31.063-07:00Media cinesi: non festeggiate il primo aprile degli occidentali.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
I media governativi cinesi non hanno mai brillato per senso dell'umorismo. Questa volta, pero', si sono superati. L'agenzia di stampa ufficiale del governo Cinese, <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Agenzia_Nuova_Cina">Xinhua</a>, ha ufficialmente invitato i cinesi a non prendere parte alla tradizione Occidentale del "pesce d'aprile".<br />
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<a href="http://www.weibo.com/1699432410/DoUipcOni?from=page_1002061699432410_profile&wvr=6&mod=weibotime&type=comment#_loginLayer_1459593925679">Un messaggio</a> e' apparso ieri mattina sulla pagina Weibo ufficiale di Xinhua, con le seguenti parole: "Oggi e' il cosiddetto "giorno del pesce d'aprile" Occidentale. Il pesce d'aprile non e' in linea con la tradizione culturale del nostro paese e con i valori fondamentali del socialismo. Siete pregati di non credere, creare o diffondere notizie inventate."<br />
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<div style="text-align: left;">
L'espressione usata per definire il primo aprile, <span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "helvetica" , "stheiti"; font-size: 14px; line-height: 23px;">愚人节 </span>(yu ren jie, "la festa degli scemi"), riporta all'Inglese April Fool's Day. Le "notizie inventate" si riferiscono alle notizie volutamente assurde diffuse per scherzo in occasione di ogni primo aprile. </div>
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Nel giro di ore, sotto il messaggio sono apparsi migliaia di commenti satirici di cinesi che prendevano in giro la "direttiva":<br />
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"Questo e' il miglior pesce d'aprile mai visto".<br />
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"In Cina, ogni giorno e' il primo aprile".<br />
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"In Occidente, succede solo un giorno all'anno. In certi paesi Asiatici, ogni giorno di ogni anno e' cosi'".<br />
<br />
"I media pubblicano notizie false per ingannare la gente ogni singolo giorno, un giorno in più che differenza fa'?"<br />
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Alla fine, la Xinhua ha deciso di chiudere la sezione commenti sotto il post.<br />
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E' gia' successo in passato che i media cinesi abbiano dato per vere delle notizie scherzose diffuse in occasione del primo aprile. Nel 2013, la CCTV (la televisione di stato cinese) diffuse in tutta serietà la notizia che la Virgin stava per uscirsene con una linea di aerei con il fondale di vetro, per permettere ai passeggeri di ammirare il paesaggio. Peccato che l'annuncio di Richard Branson risalisse al primo aprile.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.sapere.it/mediaObject/icone-sapere/IMMAGINI-VARIE/pillole/pesce-d-aprile/resolutions/res-340x240/pesce-d-aprile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.sapere.it/mediaObject/icone-sapere/IMMAGINI-VARIE/pillole/pesce-d-aprile/resolutions/res-340x240/pesce-d-aprile.jpg" height="225" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-75925898496252491252016-01-26T08:38:00.001-08:002016-03-12T00:33:32.451-08:00La questione di Taiwan<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
L'elezione di Tsai Ing-wen a presidentessa di Taiwan rappresenta senza dubbio un fatto storico, essendo la prima volta da secoli che una donna conquista il potere in una qualsiasi società composta da Cinesi. L'ultima volta che la Cina ebbe una imperatrice donna fu nel caso di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Imperatrice_Wu">Wu Zetian</a>, nel settimo secolo dopo cristo. Da allora in poi, si sono susseguiti soltanto uomini al comando. Nel ventesimo secolo questa tradizione non e' cambiata, e sia la Repubblica di Cina che la Repubblica Popolare Cinese sono state guidate sempre e solo da uomini. Nonostante il fatto che la società Cinese non sia una delle più maschiliste, tutto sommato, le donne continuano a faticare ad entrare in politica. Adesso pero', Taiwan ha per la prima volta una presidentessa.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://orientedworld.com/wp-content/uploads/2015/06/DPP-leader.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://orientedworld.com/wp-content/uploads/2015/06/DPP-leader.jpg" height="320" width="250" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tsai Ing-Wen, nuovo leader di Taiwan</td></tr>
</tbody></table>
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Aldilà di questo, l'elezione di Ing-wen ha riportato all'attenzione del mondo l'annosa questione di Taiwan, un isola che resta lo "stato non riconosciuto" più grande al mondo. Si tratta di una questione che di solito viene abbastanza ignorata in Europa, ma che resta un serio problema internazionale che potrebbe portare a futuri scontri tra la Cina e gli Stati Uniti.<br />
<br />
La contesa geopolitica che ruota intorno a quest'isola e' molto più complicata di quello che potrebbe sembrare. Molti sanno che Taiwan si separo' dalla Cina nel 1949, quando Mao Zedong sconfisse il partito Nazionalista ("Guomindang") guidato da <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Chiang_Kai-shek">Chiang Kai-Shek</a>, e gli sconfitti si rifugiarono su Taiwan. Pochi invece sono consapevoli della storia precedente dell'isola e delle sue divisioni interne, e di come esse ne influenzino il rapporto con la Cina.<br />
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<h3 style="text-align: left;">
La Storia</h3>
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Taiwan e' un isola grande quanto il Belgio, divisa dalla Cina continentale da uno stretto di mare largo 130 chilometri nel punto più stretto. Una distanza inferiore ai 150 chilometri che dividono Cuba dalla Florida. Gli abitanti originari di Taiwan non erano affatto Cinesi, ma quelli che oggi si chiamano aborigeni Taiwanesi: popolazioni primitive simili per lingua e cultura ai popoli delle Filippine e del Pacifico.<br />
<br />
I Cinesi incominciarono ad interessarsi a Taiwan nel tredicesimo secolo, ma non vi si stabilirono in massa, anche per via dell'ostilità degli indigeni e della sua mancanza di risorse. Nel sedicesimo secolo l'isola fu' conquistata dagli Olandesi, che la resero una colonia. Ironicamente, furono loro a cominciare ad importare manodopera Cinese dal continente.<br />
<br />
Nel 1661, l'eroe nazionale <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Coxinga">Coxinga</a> (una figura oggi venerata sia dai nazionalisti Cinesi che dagli indipendentisti Taiwanesi) libero' Taiwan dagli Olandesi. Coxinga non era affatto un Taiwanese, ma un Cinese continentale che voleva usare Taiwan come base dalla quale liberare tutta la Cina dalla dinastia Manchu' dei Qing, e ripristinare la dinastia Ming. Un presagio quindi di quello che si sarebbe verificato nel ventesimo secolo.<br />
<br />
Dopo qualche anno Taiwan fini' sotto il controllo dei Qing, e fu' governata da Pechino dal 1683 al 1885. Questi duecento anni rimangono gli unici in tutta la storia in cui Taiwan sia stata governata direttamente dal governo centrale Cinese (apparte i quattro anni dal 1945 al 1949). Durante questa epoca ci fu una massiccia immigrazione Cinese, e gli aborigeni furono Cinesizzati oppure si rifugiarono nelle montagne.<br />
<br />
Nel 1885, i Giapponesi conquistarono Taiwan durante la loro guerra di aggressione al debole impero Manchu' ormai avviato verso il tramonto. La colonizzazione Giapponese duro' fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando l'impero del sol levante fu' sconfitto e costretto ad abbandonare tutte le sue colonie. Durante la loro lunga dominazione, i Giapponesi tentarono di trasformare Taiwan in una colonia modello, dando grande impulso all'industria, ma allo stesso tempo costrinsero tutti i Taiwanesi a studiare esclusivamente in lingua Giapponese, tentando di cambiare la cultura locale. Al giorno d'oggi i Taiwanesi, in genere, non hanno un cattivo ricordo della dominazione Giapponese, in netto contrasto con i Cinesi continentali (ed i Coreani). Questo contribuisce ad allargare il divario tra la memoria storica delle due parti.<br />
<br />
Dopo la fine della guerra, Taiwan passo' sotto il controllo della Repubblica Cinese di Chiang Kai-Shek, e quando quest'ultimo perse la guerra civile contro Mao Zedong quattro anni più tardi, gli sconfitti del Guomindang pensarono bene di asserragliarsi sull'isola. Un gran numero di soldati del Guomindang scapparono a Taiwan con le loro famiglie. In tutto vi fu' un influsso di due milioni di persone. Queste persone rimasero in disparte dai sei milioni di Cinesi nativi dell'isola, che per la maggior parte viveva sull'isola gia' da generazioni, e parlavano il dialetto Cinese del Fujian, la provincia Cinese che si affaccia su Taiwan. Buona parte dei nativi non vedeva di buon occhio questi nuovi arrivati, e considerava i nuovi governanti alla stregua di invasori stranieri.<br />
<br />
Per i prossimi decenni Chiang Kai-Shek governo' Taiwan con il pugno di ferro. Insistendo che la sua ritirata' sull'isola era solo temporanea e che un giorno il Guomindang si sarebbe ripresa tutta la Cina dai banditi comunisti, il vecchio leader non permise nessun tipo di protesta da parte della popolazione. La legge marziale, stabilita nel 1949, fu' sollevata soltanto nel 1987. Questo periodo viene ricordato a Taiwan come il "terrore bianco", durante la quale migliaia di intellettuali ed altri cittadini furono imprigionati, ed alcuni addirittura fucilati, per reati politici. Nel frattempo Taiwan continuo' ad occupare il seggio della Cina all'ONU fino al 1971, ed ha riceve il sostegno Americano ed Occidentale.<br />
<br />
Dopo la morte di Chiang Kai-Shek nel 1975, gli successe suo figlio, che inizio' ad allentare la presa del potere. Negli anni ottanta la popolazione inizio' a manifestare apertamente in favore della democrazia, e le loro istanze furono lentamente accolte, con la fine della legge marziale e la legalizzazione dei partiti di opposizione. Nel 1996 accaddero le prime elezioni presidenziali, e la Cina manifesto' il suo dispiacere mandando delle navi da guerra a fare esercitazioni a ridosso della costa Taiwanese, provocando una forte reazione Americana. Nel 2000 per la prima volta vinse le elezioni il Partito Democratico Progressista (DPP dalla sigla Inglese), il partito nato dai movimenti democratici degli anni ottanta. Nel 2008 il Guomindang riprese il potere con Ma Ying-Jeou, e lo ha mantenuto fino alle elezioni di qualche giorno fa'.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://globalriskinsights.com/wp-content/uploads/2015/09/T77255654.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://globalriskinsights.com/wp-content/uploads/2015/09/T77255654.jpg" height="240" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un'immagine di Taipei</td></tr>
</tbody></table>
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<h3 style="text-align: left;">
Cinesi o no? Come cambia l'identità dei Taiwanesi</h3>
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Dietro ai risultati delle ultime elezioni si nascondono cambiamenti epocali nel senso di identità della società Taiwanese. Per capire questi cambiamenti, bisogna capire il innanzitutto le complicate distinzioni etniche interne all'isola. I discendenti dei Cinesi arrivati al seguito di Chiang Kai Shek nel '49 rappresentano circa il 15% dei Taiwanesi. Il 70% e' composto di Hoklo, Cinesi i cui antenati arrivarono per la maggior parte dalla vicina provincia di Fujian qualche secolo fa'. C'e' poi anche una comunità di Cinesi Hakka originari del Guangdong (circa il 15%), e piccoli gruppi residui di aborigeni Taiwanesi, che conservano lingue ed usanze diverse dai Cinesi.<br />
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Durante i decenni della dittatura, il Guomindang diffuse l'idea che vi era una sola Cina, e che tutti i Taiwanesi erano i protettori della vera cultura Cinese che i comunisti di Mao stavano distruggendo nella Cina continentale. La popolazione veniva incoraggiata a sentirsi fiera della storia e della cultura di tutta la Cina. Oggi pero' si sta' diffondendo l'idea che l'identità Taiwanese sia un'altra cosa da quella Cinese. Secondo questa nuova visione, Taiwan sarebbe storicamente una terra a parte, con un identità separata formatosi in parte durante la lunga dominazione Giapponese. I Taiwanesi sarebbero Cinesi solo nella stessa misura in cui gli Americani possono dirsi Inglesi, secondo un paragone molto in voga.<br />
<br />
Questa visione si e' diffusa inizialmente soprattutto tra i Cinesi Hoklo. Di pari passo si e' sviluppato un nuovo entusiasmo per la lingua Taiwanese, cioè il dialetto di Fujian parlato ancora oggi dagli Hoklo. Durante la dittatura tutti i Taiwanesi erano obbligati a parlare solo Cinese Mandarino nelle scuole e negli uffici, e tutti i media erano unicamente in Mandarino. Dagli anni novanta in poi c'e' stato un grande revival del Taiwanese, ed ormai sono molteplici le stazioni televisive che lo utilizzano. I Cinesi arrivati nel '49 (che parlano Mandarino) ed anche gli Hakka (che parlano una propria varietà del Cinese) continuano per lo più a sentirsi Cinesi, e a votare per il Guomindang. Detto cio', l'identità Taiwanese e' ormai la più forte fra i giovani di tutte le etnie.<br />
<br />
Il Partito Democratico Progressista, a cui appartiene la presidentessa neo-eletta, rappresenta in genere il punto di vista secondo cui l'identità Taiwanese e' distinta da quella Cinese. La maggior parte dei suoi sostenitori non vuole preservare l'idea di una "riunificazione" neanche' per un ipotetico futuro lontano, in cui magari la Cina si sara' democratizzata. Per questo motivo si tratta di un partito assolutamente inviso a Pechino, che ormai preferisce di gran lunga gli ex-nemici del Guomindang, che almeno sono d'accordo sul fatto di essere anche loro Cinesi.<br />
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<h3 style="text-align: left;">
Taipei e Pechino: un rapporto delicato</h3>
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La questione che più grava e' quella dello status futuro dell'isola. Taiwan continua a chiamarsi ufficialmente "la Repubblica di Cina", utilizzando la vecchia bandiera della Cina pre-Maoista. Siccome entrambi le parti concordano che c'e' una sola Cina, gli altri paesi si trovano nella posizione di dover scegliere se intrattenere rapporti diplomatici con la Cina Popolare o con Taiwan. Naturalmente la stragrande maggioranza dei paesi adesso sceglie la Cina, lasciando Taiwan in un limbo diplomatico. Uno dei pochi paesi che continua ad avere l'ambasciata a Taiwan e' il Vaticano, che da sempre ha pessimi rapporti con Pechino.<br />
<br />
Buona parte dei Taiwanesi preferirebbe che Taiwan dichiarasse ufficialmente l'indipendenza ed abbandonasse il nome di Repubblica di Cina, chiamandosi semplicemente Taiwan. Il problema pero' e' che per Pechino l'indipendenza ufficiale di Taiwan rimane una bestia nera. Se la maggior parte dei Taiwanesi sostiene il mantenimento dello status quo e' perche' ha paura di una reazione militare da parte della Cina. Se non fosse per questo motivo, si può supporre che Taiwan avrebbe gia' dichiarato la propria indipendenza formale da diversi anni.<br />
<br />
Puo' sembrare strano che il governo Cinese preferisca la situazione attuale, in cui Taiwan continua a costituire una specie di Cina "rivale", piuttosto che una situazione in cui Taiwan abbandoni completamente qualsiasi pretesa di rappresentare la Cina. Per chi conosce l'ideologia degli attuali governanti Cinesi, pero', non sorprende. L'"unita' della Cina" e' vista dal Partito Comunista Cinese come una concetto quasi sacro. Il mantenimento di questa' unita' sarebbe la missione storica del Partito e la giustificazione stessa della sua esistenza. Nonostante il fatto che Taiwan sia gia' indipendente nella pratica da quasi 70 anni, quello che risulta insopportabile ai burocrati di Pechino e' l'idea che questa separazione possa essere messa nero su bianco, e Taiwan riconosciuta come nazione da tutto il mondo.<br />
<br />
Se Taiwan dichiarasse formalmente la sua indipendenza, non fare nulla sarebbe un'ammissione di impotenza insopportabile per Pechino. Il popolo Cinese, per la maggior parte compatta dietro alla sua leadership nell'opporsi all'indipendenza Taiwanese, lo prenderebbe come un sintomo di debolezza. Finche' il sistema politico Cinese rimane quello che e', appare impensabile che la Cina possa permettere a Taiwan di dichiarare l'indipendenza senza reagire. Il grande dispiegamento di forze militari Cinesi sulle coste del Fujian, con i missili puntati contro Taiwan, non servono certo a calmare gli animi dei Taiwanesi. Anche la settimana scorsa il generale in pensione e noto ultra-nazionalista Cinese Luo Yuan <a href="http://www.scmp.com/news/china/diplomacy-defence/article/1904873/war-china-likely-if-taiwan-continues-seek-independence">ha dichiarato</a> che se Taiwan continuera' a cercare l'indipendenza, uno scontro militare sara' inevitabile.<br />
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Da parte sua il governo Cinese afferma di volere la riunificazione con Taiwan secondo lo schema di "<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Una_Cina_due_sistemi">un paese due sistemi</a>", sotto il quale e' stato gestito il ritorno di Hong Kong alla Cina. Il principio sarebbe che Taiwan perderebbe la sua sovranità, ma manterrebbe un sistema legale e politico separato da quello "socialista" della Cina Popolare, che le permetterebbe di mantenere la sua peculiarità secondo il modello di Hong Kong. Il problema pero' e' che le recenti vicende di Hong Kong dimostrano che le autorità di Pechino sono sempre più pronte a violare l'autonomia di cui l'ex-colonia Britannica dovrebbe godere fino al 2047. Anche per questo, sono ben pochi i Taiwanesi che credono davvero di poter mantenere un sistema democratico sotto il controllo di Pechino.<br />
<br />
Se la Cina dovesse davvero tentare la via militare per risolvere la questione Taiwanese, si scontrerebbe di sicuro con gli Stati Uniti, la potenza che in realtà garantisce da sempre l'autonomia di Taiwan. Nel 1979 il Congresso Americano passo' una legge sulle relazioni con Taiwan, che assicura il sostegno militare a Taiwan nel caso di un attacco o di un invasione da parte della Repubblica Popolare Cinese. Da parte sua, il Congresso Nazionale del Popolo Cinese nel 2005 approvo' una "legge anti-secessione" che, nell'articolo 8, riserva alla Cina il diritto di usare la forza nel caso di una dichiarazione di indipendenza di Taiwan, o nel caso che "si esauriscano le possibilita' di una riunificazione pacifica". E' quindi chiaro che qualsiasi cambiamento dello status quo potrebbe portare ad una contesa militare tra le due superpotenze.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://i0.wp.com/img.chinasmack.com/www/wp-content/uploads/2014/03/taiwanese-students-occupy-legislative-yuan-protest-cross-strait-service-trade-pact-d.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://i0.wp.com/img.chinasmack.com/www/wp-content/uploads/2014/03/taiwanese-students-occupy-legislative-yuan-protest-cross-strait-service-trade-pact-d.jpg" height="200" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il parlamento di Taipei occupato dagli studenti nel 2014</td></tr>
</tbody></table>
<br />
A complicare ancora le cose, l'economia Taiwanese e' quasi del tutto legata a quella della Cina continentale. Gia' negli anni ottanta, gli investimenti Taiwanesi hanno svolto un ruolo importante nella virata della Cina verso l'economia di mercato. Da allora la quantità di investimenti e di commercio reciproco e' aumentata di continuo. Durante gli anni del governo Mao Ying Jeow, del Guomindang (2008-2016), c'e' stato un enorme incremento degli scambi tra i due fianchi dello stretto. Nel 2008 sono stati ristabiliti i voli diretti tra la Cina e Taiwan, e da allora si e' visto un grande aumento del turismo e degli investimenti reciproci. Attualmente la Cina Popolare riceve il 30% delle esportazioni Taiwanesi. <br />
<br />
Non tutti pero' sono felici di questo stato di cose. Molti sostengono che mentre alcuni oligarchi e grandi compagnie Taiwanesi hanno beneficiato moltissimo dallo stretto rapporto economico con la Cina, la maggior parte della popolazione non ne' ha tratto vantaggi chiari, mentre l'economia continua a ristagnare. Gli investimenti dei magnati Cinesi nel settore immobiliare hanno reso sempre piu' alti i costi delle case. Inoltre buona parte dei Taiwanesi teme una eccessiva dipendenza dalla Cina. Gli accordi commerciali firmati con Pechino da Ma Ying-Jeow negli ultimi anni hanno attirato forti proteste nell'isola. Nel 2014, gli studenti del cosiddetto "Movimento dei Girasoli" hanno occupato l'aula del Parlamento di Taipei per settimane, per protestare contro un Patto commerciale firmato da Ma Ying-Jeow con la Cina Popolare.<br />
<br />
Il Guomindang e' ormai visto da buona parte dei giovani e dei lavoratori Taiwanesi come un partito conservatore, troppo legato a Pechino ed agli interessi di pochi privilegiati. Per questi motivi, Tsai Ing-wen ha trionfato nelle urne. La speranza di molti Taiwanesi e' che il nuovo governo possa cambiare corso e portare l'isola ad una posizione piu' autonoma. Senza, pero', far infuriare troppo il gigante Cinese a 130 chilometri di distanza. </div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-49257591912756432932015-12-09T00:00:00.002-08:002020-05-24T18:29:05.993-07:00Il Capitalismo con Caratteristiche Cinesi<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://static5.businessinsider.com/image/4c0da1937f8b9acc15d30100/shanghai-china.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://static5.businessinsider.com/image/4c0da1937f8b9acc15d30100/shanghai-china.jpg" height="250" width="400"></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I grattacieli di Shanghai: tutto oro quel che luccica?</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Ormai da anni nella stampa Occidentale si sprecano gli encomi per il modello di svilluppo Cinese, con le solite analisi e reportage superficiali, che si fermano alle statistiche impressionanti sulla crescita' del PIL (ultimamente un'po' calata, ma pur sempre assai piu' alta di qualsiasi cosa ci si ricordi in Europa), ed ai grattacieli del centro di Shanghai. Ma quanto ne capiamo davvero dell'economia Cinese e di come funzioni? In realta' sorprendentemente poco.<br />
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Uno dei libri piu' interessanti che io abbia letto su questo tema deve essere sicuramente "<a href="http://www.amazon.it/Capitalism-Chinese-Characteristics-Entrepreneurship-State-ebook/dp/B001JEPW72/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1449803565&sr=8-2&keywords=huang+yasheng">Il Capitalismo con Caratteristiche Cinesi</a>", uno studio dell'economia Cinese scritto alcuni anni fa' da Huang Yasheng, un nativo di Pechino che insegna a Harvard. Spesso sono proprio gli studiosi Cinesi che lavorano all'estero a fornire le analisi piu' profonde riguardo a questo paese cosi' difficile da capire, e Huang non delude. Il titolo del libro e' un riferimento al famoso "Socialismo con Caratteristiche Cinesi" dello slogan di Deng Xiaoping.<br />
<br />
Analizzare l'economia Cinese e' un impresa ardua per via della grandezza del paese e dell'intrinseca opacita' e mancanza di trasparenza del sistema. Come fa' notare Huang nell'introduzione, mentre negli Stati Uniti un saggio potrebbe analizzare gli effetti di un aumento della tassazione, in Cina bisognerebbe prima di tutto determinare se le tasse siano state davvero aumentate oppure no. Ciononostate, Huang riesce a trovare molti dati per argomentare una tesi che, a quanto ne so', e' nuova: secondo lui, il modello di crescita' Cinese degli anni ottanta, promosso da Deng Xiaoping dopo la morte di Mao, e' stato sostanzialmente diverso dal modello seguito dagli anni novanta in poi, ed assai piu' favorevole al benessere del popolo Cinese.<br />
<br />
Secondo Huang, durante gli anni ottanta il governo Cinese seguiva una chiara strada verso una liberalizzazzione dell'economia e della societa'. Le riforme erano incentrate sulle campagne, dove i contandini intraprendenti erano autorizzati ed incoraggiati ad incominciare le proprie attivita'. La crescita' economica veniva creata da quelle che in Inglese si definivano "Township and village Enterprises", abbreviato a TVE. Queste imprese, che gli osservatori Occidentali hanno a lungo creduto fossero compagnie statali, in realta' erano imprese di fatto private fondate da singoli contadini. Agli abitanti delle zone rurali veniva permesso di alzare un'po' di fondi in maniera informale per mettersi in affari, oppure gli venivano concessi dei prestiti direttamente dalle banche.<br />
<br />
La protezione del diritto alla proprieta' privata degli imprenditori era scarsa (come del resto lo e' anche oggi in Cina), ma la situazione era comunque molto migliorata dai tempi di Mao, e questo bastava perche' i Cinesi si sentissero incoraggiati a prendere dei rischi e mettersi in affari per conto proprio. La gente sentiva che le cose stavano cambiando in meglio, ed avevano fiducia nella determinazione di Deng Xiaoping di mantenere la Cina su questa rotta.<br />
<br />
Dopo i tristi eventi del 1989, pero', la fazione conservatrice al interno delle stanze del potere torno' alla ribalta (sopprattutto la cosidetta "fazione di Shanghai"), ed il paese cambio' di nuovo rotta. La maggior parte degli studiosi Occidentali presumono che dopo l'89 il processo di liberalizzazione dell'economia Cinese subi' solo un breve arresto, spesso detto "l'interludio di Tiananmen (1989-1992), ma che dopo il famoso "<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Deng_Xiaoping#Dopo_le_dimissioni">viaggio nel Sud</a>" di Deng Xiaoping il processo di riforme riprese come prima.<br />
<br />
Secondo Huang Yasheng, le cose non sarebbero andate cosi'. In realta', dopo la repressione delle proteste di piazza, la Cina non torno' piu' alla direzione di marcia virtuosa che aveva intrapreso negli anni ottanta. Invece, duranta gli anni novanta si creo' un modello di sviluppo capitalista basato su un chiaro favoreggiamento delle citta' sulle campagne, delle imprese statali su quelle private, e degli investimenti stranieri sull'intraprendenza autoctona.<br />
<br />
Le politiche statali diventarono molto meno favorevoli ai piccoli imprenditori indigeni, con nuove regole restrittive che rendevano molto piu' difficile ottenere credito dalle banche. Quel che e' peggio, molti dei contadini che avevano aperto le TVE piu' di successo vennero espropriati delle loro imprese dai burocrati locali, e nei casi peggiori buttati in galera con accuse montate. Invece di seguire la strada intrapresa da paesi come la Corea del Sud, la Cina divento' un economia di stile Sud Americano, con una crescita' economica guidata da imponenti progetti infrastrutturali commissionati dal governo. Da qui nascono tutti i grattacieli, le nuove linee di metropolitana ed i luccicanti centri commerciali di prima classe di cui si vantano le grandi citta' Cinesi, e che stupiscono i visitatori stranieri. <br />
<br />
Questa forma di sviluppo e' stata capace di produrre una crescita' del PIL spettacolare, ed ha continuato a rendere il paese piu' ricco. D'altro canto pero', questo modello e' stato molto meno benefico per il benessere della gente comune. La disparita' tra ricchi e poveri e' diventata enorme (attualmente peggiore dell'India), ed i redditi privati sono diventati una proporzione sempre piu' piccola del PIL nazionale, mentre la maggior parte della ricchezza resta in mani statali. Come si dice spesso in Cina "il paese e' ricco, ma la gente e' povera". I residenti delle campagne sono diventati nulla di piu' che una riserva di manodopera a basso costo per le citta'. Huang tenta di dimostrare che i servizi pubblici (istruzione e sanita') nelle zone rurali hanno sofferto per via di questa tendenza a favorire sempre le citta', e che dopo il 2000 i tassi di analfabetismo nelle campagne sarebbero addirittura aumentati di conseguenza.<br />
<br />
C'e' un altra considerazione interessante contenuta nel libro: le grandi marche Cinesi che incominciano a farsi conoscere nel mondo in realta' non rappresentano vere compagnie private, oppure non hanno i propri uffici nella Cina Popolare vera e propria. Ad esempio Lenovo, la compagnia Cinese di computer piu' grande, da lungo tempo viene gestita e controllata soprattutto ad Hong Kong, citta' che pur appartenendo alla Cina mantiene uno status autonomo, con una sistema legale e finanziario di prima classe ereditati dalla Gran Bretagna. Altre grandi compagnie Cinesi che pretendono di essere private in realta' non lo sono, o comunque sono giocoforza asservite agli interessi ed alle strategie del governo, in un sistema che non ne protegge l'autonomia.<br />
<br />
Huang Yasheng definisce ripetutamente il sistema economico della Cina di oggi come "crony capitalism", espressione difficilmente traducibile in Italiano. Si tratta di una forma di capitalismo costruita sulla corruzione sistemica e sul potere politico nudo e crudo, in cui il diritto alla proprieta' non e' ben protetto dal sistema legale, e chi vuole fare affari deve basarsi sui propri agganci politici e le proprie conoscenze per proteggersi (il famoso <i>guanxi</i> di cui parlano tutti i libri sulla Cina).<br />
<br />
Lo studio di Huang dedica anche un intero capitolo a Shanghai, o meglio a criticare Shanghai e tutto cio' che questa citta' rappresenta. Secondo lui, l'ammirazione smodata che suscita la citta' simbolo del "miracolo Cinese" in molti osservatori stranieri e' basata su una visione superficiale. In realta' Shanghai rappresenta il peggio del sistema economico Cinese. Al contrario della percezione popolare, in questa citta' si seguono politiche profondamente nemiche all'innovazione ed all'intraprendenza autoctona, ma amichevoli agli investimenti stranieri ed alle compagnie statali. La proporzione della ricchezza di Shanghai appartenente ai privati e' bassa persino per gli standard Cinesi. Gli enormi grattacieli e le altre lussuose amenita' di questa metropoli sono state in realta' finanziate con i soldi del resto del paese, e soprattutto delle regioni piu' produttive come il Zhejiang ed il Guangdong.<br />
<br />
La critica che Huang lancia al sistema Cinese e' sicuramente molto sentita, e basata su un approfondita ricerca delle statistiche Cinesi che sarebbe stata impossibile senza una profonda conoscenza della lingua e della cultura. La sua descrizione dei malanni della Cina odierna risultera' molto comprensibile a chiunque ci abbia vissuto per un'po' di tempo.<br />
<br />
Allo stesso stempo, credo che la sua fede nella capacita' di quello che lui chiama il capitalismo "virtuoso", un capitalismo basato sull'intraprendenza privata e sul libero mercato e che protegga il diritto alla proprieta' privata, di fornire giustizia sociale ed equita' sia malriposto. Dopotutto questa forma di capitalismo e' ben impiantata negli USA, suo paese di adozione, ma negli Stati Uniti c'e' relativamente poca eguaglianza e giustizia sociale paragonato ad altre nazioni industrializzate. <br />
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Credo che un governo che redistribuisca la ricchezza attraverso la tassazione sia una neccessita' se si vuole arrivare ad una societa' piu' giusta ed equa. Credo anche che se la crisi finanziaria del 2008 ha insegnato qualcosa, e' che un sistema finanziario totalmente liberalizzato e sregolato puo' anch'esso distorcere l'economia e fare danni immani, regalando allo stesso tempo immense ricchezze ad una piccola minoranza. Allo stesso tempo pero', gli interventi statali devono avere luogo in un complesso di regole chiare e di diritti ben definiti e protetti, e questo e' cio' che il sistema Cinese rimane purtroppo incapace di assicurare.</div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-52376342602113578182015-08-28T21:03:00.003-07:002015-12-02T01:11:22.419-08:00Qualcuno in Cina ha il senso dell'umorismo...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQ1lpjjopOjdw3KXAVQeYmtKyIhVKiui77A4VDaiU9384uV3PubQyxDmF9HvY_WJOnvTkLXGFNpOO8FOmCkrZmiL-BcD2BGzA8WIPxWoP5n5bPXEYYp0xD8VQCrcmtk7uUBZ6j-9OwxT0/s1600/IMG_1070%255B1%255D.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQ1lpjjopOjdw3KXAVQeYmtKyIhVKiui77A4VDaiU9384uV3PubQyxDmF9HvY_WJOnvTkLXGFNpOO8FOmCkrZmiL-BcD2BGzA8WIPxWoP5n5bPXEYYp0xD8VQCrcmtk7uUBZ6j-9OwxT0/s320/IMG_1070%255B1%255D.PNG" width="320" /></a></div>
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Qui sopra vedete riportato una notizia pubblicata due giorni fa' dal sito Cinese 网易. Conosciuto con il nome di Netease in Inglese, si tratta di uno dei portali di informazione piu' popolari della Cina.<br />
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Ecco la traduzione della notizia:<br />
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<b><i>La Birmania sblocca Facebook, solo quattro paesi continuano a censurarne l'uso.</i></b><br />
<i><br /></i>
<i>La Birmania ha annunciato di recente che smettera' di bloccare l'accesso a Facebook, il Social Network piu' popolare del globo. Adesso restano solo quattro paesi in tutto il mondo che continuano a impedire l'accesso a Facebook, incluso la Corea del Nord, Cuba, l'Iran ed altri.</i><br />
<br />
Inutile dire chi siano questi "altri": la Cina, che blocca Facebook in tutta la nazione almeno dal 2009. L'effetto comico e' chiaramente voluto, ed il sito e' gia' stato costretto a cancellare la notizia. Evidentemente, il fatto che la Cina sia in compagnia di soli tre altri paesi non propriamente conosciuti come progressisti (eccetto forse Cuba?) e' una cosa che si preferisce non rimarcare troppo. </div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-28976332199489889812015-08-20T01:30:00.001-07:002015-09-03T22:35:31.092-07:00Cronaca di un viaggio intorno al lago Lugu<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0v35kzDPOLS2rMNvqTsaLawMgrcYEz2hzXk7PIJVBOX3-DRe_FlH0GcI1VQLwZhwy8O7wDFuxGTBafxvVsddLOSBa1C9sn5lojwjk7-8VOsg6xiBhh1dOaru6uw1l7sMe6ItiGRH8t48/s1600/IMG_0764.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0v35kzDPOLS2rMNvqTsaLawMgrcYEz2hzXk7PIJVBOX3-DRe_FlH0GcI1VQLwZhwy8O7wDFuxGTBafxvVsddLOSBa1C9sn5lojwjk7-8VOsg6xiBhh1dOaru6uw1l7sMe6ItiGRH8t48/s320/IMG_0764.JPG" width="320" /></a></div>
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<![endif]--><span lang="EN-US">Il lago Lugu e’ un posto di cui forse non
avrete mai sentito parlare. Sospeso tra le province dello Yunnan e del Sichuan,
nella Cina sud-occidentale, alle pendici dell’altopiano Tibetano, questo lago
rappresenta il centro dell’universo per un piccolo popolo che abita le sue rive,
di cui probabilmente avrete sentito parlare ancora meno. </span><br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">I Mosuo sono un popolo di 40,000 anime, una
delle tante minoranze non-Cinesi (ma questo non ditelo ai Cinesi! Per loro si
tratta di “minoranze etniche, parte integrante della grande famiglia felice di
56 etnie che insieme compongono la Cina”) che vivono in queste remote zone
montuose, storico crocevia tra la Cina vera e propria, il Tibet ed il Sud-Est
Asiatico. Questa etnia in particolare e’ diventata famosa in Cina perche’ la
loro cultura presenta alcuni aspetti curiosi: tanto per iniziare, la societa’
Mosuo e’ tutt’oggi matriarcale. In altre parole, comandano le donne. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Come se non bastasse, i Mosuo non praticano
matrimoni veri e propri. Invece, regna una tradizione che viene tradotta dai
Cinesi come “il matrimonio a piedi”: quando ad una donna piace un uomo, puo’
invitarlo a passare la notte nella sua capanna. Il mattino dopo, l’uomo tornera’
a casa sua. Queste relazioni “notturne” possono durare per anni o anche per
sempre. I figli vengono accuditi dalla madre e dalla sua famiglia, e non hanno
rapporti con il padre. La struttura familiale dei Mosuo e’ stata definita da un
antropologo “un fossile vivente per lo studio della storia delle relazione
maritali negli esseri umani”.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Ho visitato il lago Lugu nell’aprile di
quest’anno, durante una gita nella Cina Sud-Occidentale. Per arrivare al lago,
io e la mia compagna di viaggio prendiamo un minibus privato che parte da
Lijiang, una citta’ dello Yunnan. Per raggiungere il lago non c’e’ altro modo
se non farsi cinque ore di viaggio su serpeggianti stradine di montagna, ad
altitudini che arrivano oltre i 2000 metri. I passegeri del nostro minibus
(tutti turisti Cinesi, ed un paio di Singaporesi) si dividono tra chi soffre il
mal d’auto e chi patisce l’altitudine e la mancanza di ossigeno. Io rientro nella
prima categoria. Di quando in quando ci fermiamo in qualche piccola stazione di
sosta, muniti di bagni disgustosi come sanno esserlo solo i bagni pubblici
della Cina piu’ profonda. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Mano a mano che avanziamo, il paesaggio
riporta sempre di piu’ alle lande desolate dell’altopiano Tibetano, e sempre
meno alla Cina vera e propria. Ai bordi delle strade si notano tumuli di pietre
Mani, le pietre piatte sulle quali i devoti del Buddismo Tibetano iscrivono il
famoso mantra, “om mani padme hum” ("il gioiello nel fiore di loto"). Le popolazioni di questi luoghi,
seppur non Tibetani, seguono da secoli la versione del Buddismo originaria del Tibet, quella dei Lama.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Dopo ore di viaggio, arriviamo finalmente a
scorgere da lontano il famoso lago Lugu. Un bel panorama, non c’e’ che dire. Il
lago si trova in una valle in mezzo alle montagne. E’ molto grosso (50 km.
quadrati), e conta diverse isole al suo interno. I Mosuo e gli alti popoli che
abitano sulle sue rive lo considerano sacro, e pensano sia tabu’ uccidere
gli animali o tagliare gli alberi sulle sue rive. Dopo un altra mezz’ora di
viaggio, giungiamo finalmente a destinazione: il villaggio di Lushui, sulle
rive del lago. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Purtroppo in Cina sono finiti da un pezzo i
tempi in cui il viaggiatore straniero poteva godersi i posti piu’ affascinanti
in perfetta solitudine. Gia’ da qualche decina di anni, in Cina e’ esploso il
turismo interno. Sono ormai centinaia di milioni i Cinesi che possono
permettersi di viaggiare almeno all’interno del loro smisurato paese, se non
all’estero. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Il lago Lugu non e’ stato risparmiato dal
turismo. Ad attirare i forestieri sono le curiose tradizioni matriarcali dei
Mosuo, e soprattutto i loro matrimoni consumati solo di notte, che per i Cinesi
sembrano rappresentare una sorta di promiscuita’ sessuale lontana dal loro relativo
puritanesimo. Il problema e’ che i turisti Cinesi in genere hanno una capacita’
di distinguere le esperienze culturali autentiche dal kitsch turistico pari
allo zero. O perlomeno pari a quello delle prime turbe di turisti Occidentali
degli anni cinquanta, che andavano in Africa e pretendevano di vedere indigeni
che danzavano in gonnellino. Del resto la parola “kitsch” e’ intraducibile in
Cinese. Questa mancanza di gusto, unita all’enorme popolazione Cinese,
significa che non appena un posto viene “scoperto” dal turismo interno, diventa
ben presto un carrozzone pieno di immense masse di visitatori che rovinano con
la loro presenza quell’atmosfera speciale che sono venuti a cercare. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">La serenita’ del lago Lugu e’ in parte
protetta dal fatto che il luogo e’ difficile da raggiungere, ma nulla puo’
frenare completamente le orde di turisti Cinesi. Il vilaggio in cui decidiamo
malauguratamente di passare la notte, Lushui, purtroppo e’ il piu’ turistico di
tutti quelli che circondano il lago, anche se all’inizio non lo sapevamo. Le
due strade affacciate sul lago sono interamente dedicate al turismo, e
consistono solo di ostelli, alberghetti, negozi di artigianato locale e
ristoranti. Soltanto il secondo giorno, scopriamo che gli abitanti originari
vivono in un altro quartiere piu’ lontano dal lago. Buona parte dei visitatori
sono studenti universitari Cinesi, venuti dalle citta’ piu’ vicine. Con se’
portano la mentalita’ terribilmente materialista della Cina urbana di oggi. La
gente del posto lavora quasi interamente nel settore turistico, dove viene
giocoforza influenzata dalla mentalita’ dei visitatori. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">L’ostello in cui decidiamo di passare la
notte si rivela un tugurio senza rimedio. La struttura e’ diretta da due
Cinesi, non del luogo ma di fuori, una ragazza giovane ed un uomo piu’ anziano.
Questi due tipi hanno in comune uno sguardo acido ed un modo di fare talmente
sgarbato, che sembra considerino una tua colpa il fatto di aver deciso di
essere loro ospite a pagamento. Per di piu’, ogni giorno l’elettricita’ viene
spenta in tutto il paese dalle nove di mattino alle sette di sera, perche’ le
autorita’ stanno ricostruendo la linea elettrica. Prendiamo cosi’ mestamente
alloggio in una modesta camera senza luce, mentre fuori piove e fa’ abbastanza
freddo, intorno ai 10 gradi. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Ci rifugiamo nella lobby, che e’ arredata
come in tutti gli ostelli del mondo, con libri lasciati da altri viaggiatori,
alcuni computer, dei divani e dei tavoli. Il problema pero’ e’ che i divani e l’intera
stanza si rivelano del tutto luridi. Colpa dell’enorme cane nero, appartenente
ai proprietari, che passa tutto il giorno oziando sui divani. Il cane e’
amichevole, ma perennemente coperto da un nugolo di mosche, ed i divani
sembrano non essere stati lavati da anni. Come se non bastasse, veniamo informati
che l’ostello non ha un servizio di lavaggio vestiti. In un qualsiasi paese
Occidentale, dubito molto che un posto simile potrebbe sopravvivere a lungo.
Anzi, forse verrebbe chiuso di forza dalle autorita’. In Cina pero’ la gente fa’
buon viso a tutto. Per viaggiare nella Cina profonda bisogna avere la pazienza
di un santo, prendere le cose con filosofia, e saper trovare la bellezza ovunque
si annidi. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Ci sediamo su alcuni divani leggermente
meno sporchi, e facciamo amicizia con una giovane coppia Israeliana, gli unici
altri viaggiatori stranieri che abbiamo incontrato nell’ostello ed in tutta la
regione. Il ragazzo ci dice che stanno viaggiando per la Cina, dopo aver
completato il servizio militare obbligatorio per tutti gli Israeliani. Per
venire in un posto simile senza parlare una parola di Cinese ci vuole un bel
coraggio, mi trovo a pensare. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJQgEMpvqV3tgsc7vypc7w7QIRyUDiwALK92PDpMsjD7GIomqXgUrfaYAZZWGACE2dDGoPHfyIbh-2LeIGfg3TdtHEC34Ib04uQmzc5p0YnN6Lzkv3aiNm6PzcbDXlE5N-Qo9jW1kcpaQ/s1600/IMG_0773.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJQgEMpvqV3tgsc7vypc7w7QIRyUDiwALK92PDpMsjD7GIomqXgUrfaYAZZWGACE2dDGoPHfyIbh-2LeIGfg3TdtHEC34Ib04uQmzc5p0YnN6Lzkv3aiNm6PzcbDXlE5N-Qo9jW1kcpaQ/s320/IMG_0773.JPG" width="320" /></a><span lang="EN-US">Quella sera usciamo a fare una passeggiata
in riva al lago. Nonostante i turisti, un’po’ di vera cultura locale e’ ancora
in evidenza. In riva al lago c’e’ un grande cumolo di pietre Mani, intorno al
quale girano pregando in senso orario (come vuole la tradizione) le anziane
delle minoranze locali, coperte dai colorati abiti tradizionali ancora in voga
tra le donne in queste zone della Cina. Inoltre c’e’ un imponente Yak, animale
simbolo del Tibet, legato in riva al lago. Le aque del lago sono limpide e
chiare, ed in cielo si vedono le stelle, cosa che a Pechino non succede praticamente
mai. Quella sera mangiamo un buon hot pot in un ristorante locale, e poi andiamo
all’unico locale notturno del paese, ovviamente provvisto di karaoke, dove
entusiasmo tutti i presenti cantando qualche successo Cinese.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Quella sera, tornata l’elettricita’, usiamo
un’po’ i computer nella lobby dell’ostello per controllare la email. Mentre sto’
leggendo la mia email, all’improvviso un ragno molto ma molto grosso esce
correndo da sotto il computer di Ting Ting, seduta accanto a me, facendoci
prendere uno spavento ad entrambi. Dopo un’po’ torniamo nella nostra fredda
camera, e ci buttiamo sotto le coperte. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Il giorno dopo incomincia meglio. Pur
essedoci svegliati dopo le nove, quindi senza elettricita’ ne’ acqua calda e
senza poter fare la doccia, siamo impazienti di esplorare il lago. Almeno la
pioggia e’ cessata. Decidiamo di fare il giro del lago, un viaggio di 56 km. I
Mosuo una volta all’anno girano intorno al lago a piedi in una sorta di
pellegrinaggio, fermandosi a tutti i templi e gli stupa che ci sono lungo la
strada. Ovviamente il giro deve svolgersi in senso orario, come vuole la tradizione
Buddista. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Non avendo la devozione ne’ il tempo di
farcela a piedi, decidiamo di affittare un bici elettrica. In Cina le bici
elettriche sono ovunque, come un equivalente pulito ed economico dei motorini
in Italia. In riva al lago e’ pieno di negozi che le affittano. L’unico
problema e’ che nessuno di essi metteva a disposizione anche dei caschi. La
gente del posto e’ convinta che per andare sullle bici elettriche il casco non
serve, anche se arrivano a 60 all’ora. Dopo esserci convinti che non si trovi
un solo casco nell’intero paese, decidiamo a malincuore di farne a meno. Affittiamo
una sola moto, guidata da me con Ting Ting seduta dietro. Il clima e’ freddo e
piovoso, e prima di partire compro una giacca di quelle che usano la gente del
posto. La giacca e’ imbottita di lana di pecora, ed emette una tale puzza di
pecora che non me la sono mai piu’ potuta mettere. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio15HOQ0KrxLsn9jc7ZWqpf-b-vn5Gj_fb5s_KQjSZI3aNmto8k5rPn5AH9W96TTtvbbKr9BJLgQv_ozKtXxPJ5pmd7e6L8OtKqGu6vJ2Ci413UbWURP6dDyb4vvB7Z71gALjQcvf7ApM/s1600/IMG_0812.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio15HOQ0KrxLsn9jc7ZWqpf-b-vn5Gj_fb5s_KQjSZI3aNmto8k5rPn5AH9W96TTtvbbKr9BJLgQv_ozKtXxPJ5pmd7e6L8OtKqGu6vJ2Ci413UbWURP6dDyb4vvB7Z71gALjQcvf7ApM/s320/IMG_0812.JPG" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Per girare intorno al lago serve una
giornata intera. Iniziamo quindi il giro, guidando su delle stradine sopraelevate
da cui si scorge un bellissimo panorama. Passiamo per alcuni altri villaggi
molto turistici, o che si apprestano a diventarlo. In ognuno di essi ci sono
muratori che costruiscono edifici nuovi, pronti a trasformarsi in alberghi e
ristoranti. Il passato di questi luoghi viene cosi’ sotterrato, con quella
velocita’ e quell’indifferenza che ai Cinesi riesce come a nessun altro. Dopo
qualche chilometro, lentamente, l’atmosfera inizia a farsi meno turistica. Ci
fermiamo a mangiare in un vilaggio gia’ molto meno trafficato e
commercializzato rispetto ai precedenti. Anche se ci sono alcuni ostelli, il
villaggio sembra ancora appartenere alla gente del luogo, anziche’ ai turisti.
In riva al lago la facciamo conoscenza di un giovane del posto. Dai lineamenti
e dall’accento con cui parla il Cinese, e’ evidente la sua appartenenza al
popolo Mosuo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Il giovane si accorge del nostro reale interesse
per la sua cultura, cosa rara nella maggior parte dei visitatori, e si offre di
portarci a vedere la casa della sua famiglia. La loro casa, ci dice, e’ un
autentico edificio antico vecchio di alcuni secoli, ora protetto dalla legge.
Passiamo per una stradina piena di maiali (nelle campagne Cinesi non mancano
mai), ed arriviamo alla sua casa, che effettivamente si rivela interessante. Lo
zio del giovane ci accoglie nel cortile tradizionale dell’abitazione. Sono in evidenza
dei cadaveri di maiali preservati interi ed all’aperto per essere mangiati, secondo
la tradizione locale; la carcassa di un cervo appeso alla parete; ed anche un
filatoio, dove si tessono i vestiti colorati indossati dalle donne del luogo.
Tra di loro la famiglia comunica nella lingua dei Mosuo, che con il Cinese non
ha nulla a che vedere. Con noi parlano in un Cinese non certo perfetto, ma
comprensibile. </span></div>
<div class="MsoNormal">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKiXwbrgvRxLcmrz_-qV3nSwOkF0yT6vrZxtvIWo5B2qf_tO0CMYxn7ZeAHIBofPjJF6s4d1c6qXcm7VKY28XlaO1OJOBBowW4I_FcbNTxDvl2AepRk_xTgsCoDPstrR0jFng9qtjiuhQ/s1600/IMG_0784.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKiXwbrgvRxLcmrz_-qV3nSwOkF0yT6vrZxtvIWo5B2qf_tO0CMYxn7ZeAHIBofPjJF6s4d1c6qXcm7VKY28XlaO1OJOBBowW4I_FcbNTxDvl2AepRk_xTgsCoDPstrR0jFng9qtjiuhQ/s320/IMG_0784.JPG" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<span lang="EN-US">Il nostro amico ci porta dentro ad una
stanza buia e dall’aspetto antico, e ci informa con fierezza che e’ stata
costruita alcuni secoli fa’ in legno pregiato. In Italia l’idea di vivere in
una casa vecchia di alcuni secoli non e’ poi cosi’ strana. In Cina, pero’, e’ una
cosa estremamente rara. Un’po’ perche’ i Cinesi hanno spesso costruito le loro
case in legno, ed un’po’ perche’ durante gli ultimi decenni buona parte degli
edifici piu’ vecchi sono stati spazzati via dall’aggressiva e distruttiva
modernizzazione del paese. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">All’interno della stanza mi colpiscono i
bei <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Thangka">Thangka</a> appesi alla parete. Poi noto un immagine del Dalai Lama. In Tibet
la raffigurazione e la venerazione del Dalai Lama sono ufficialmente vietati, e
la stampa governativa Cinese continua a condannare il vecchio monaco come “un
lupo travestito da agnello” ed un “secessionista senza scrupoli”. In queste
zone pero’ la venerazione per la figura del Dalai Lama rimane profonda, dopo ben
56 anni dalla sua precipitosa fuga in India. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfmttM6a8rfCvLYSE-Imba2OMu1Pt3hABAerkrwi06tMl3FDK0T4vCeeBohvEIc_6-CH_tN9VOCQGh3UN6zDAupi_GPiDo_fYZKrchg2ly6iuHaZdldHR-bKZr0meKM8j2Dlopp6aLZ6A/s1600/IMG_0797.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfmttM6a8rfCvLYSE-Imba2OMu1Pt3hABAerkrwi06tMl3FDK0T4vCeeBohvEIc_6-CH_tN9VOCQGh3UN6zDAupi_GPiDo_fYZKrchg2ly6iuHaZdldHR-bKZr0meKM8j2Dlopp6aLZ6A/s320/IMG_0797.JPG" width="320" /></a></div>
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Dopo esserci congedati da questa amichevole
famiglia locale, proseguiamo il nostro giro del lago. Oltrepassato il confine
con il Sichuan, l’atmosfera cambia completamente. Le strade si fanno migliori
(il Sichuan e’ una provincia piu’ ricca dello Yunnan), e la presenza turistica e’
quasi azzerata. La strada abbandona il lago e ci porta nell’entroterra. Attraversiamo
piccoli vilaggi pieni di donne vestite in abiti tradizionali, che chiacchierano
allegramente sull’orlo della strada, accovacciate alla maniera Cinese. Chissa’
perche’ tra le minoranze etniche della Cina sono sempre e solo le donne che
continuano a portare i vestiti tradizionali, mentre gli uomini si vestono in
modo moderno. La gente di questi luoghi appare sempre assai piu’ felice e
rilassata degli abitanti delle grandi citta’ Cinesi, stressati e vessati. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Ci fermiamo a prelevare del denaro in una
cittadina che deve essere il capoluogo della contea. Come in molte cittadine della
Cina Occidentale, la strada principale rimanda ad un film Western. Noto un
ufficio governativo il cui nome e’ scritto sia in Cinese che nella lingua Yi,
che in questa contea e’ in teoria co-ufficiale con il Cinese. Il governo Cinese
designa le zone con molti appartenenti alle minoranze etniche come “regioni
autonome”, ed alle lingue locali vengono dati dei crismi di ufficialita’ (anche
se poi tutto quello che conta veramente e’ in Cinese).<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">La strada torna alla riva del lago, e ci
riporta nello Yunnan. Poco prima del nostro ritorno inizia a piovere, per
fortuna non troppo forte. Mi copro con la mia giacca imbottita di lana di
pecora e riesco comunque a finire il giro del lago e riportarci a Lushui, nel
buio e sotto la pioggia, dopo almeno otto ore dalla partenza. Quella sera
andiamo a vedere uno show di danze tradizionali eseguite dalla gente del posto,
che come avevo gia’ previsto non si rivela un granche’. Si tratta di uno
spaccato della cultura locale, ma preconfenzionato per i turisti Cinesi. La
troupe consiste di una cinquantina di giovani, probabilmente tutti quelli del
paese, che hanno scoperto che vestirsi nei costumi dei loro nonni e mettersi a
ballare per i turisti rende molto di piu’ che lavorare la terra o fare i
manovali.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhib_Ejy_lIG86RSCuSuPQy7Az57bG3Gi-689JqjwPzWHtcmw_RfG363Fc08DYmxcjWBOZ8rmjsB_gfyduNmHX1g820QYgFHan1fUsM6X2irFuPqFn9b9GqEUKtgpcNYEv5OSzGwo7fhFU/s1600/IMG_0771.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhib_Ejy_lIG86RSCuSuPQy7Az57bG3Gi-689JqjwPzWHtcmw_RfG363Fc08DYmxcjWBOZ8rmjsB_gfyduNmHX1g820QYgFHan1fUsM6X2irFuPqFn9b9GqEUKtgpcNYEv5OSzGwo7fhFU/s320/IMG_0771.JPG" width="320" /></a></div>
<br />
<span lang="EN-US">Accanto a noi siede una giovane coppia
della provincia dell’Henan, che quando mi sentono parlare Cinese si sorprendono
moltissimo e vogliono chiacchierare con me. Il loro entusiasmo e’ quasi
travolgente. Vengono dalla Cina profonda, ed e’ improbabile che abbiano mai
incontrato uno straniero che parlasse Cinese prima di ora. Anzi, forse non
hanno mai incontrato uno straniero e basta. Per i loro gusti un’po’ meno
sofisticati dei miei, lo spettacolo va’ benissimo. Prima di ridere dei turisti
Cinesi e dei loro gusti un’po’ pacchiani, bisogna ricordare che parliamo di
persone che non sono mai state all’estero, e che i loro genitori non sapevano
nemmeno cosa fosse il turismo. Comunque riusciamo a malapena a scrollarci di
dosso la coppia e tornare in ostello. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Il mattino dopo ripartiamo verso Lijiang,
sapendo che ci aspettano altre cinque ore di stradine di montagna e mal d’auto
prima di arrivare a destinazione. L’autista ci fa’ sapere che fra qualche anno
verra’ terminata una nuova autostrada che permettera’ di arrivare al lago Lugu
con molta piu’ facilita’. Se da un lato credo che il progresso sia sempre una
cosa postitiva, dall’altro tremo al solo pensiero di quello che ne sara' del lago dopo
che verra’ ultimata l’autostrada. Quel poco di cultura tradizionale che rimane
rischia di venire spazzato via dalle orde di turisti ancora piu’ numerosi.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp4z2GcSuLn8SsMvXtBK3OmC79WBgv7FyJghAQSCuleMdiDOGDbT-jqNWHFZ58YufS2LIBYl4wHh00MLDJp7V1XIs_DmYgdAQt4cGVKRcDiSXTbzYIC5xz3LdnNj5pTEGSgDClN5TFA9c/s1600/IMG_0821.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp4z2GcSuLn8SsMvXtBK3OmC79WBgv7FyJghAQSCuleMdiDOGDbT-jqNWHFZ58YufS2LIBYl4wHh00MLDJp7V1XIs_DmYgdAQt4cGVKRcDiSXTbzYIC5xz3LdnNj5pTEGSgDClN5TFA9c/s320/IMG_0821.JPG" width="240" /></a></div>
<span lang="EN-US">Non che adesso sia molto meglio, in verita’.
Se c’e’ una cosa che mi e’ rimasta impressa di questo breve viaggio, e' la commercializzazione selvaggia che sta' trasformando il carattere di molti villaggi in riva al lago. Probabilmente voler fare esperienza della cultura Mosuo in un viaggio di due giorni sarebbe stato comunque arduo, ma la necessita' di sfuggire alla massa turistica non ha certo aiutato. Detto questo, le zone rurali piu' lontane dalla riva sembrano ancora non essere state prese d'assalto dal turismo di massa Cinese. Le anziane donne che camminano intorno al lago salmodiando preghiere Tibetane sono la testimonianza di una cultura locale ancora viva. Ed al centro della valle, il lago Lugu rimane intatto e sereno come lo e' sempre stato.</span><br />
<span lang="EN-US"><br /></span></div>
</div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-26100425156159904882015-06-29T20:07:00.000-07:002015-07-08T00:33:14.758-07:00È davvero così utile studiare il Cinese?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.bridge2mandarin.com/wp-content/uploads/2014/03/mandarin_class2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.bridge2mandarin.com/wp-content/uploads/2014/03/mandarin_class2.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
<br />
L'ultimo decennio ha visto un vero e proprio boom di interesse per lo studio del Cinese in tutto il mondo. La crescita' economica della Cina ha suscitato in molti l'idea che studiare il Cinese sia un modo per portarsi un passo avanti agli altri, per assicurarsi un lavoro e per aproffitare dell'ascesa della "nuova superpotenza".<br />
<br />
Nelle universita' da Washington a Bangkok le facolta' di Cinese hanno visto crescite esponenziali nel numero degli iscritti. Il governo Cinese, aprendo Istituti Confucio in tutto il mondo, ha tentato di incoraggiare questo trend, ben conscio dei vantaggi economici e di influenza che qualunque paese puo' ricevere dall'espansione della sua lingua.<br />
<br />
L'Italia non e' stata certo risparmiata da questa ondata di entusiasmo per lo studio del Cinese. Negli ultimi anni, il numero degli studenti di Cinese ha continuato ad aumentare. Almeno se vogliamo credere ad un <a href="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-08/istituto-confucio-pisa-corsi-cinese-142302.shtml?uuid=AbIxwVSH">reportage</a> del 2013 del Sole 24ore, secondo cui le maggiori universita' Italiane avevano visto raddoppiare o triplicare il numero degli studenti iscritti alle facolta' di Cinese negli anni precedenti. Secondo il reportage, anche la crisi economica spingerebbe molti ragazzi Italiani a buttarsi sul Cinese, pensando che aiuti a trovare lavoro.<br />
<br />
A quanto pare, pero', ultimamente l'entusiasmo per lo studio
del Cinese ha incominciato ad affievolirsi in un paese chiave, gli Stati
Uniti. Secondo questo <a href="http://www.reuters.com/article/2015/03/12/us-china-usa-students-idUSKBN0M82MU20150312">articolo</a> della Reuters, il numero di studenti che
studiano Cinese nelle universita' Americane e' aumentato del 50% tra
il 2000 ed il 2006, del 16% tra il 2006 ed il 2009, e di un misero 2%
tra 2009 ed il 2013. Trend simili sono stati registrati anche in altri
paesi. L'idea che studiare il Cinese apra chissa' quali porte e permetta di trovare chissa' quali posti di lavoro stupendi inizia decisamente a perdere credito, adesso che sempre piu' laureati in Cinese si scontrano con la dura realta'.<br />
<br />
Sembra che in Italia non si sia ancora arrivati a questa realizzazione, ma credo che purtroppo anche qui ci si arrivera' ben presto. La verita' e' che lo studio del Cinese, se non e' accompagnato da altri studi e conoscenze, non comporta assolutamente i grandi vantaggi pratici e lavorativi che molti sembrano credere. E lo dico da persona che parla e scrive un Cinese abbastanza decente (ma ben lungi dall'essere perfetto), dopo averlo studiato per un anno in un universita' Pechinese, ed aver vissuto in Cina per diversi anni.<br />
<br />
<b>Una lingua difficile </b><br />
<br />
Innanzitutto, bisogna considerare la natura della lingua stessa. Per un Europeo, ma diciamo pure per chiunque non venga da un paese dell'Estremo Oriente, imparare il Cinese e' un impresa davvero ardua. Il costo, in termini sia di tempo che di risorse, e' enorme. Apparte alcuni casi eccezionali, per la maggior parte delle persone e' impossibile arrivare ad un livello decente di conoscenza del Cinese senza dedicare tre o quattro anni di studio a tempo pieno a questa lingua, preferibilmente vivendo in Cina.<br />
<br />
La necessita' di memorizzare come minimo tre o quattro mila caratteri e di ricordare con quali dei quattro toni del Cinese Mandarino va' pronunciato ogni singolo carattere rappresenta per molti un ostacolo insuperabile. Per riuscire a parlare bene il Cinese ci vuole buona memoria, una determinazione di ferro e la pazienza di un santo.<br />
<br />
Anche vivere in Cina non basta; ci sono tanti casi di Occidentali che hanno vissuto in Cina per anni o persino decenni senza mai imparare davvero a comunicare in Cinese. Molti stranieri che si trasferiscono in Cina per lavoro pensando di poter imparare la lingua studiando in qualche corso serale o da soli il fine settimana rimangono delusi. Chi vive in Cina deve comunque pensare di studiare la lingua a tempo pieno per qualche anno e dedicarsi solo a quello se vuole avere qualche speranza di arrivare ad un buon livello.<br />
<br />
Inutile dirlo, molti ragazzi Italiani che studiano il Cinese ma non hanno l'opportunita' di passare un anno o due in Cina arrivano alla laurea senza saper neanche' ordinare in un ristorante Cinese, anche se magari leggono e scrivono abbastanza bene. La colpa e' in parte dei metodi di studio antiquati che ancora imperano nelle facolta' di Cinese in Italia, ma imparare il Cinese senza vivere in Cina rimarebbe comunque un impresa ardua a prescindere.<br />
<br />
<b>Trovare lavoro con il Cinese e' davvero cosi' facile? </b><br />
<br />
Tralasciando l'enorme difficolta' della lingua stessa, ci sono anche altri fattori che rendono la conoscenza del Cinese molto meno utile di quanto si pensi comunemente. Anche per chi riesce ad aquisire un buon Cinese, i benefici in ambito lavorativo non sono necessariamente quelli sperati.<br />
<br />
E' vero che negli ultimi anni la Cina ha visto una vorticosa crecita' economica. E' vero anche che ci sono sempre piu' aziende in tutto il mondo che commerciano con la Cina. E' quindi sicuramente vero che ci sono sempre piu' aziende che hanno bisogno di personale qualificato che parli Cinese. Ma oltre alla domanda, bisogna considerare anche l'offerta: ci sono gia' un miliardo di Cinesi che parlano il Cinese senza problemi. Una non piccola parte di questi e' immigrata nel mondo Occidentale, e ci sono sempre piu' giovani Cinesi che studiano all'estero.<br />
<br />
Nei paesi Anglosassoni ed Europei, vivono non pochi giovani Cinesi che conoscono perfettamente (o quasi) sia il Cinese che la lingua locale. Quali vantaggi puo' offrire ad un azienda Britannica un giovane Inglese che parla un Cinese stentato, piuttosto che un giovane Cinese che ha studiato in Gran Bretagna e parla senza problemi sia il Cinese che l'Inglese? E lo stesso discorso vale per l'Italia.<br />
<br />
Trovare lavoro in Europa o comunque fuori dalla Cina solo perche' si parla Cinese non e' davvero facile. La verita' e' che la conoscenza del Cinese puo' rappresentare una marcia in piu', ma soltanto se e' accompagnata da altre competenze ed esperienze. Imparare il Cinese pero' richiede cosi' tanto tempo ed impegno, che spesso impedisce di svilluppare altre competenze professionali.<br />
<br />
Ovviamente rimane un altra strada: trasferirsi in Cina per tentare di trovare lavoro nelle metropoli come Pechino o Shanghai. Anche qui pero', i sogni sono probabilmente destinati ad infrangersi contro la dura realta'.<br />
<br />
Per un giovane Europeo che non abbia altre qualificazioni se non la conoscenza del Cinese, le probabilita' di trovare un lavoro serio in Cina sono
scarse. La maggior parte delle aziende Cinesi non ha i requisiti per
offrire visti di lavoro per stranieri, ed i salari che offrono sono comunque bassi. Ci sono anche le non pochi multinazionali
straniere con sedi in Cina, ma ottenere lavoro in posti simili non e'
cosa semplice. Non basta certo conoscere il Cinese, anche se aiuta. Sono
richieste anche capacita' ed esperienze di lavoro di un certo tipo.<br />
<br />
L'unico lavoro ottenibile con facilita' per un giovane Europeo che cerca lavoro in Cina sarebbe
quello di insegnante di lingue straniere, e soprattutto di Inglese. In Cina la richiesta di
insegnanti di Inglese stranieri e' enorme, e molte scuole sono disposte
anche ad assumere persone che non vengono da paesi Anglosassoni, e
che magari non parlano l'Inglese nemmeno tanto bene. Non sono neanche'
richiesti dei requisiti o dell'esperienza nell'insegnamento. Molto spesso basta
avere una faccia straniera, e si viene assunti.<br />
<br />
Insegnare l'Inglese
rappresenta un buon modo per vivere in Cina qualche anno e conoscere
un'po' il paese, ma nel lungo termine non puo' essere un traguardo di
vita. I salari sono relativamente bassi (sui 1000 euro al mese), ma
soprattutto le probabilita' di fare carriera o di passare ad un impiego piu' remunerativo sono prossime allo zero. E comunque per insegnare l'Inglese in Cina, parlare Cinese non serve.<br />
<b><br /></b>
<b>Trasferirsi in Cina: davvero una buona idea?</b><br />
<br />
Se anche fosse possibile trovare un impiego serio in Cina, la verita' e' che la Cina di oggi non rappresenta una meta di immigrazione particolarmente attraente. Molti amano fare paragoni tra la Cina di adesso e gli Stati Uniti di cento anni fa'. La Cina sarebbe la nuova superpotenza in ascesa, capace di guidare il mercato mondiale e di attirare le menti migliori. Questi paragoni appaiono abbastanza risibili a chi conosce davvero il paese.<br />
<br />
Sarebbe un discorso molto lungo da portare a fondo, ma la Cina di oggi non e' per nulla paragonabile agli Stati Uniti del secolo scorso. Shanghai non e' la nuova New York. L'importanza e l'influenza della Cina sono dovute in buona parte alla sua enorme popolazione, per via del quale anche un livello abbastanza modesto di sviluppo economico porta i Cinesi ad avere un peso sproporzionato nel mondo.<br />
<br />
Detto cio', la Cina di oggi non e' un paese all'avanguardia nella scienza, nella tecnologia o nell'innovazione (anche se sta' migliorando). Non e' un paese che esercita molta influenza nel campo culturale, visto che i film e la musica Cinesi al resto del mondo non interessano. E non e' neanche' un paese che offre una qualita' della vita particolarmente alta. Le principali citta' Cinesi sono delle giungle di cemento sporche, sovraffolate e dall'aria inquinatissima. Vivere in Cina non e' per tutti.<br />
<br />
Naturalmente puo' darsi che in futuro tutto questo cambi. Per il momento pero', sono assai di piu' i Cinesi che se ne vogliono andare via dalla Cina, che non gli stranieri che ci vogliono entrare. Il mondo non e' certo pieno di gente che si sta' precipitando in Cina. Anche a Pechino o a Shanghai, gli stranieri non rappresentano piu' del 1% della popolazione totale. E l'idea, sbandierata da alcuni, che il Cinese possa diventare una sorta di nuova lingua franca globale appare solo un miraggio.<br />
<br />
Se anche la Cina diventasse piu' attraente come meta di immigrazione, gli stranieri che ci vivono devono scontrarsi presto o tardi con il fatto che integrarsi nella societa' Cinese e' perlomeno ostico. Per la mentalita' Cinese, uno straniero e' e rimane uno straniero, e quindi uno che mangia, pensa e si comporta diversamente. Il concetto di un immigrato che rimane tutta la vita nel paese e si integra nella societa' e' ancora inesistente. Come anche negli altri paesi dell'Estremo Oriente del resto.<br />
<br />
Gli stranieri che sanno parlare bene il Cinese e conoscono le minuzie della cultura locale rappresentano uno stereotipo riconoscibile per i Cinesi. C'e' persino una parola che li descrive, 中国通 (pronuncia: zhongguotong). Alla fine pero' queste persone sono considerati delle curiosita' da parte degli autoctoni, e nulla di piu'. <br />
<br />
Anche la mentalita' delle autorita' Cinesi non aiuta. Per quanto i governanti Cinesi amano molto rimarcare quanto la Cina sia ospitale e generosa con gli "amici stranieri", la verita' e' che nel governo prevale ancora una mentalita' per certi versi xenofoba. Lo straniero e' visto con una certa diffidenza, come un potenziale elemento di disturbo, e comunque qualcuno che non ha a cuore gli interessi nazionali della Cina.<br />
<br />
La presenza di stranieri che vivono e lavorano in Cina viene tollerata finche' serve allo sviluppo del paese, ma non e' amata. Ottenere la cittadinanza Cinese per uno straniero e' pressoche' impossibile (e francamente non molto desiderabile, anche perche' bisogna prima rinunciare alla propria cittadinanza originaria). Viene dato per scontato che i residenti stranieri intendano un giorno tornarsene da dove sono venuti.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/0f/Shanghai_-_Pudong_-_Lujiazui.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/0f/Shanghai_-_Pudong_-_Lujiazui.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I grattacieli di Shanghai</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Detto tutto questo, non voglio certo dire che imparare il Cinese non serva proprio a nulla. Il Cinese Mandarino rimane la lingua con il numero di parlanti nativi piu' alta del pianeta (tre volte l'Inglese o lo Spagnolo). I Cinesi rispettano chi impara la loro lingua, vista anche da loro come molto difficile. Se l'influenza della Cina continuera' ad
aumentare, sara' utile e necessario per gli altri paesi, incluso
l'Italia, disporre di alcune persone che parlino il Cinese e
siano capaci di confrontarsi con questo gigante sul suo piano culturale.<br />
<br />
Ma soprattutto, lo studio di questa lingua puo' aprire le porte ad un mondo di bellezza e di antica saggezza, e rimane l'unico modo per capire bene questa cultura e questo paese. Se il vostro obiettivo nella vita e' di diventare piu' saggi, e non solo piu' ricchi, allora studiare il Cinese potrebbe non essere una cattiva idea. Personalmente non rimpiangero' mai il tempo che ho speso ad impararmi il Cinese, a prescindere dal ritorno materiale.<br />
<br />
In sostanza, se volete studiare il Cinese perche' ne siete affascinati, vi consiglio vivamente di provarci. Se pero' lo volete studiare semplicemente per i vantaggi materiali che questo comporta nell'immediato, ve lo sconsiglio. Probabilmente rimarrete delusi.</div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-1307215338525410802015-06-02T21:47:00.001-07:002021-09-13T19:43:50.806-07:00Piazza Tiananmen e la memoria proibita: studenti Cinesi scrivono una lettera aperta<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ed anche quest'anno siamo arrivati all'anniversario di quel fatidico 4 giugno dell'89, il giorno in cui il governo Cinese perse la pazienza e mando' l'esercito a sgombrare i manifestanti che riempivano le strade di Pechino, facendo alcune migliaia di morti.<br />
<br />
Ogni anno, intorno a questa data, l'imponente apparato di censura e di "sicurezza interna" del governo Cinese va' in ebollizione. Nell'enorme piazza Tiananmen la quantita' di soldati e di agenti in borghese mischiati ai turisti provenienti da ogni angolo della Cina e' ancora piu' grande del solito, ed i controlli di sicurezza sui visitatori che entrano nella piazza ancora piu' minuziosi.<br />
<br />
In tutti i punti nevralgici di Pechino, ed anche di altre citta' Cinesi, le misure di prevenzione contro gli assembramenti e le proteste sono particolarmente severe, nel caso che qualcuno tenti di commemorare l'accaduto. Nei siti internet e nei social network Cinesi, la censura di ogni termine di ricerca che potrebbe anche solo minimamente riportare a quell'evento innominabile e' ancora piu' capillare che nel resto dell'anno.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.echeion.it/wp-content/uploads/2013/10/Tienanmen-Square.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="223" src="http://www.echeion.it/wp-content/uploads/2013/10/Tienanmen-Square.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno spaccato di Piazza Tiananmen</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Se c'e' un singolo evento storico che rimane ancora completamente tabu' nella Cina di oggi, sono proprio i fatti dell'89. Ancora oggi e' impossibile parlarne pubblicamente, e chi tenta di farlo rischia grosso. I libri di storia non ne' parlano, ed ogni menzione di quei fatti viene rimossa accuratamente dai libri e dai siti internet.<br />
<br />
Questa censura e' stata cosi' cappilare, cosi' profonda, da aver funzionato benissimo: le giovani generazioni Cinesi sanno poco o nulla di quello che successe in quell'anno nel loro paese. Anche se molti ne hanno sentito vagamente parlare, solo pochissimi ne' hanno visto le immagini o sanno precisamente che cosa sia successo. La <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoltoso_Sconosciuto">famosa foto</a> dell'uomo immobile d'avanti ad un carro armato, diventata un simbolo in tutto il mondo, in Cina rimane pressoche' sconosciuta.<br />
<br />
Quelle poche volte che quegli eventi vengono menzionati dagli organi di informazione, sempre in modo eufemistico e vago, e' solo per propagandare la versione del governo: il partito ha fatto bene a sedare i disordini, perche' cosi' facendo ha potuto assicurare alla Cina decenni di stabilita' e di prosperita', senza dover perdere tempo con la democrazia Occidentale inadatta ai Cinesi.<br />
<br />
Le fasce della popolazione Cinese che avrebbero i mezzi
per aggirare la censura e conoscere la verita' storica, cioe' i giovani delle classi medio-alte, si dimostrano restie ad
interessarsi di questi temi. Il cambiamento di mentalita' rispetto agli studenti dell'89 e' totale: innebriati dal nazionalismo e dalla crescita'
economica, pochissimi giovani Cinesi di adesso si dimostrano propensi a riformare il sistema politico, o a dubitare della versione della storia altamente politicizzata inculcatagli dal sistema scolastico.
<br />
<br />
Quest'anno pero', alcuni giovani Cinesi che studiano all'estero hanno deciso di rompere il tabu'. 11 studenti Cinesi iscritti a varie universita' Americane, Britanniche ed Australiane hanno firmato una lettera aperta indirizzata soprattutto ai giovani connazionali rimasti in madrepatria, e l'hanno pubblicata online il 20 maggio. Nella lettera, i giovani asseriscono di essere venuti a conoscenza di cio' che e' successo veramente nell'89 soltanto dopo essersi trasferiti all'estero, e chiedono che il governo Cinese affronti finalmente l'argomento in modo aperto e trasparente.<br />
<br />
Pur non usando un linguaggio eccessivamente sovversivo, il contenuto della lettera rimane comunque esplosivo nel contesto della Cina attuale. L'ultimo paragrafo recita: "abbiamo un sogno nel cuore, che nel futuro prossimo, tutti possano vivere in un mondo libero dalla paura, sulla base di una versione della storia accurata e dell' implementazione della giustizia. Come studenti Cinesi all'estero, questo e' il nostro sogno Cinese". L'ultima frase riporta allo slogan sul "sogno Cinese" popolarizzato dall'attuale presidente Xi Jinping.<br />
<br />
Un quotidiano Cinese aggressivamente nazionalista, conosciuto in Inglese come "the Global Times", ha subito pubblicato un surreale editoriale di condanna della lettera. Nell'editoriale, si afferma che gli undici studenti in questione avrebbero subito il lavaggio del cervello vivendo all'estero. Il loro sarebbe solo un bieco tentativo di "rivangare la storia" per "dividere la societa' Cinese", manovrato dalle solite "forze straniere ostili". Inoltre si afferma che la suddetta societa' Cinese avrebbe gia' "raggiunto un consenso collettivo" riguardo al fatto che sia preferibile non parlare di cio' che successe all'epoca. <br />
<br />
L'editoriale ha avuto l'effetto opposto a quello desiderato, attirando l'attenzione dei Cinesi sulla lettera aperta degli studenti, che nella giornata successiva ha collezionato centinaia di firme da parte di giovani residenti in Cina. Nonostante il fatto che la lettera, pubblicata su google docs, non sia accessibile dalla Cina, molti giovani Cinesi sanno benissimo come aggirare la censura governativa ed accedere a siti proibiti, <a href="http://limperodimezzo.blogspot.com/2015/05/come-internet-viene-censurato-in-cina.html">come gia' spiegato su questo blog</a>.<br />
<br />
Dopo qualche giorno il governo Cinese, resosi conto di aver solo peggiorato le cose, ha ordinato al Global Times di togliere l'editoriale dal proprio sito, ed a tutti gli altri siti internet di cancellarlo. Mentre la versione Cinese e' ormai introvabile, rimane visibile la <a href="http://www.globaltimes.cn/content/923528.shtml">versione in Inglese</a>.<br />
<br />
Resta il fatto che gli undici giovani autori di questa lettera aperta sono sicuramente dei ragazzi coraggiosi, che con ogni probabilita' non potranno tornare a visitare la patria per un bel pezzo. Se lo facessero adesso, potrebbero benissimo essere importunati dalle autorita' e persino finire in galera. Uno di loro, uno studente di chimica negli USA, ha gia' rilasciato <a href="http://asiasociety.org/blog/asia/interview-you-can%E2%80%99t-let-fear-make-decisions-you-says-chinese-student-who-penned-tiananmen-">un'intervista</a>, in cui afferma di essere preoccupato riguardo a cosa potrebbe succedere se tornasse in Cina, ma che "non puoi permettere alla paura di decidere per te".<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://tg1live.blog.rai.it/files/2009/06/tienammen.gif" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://tg1live.blog.rai.it/files/2009/06/tienammen.gif" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una divertente immagine dalla puntata dei Simpsons in cui la famiglia di Springfield si reca in Cina. La targa recita: "Piazza Tiananmen: in questo luogo, nel 1989, non accadde nulla". Peccato pero' che Tian si scriva con la A. </td></tr>
</tbody></table>
</div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-54587910069086701262015-05-25T03:56:00.002-07:002015-06-24T22:45:04.853-07:00Le tensioni USA-Cina nel Mar Cinese Meridionale<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Qualche giorno fa' si e' verificato un nuovo, preoccupante sviluppo
nella saga della disputa territoriale potenzialmente piu' pericolosa al
mondo: quella che contrappone la Cina agli Stati Uniti nel <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mar_Cinese_Meridionale">Mar Cinese Meridionale</a>.<br />
<br />
Giovedi'
scorso un aereo-spia Americano, in missione per filmare le isole
artificiali che la Cina sta' costruendo nell'arcipelago conteso delle
Spratly, e' stata invitata otto volte dalla marina Cinese ad andarsene
dal "loro territorio". Mentre l'aereo si avvicinava alla zona contesa,
una voce si e' fatta sentire alla radio, ed ha pregato gli Americani di
andarsene "per evitare incomprensioni".<br />
<br />
I piloti
Americani hanno risposto di trovarsi in acque internazionali, e si sono
rifiutati di cambiare rotta. Dopo che otto avvertimenti simili sono
stati ignorati, l'operatore radio Cinese ormai esasperato li ha
avvertiti in un inglese maccheronico: "this is the Chinese navy....you
go!" Alla fine l'aereo Americano ha completato la sua missione senza problemi.<br />
<br />
Incredibilmente,
la disputa nei Mari del Sud viene quasi del tutto ignorata dai media e
dalle opinoni pubbliche Italiane ed Europee. Grazie al provincialismo ed
alla superficialita' dei nostri media, la stragrande maggioranza delle
persone non hanno neanche' mai sentito parlare di questa questione. Si
continua a volgere lo sguardo soprattutto al Medio Oriente, ignorando
completamente questa minaccia potenzialmente ancora piu' grande per la pace e la
stabilita' mondiali.<br />
<br />
Certo, per il momento la situazione nel Mar Cinese Meridionale rimane tesa ma non drammatica. Detto cio',
se c'e' una disputa che potrebbe portare ad un scontro frontale tra le
due principali superpotenze al mondo, probabilmente e' proprio questa. <br />
<br />
<b>Il retroscena</b><br />
<br />
Sul
Mar Cinese Meridionale si affacciano la Cina, Taiwan (che la Cina
considera ovviamente una sua provincia), le Filippine, la Malesia, il
Brunei, l'Indonesia, Singapore, la Tailandia, la Cambogia ed il Vietnam.
In totale, questi paesi rappresentano quasi due miliardi di persone, o
quasi un terzo dell'umanita'.<br />
<br />
Nei fondali di questo
mare si trovano giacimenti di petrolio e di gas naturale. Ma quello che
lo rende ancora piu' importante sono le rotte marittime che lo
attraversano. Collegando l'Oceano Indiano con il Pacifico, queste rotte
sono vitali per i paesi dell'Estremo Oriente. Buona parte delle
importazioni energetiche che arrivano in Cina, in Corea, in Giappone ed a
Taiwan passano per queste rotte. E' quindi poco sorprendente che il suo
controllo faccia gola a molti.<br />
<br />
Attualmente la Cina
rivendica la sovranita' territoriale praticamente dell'intero Mar Cinese
Meridionale. Le rivendicazioni Cinesi sono espresse dalla famosa "linea
a nove tratti", visibile su tutte le mappe prodotte in Cina. Questa
riga, che contiene appunto nove tratti, si estende praticamente fino
alle coste del Vietnam, della Malesia e delle Filippine, rivendicando
tutto cio' che si trova al suo interno come territorio Cinese. <br />
<br />
La
"linea a nove tratti" fu' resa pubblica per la prima volta nel 1947,
quando in Cina governava ancora il Guomindang. Quando prese il potere,
il Partito Comunista fece sua questa rivendicazione, che anche il
governo di Taiwan continua ufficialmente a considerare valida. Non e'
poi chiaro se i Cinesi considerino proprie tutte le acque all'interno
della linea, o soltanto tutte le isole al suo interno e le acque
adiacenti (che sarebbe gia' molto).<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.bloggang.com/data/v/vuw/picture/1418349429.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.bloggang.com/data/v/vuw/picture/1418349429.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una mappa del
Mar Cinese Meridionale, con la "linea a nove tratti" che simboleggia le
rivendicazioni Cinesi segnata in rosso, ed i nomi dei due arcipelaghi
contesi.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Come ci si puo' immaginare, le
rivendicazioni Cinesi suscitano pochissima simpatia negli altri paesi
della regione. Soprattutto le Filippine ed il Vietnam sono da anni in
rotta di collisione con la Cina riguardo a questo problema. La disputa
si e' focalizzata soprattutto su due arcipelaghi di isolotti disabitati,
le isole Paracel e le isole Spratley.<br />
<br />
Le isole Paracel
sono piu' o meno equidistanti dal Vietnam e dalla Cina. Entrambi i
paesi dichiarano di averle amministrate da secoli e di avere un chiaro
diritto storico su di loro. Mentre una parte dell'arcipelago passo'
all'amministrazione Cinese gia' negli anni cinquanta, un altra parte fu'
conquistata dalla Cina dopo una dura battaglia contro le forze navali
Sud Vietnamite nel 1974, e da allora sono in mano Cinese.<br />
<br />
Le
isole Spratly rappresentato adesso il vero osso della contesa. Esse si
trovano molto piu' a Sud, e sono assai piu' vicine alle coste Vietnamite
e Filippine che non a quelle Cinesi. L'arcipelago e' rivendicato da sei
entita' statali: la Cina, Taiwan, il Vietnam, le Filippine, la Malesia
ed il Borneo. Tutti questi paesi eccetto il Borneo controllano nella
pratica almeno una delle isole in questione.<br />
<br />
La Cina
afferma di aver scoperto le isole Spratly oltre duemila anni fa', e che
esse vengono chiaramente dimarcate come terre Cinesi in certe vecchie
mappe. Il Vietnam afferma di averne preso possesso nel diciasettesimo
secolo, e che prima fossero terra nullius. Le pretese degli altri paesi
sono basate semplicemente sulla vicinanza geografica e sul diritto
internazionale.<br />
<br />
Oltre all'importanza strategica di
queste isole, quello che fa' gola sono probabilmente le riserve
petrolifere contenute nel sottosuolo del arcipelago, finora
inutilizzate. Anche in questo caso non sono mancate le dispute armate:
nel 1988 uno <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Azione_del_14_marzo_1988">scontro tra i Cinesi ed i Vietnamiti</a> si risolse con una
settantina di vittime tra i Vietnamiti. Nel 2012 la marina Filippina e
quella Cinese si sono fronteggiate nella zona contesa, per fortuna senza
vittime.<br />
<br />
<b>Il Vietnam e la Cina: vicini scomodi</b><br />
<br />
La
contesa territoriale nel Mare del Sud ha decisamente peggiorato
l'immagine della Cina tra i suoi vicini, sopratutto nel Sud-Est
Asiatico. Il paese di gran lunga piu' agguerrito nel contrastare le
pretese Cinesi e' sempre stato il Vietnam. Nonostante sia anche esso
governato da un partito Comunista ed abbia un sistema politico ed
economico molto simile, il Vietnam non vede affatto con simpatia la
Cina. I motivi sono soprattutto storici.<br />
<br />
I Vietnamiti
sono un popolo fiero che ha una lunga tradizione di resistenza contro gli invasori. Molti sanno che il Vietnam ha combattuto una lunga guerra
prima contro la Francia e poi contro gli USA per assicurarsi
l'indipendenza. Pochi invece sanno che prima dell'arrivo dei Francesi, i
Vietnamiti hanno lottato per secoli contro la dominazione Cinese, e
questa lotta ha avuto un ruolo chiave nella formazione della loro
identita' . Per giunta ci fu' un'altra <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_sino-vietnamita">breve guerra di confine</a> nel 1979,
in cui l'esercito Cinese realizzo' una incursione in Vietnam per punire la sua <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_cambogiana-vietnamita">invasione della Cambogia</a>. <br />
<br />
Per questi
motivi, la Cina e' tutt'oggi vista con grande ostilita' e sospetto dalla
popolazione del Vietnam. Ho avuto modo di rendermene conto personalmente durante i miei soggiorni in Vietnam, quando al solo menzionare il fatto che vivevo in Cina
venivo guardato di traverso. Ritengo probabile che il regime al potere
incoraggi questo odio contro la Cina, in modo tale da sviare la
frustrazione popolare contro un nemico esterno, esattamente come fa' il
governo Cinese con il Giappone.<br />
<br />
L'ostilita' diffusa
verso la Cina e' venuta a galla nel Maggio 2014, quando i Cinesi hanno
istituito una piattaforma petrolifera vicino alle isole contese. In
tutto il Vietnam sono scoppiate proteste e disordini, e diverse
fabbriche di proprieta' Cinese (o Taiwanese) sono state saccheggiate da
folle inferocite. Una manciata di Cinesi sono rimasti purtroppo uccisi.
Anche fabbriche Coreane e Giapponesi sono state attaccate dalle folle,
convinte che fossero Cinesi.<br />
<br />
I media Cinesi hanno cercato di non parlare di questi eventi, forse per evitare che ci fossero contro-proteste e richieste di una risposta militare da parte della popolazione Cinese.<br />
<br />
<b>Il ruolo degli USA</b><br />
<br />
E'
evidente che a lungo andare il Vietnam, le Filippine e gli altri paesi
limitrofi non hanno grandi speranze di poter opporsi da soli alla Cina, un
paese sempre piu' sicuro del suo ruolo di grande potenza. Il vero
contrappeso alle ambizioni Cinesi viene rappresentato naturalmente dagli
USA, come ci ricorda l'incidente della settimana scorsa. <br />
<br />
Gli
Stati Uniti hanno messo bene in chiaro di non guardare con simpatia ai
tentativi Cinesi di estendere il loro controllo nel Mar Cinese
Meridionale, e di volere che rimangano acque internazionali. La marina Americana ha gia' condotto esercitazioni
congiunte con le Filippine ed il Vietnam. E' indicativo che persino il
Vietnam, reduce dalla sua sanguinosa guerra di liberazione, veda ormai
con simpatia il ruolo degli USA come contraltare della Cina.<br />
<br />
E' ormai chiaro a tutti che gli Americani, con il loro esercito che rimane il piu' forte
al mondo, continuano a contenere le ambizioni territoriali Cinesi. E lo
fanno non solo a Sud, ma anche ad Est, dove la Cina punta ad
incorporare le Isole Diaoyu, attualmente controllate dal Giappone, ed
alla lunga anche la "provincia ribelle" di Taiwan. Da anni gli aerei e
le navi delle due potenze si fronteggiano in questi mari, in un gioco
molto delicato e dalle ricadute molto serie.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.naval-technology.com/projects/cvn-21/images/1-aircraft-carrier.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.naval-technology.com/projects/cvn-21/images/1-aircraft-carrier.jpg" height="192" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Portaerei Americana</td></tr>
</tbody></table>
<br />
E' gia' successo nel 2001 che un aereo
militare Americano si sia scontrato in volo con un jet dell'aviazione
Cinese nei pressi delle isole Paracel. L'aereo stava sorvolando quello
che l'ONU riconosce come la "<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Zona_economica_esclusiva">Zona Economica Esclusiva</a>" Cinese (il che
non significa che siano acque territoriali Cinesi, e non vieta ad altri
paesi di sorvolarle, anche se la Cina sostiene che la legge
internazionale vieti le manovre belliche). Un pilota Cinese mori' e
l'equipaggio Americano fu' arrestato dai Cinesi, che li rilasciarono dopo una ambigua dichiarazione di scuse da parte degli USA.<br />
<br />
Anche
se si presume che nessuna delle due parti voglia arrivare ad una guerra
vera e propria, c'e' sempre il rischio che un evento incidentale di
questo tipo porti ad una escalation che nessuno sara' piu' in grado di
contenere. Nel frattempo, le tensioni nel Mare del Sud stanno
decisamente incoraggiando la corsa al riarmo che si sta' verificando da anni in tutta la regione. Non solo la Cina, ma anche il Vietnam, le Filippine e gli
altri contendenti stanno spendendo somme ingenti per modernizzare ed
ampliare le proprie marine ed i propri eserciti.<br />
<br />
La disputa nel Mare del Sud ci ricorda che, crollata ogni pretesa "comunista", il nazionalismo vecchio-stampo rimane l'unico vero propellente ideologico che smuove i governi ed i popoli dell'Asia, a cominciare dalla Cina.<br />
<br />
A volte l'Asia di oggi puo' sembrare stranamente simile all'Europa di un secolo fa', alla vigilia della prima guerra mondiale: c'e'
un nugolo di potenze che si trascinano dietro varie dispute irrisolte.
Ci sono delle popolazioni fortemente nazionaliste ed irridentiste. E c'e' una potenza emergente, la
Cina, che vuole sfidare l'ordine costituito per conquistare il ruolo di
potenza regionale che sente sua, mentre gli Stati Uniti hanno interesse a contenere questa sfida. Possiamo solo sperare che questi paragoni siano fuori luogo, e che qualsiasi ostilita' rimanga limitata alle acque del mare e ad alcuni scogli disabitati. </div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-619803071047646892015-05-11T02:40:00.001-07:002015-05-12T08:01:55.347-07:00La censura di internet in Cina: mito e realta'<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://studyinchina.universiablogs.net/files/China-blocks-VPN-in-latest-internet-censorship.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://studyinchina.universiablogs.net/files/China-blocks-VPN-in-latest-internet-censorship.jpg" height="193" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
Il modo in cui il governo Cinese censura l'uso di internet ha spesso destato curiosita' e scalpore nel resto del mondo. Molti turisti stranieri, all'arrivo in Cina, si stupiscono di non riuscire piu' a connettersi a siti come Facebook o Youtube, e questo fatto sicuramente non migliora l'idea che il visitatore occasionale si fa' del paese.<br />
<br />
Dietro a questa politica di censura si nasconde un paradosso forse meno ben compreso: quello di un enorme paese ormai entrato a pieno titolo nell'era digitale, dove centinaia di milioni di persone vanno in rete ogni giorno proprio come si fa' nel resto del mondo avanzato, ma che navigano in una specie di "internet parallelo", usando siti e software che svolgono le stesse funzioni dei nostri Google, Facebook, Ebay e Skype, ma che hanno nomi meno familiari: Baidu, Weibo, Taobao, Tencent QQ.<br />
<br />
<b>Come funziona la censura</b><br />
<br />
Il governo Cinese blocca attualmente l'accesso in tutta la Cina ad alcuni dei piu' importanti siti mondiali, incluso Google, Facebook, Youtube e Twitter. Anche se parecchi altri paesi autoritari hanno bloccato e bloccano siti giudicati sgraditi, non esiste nessun altro paese dell'importanza e del livello di sviluppo della Cina che censuri in maniera cosi' pervasiva e capillare la rete globale.<br />
<br />
Negli ultimi tempi questa censura, lungi dall'affievolirsi, si e' anzi accuita. Facebook, Youtube e Twitter sono inaccessibili in Cina gia' da parecchi anni, insieme a blog provider come Blogspot e Wordpress, ed a siti giudicati "anti-Cinesi" (ad esempio quello di Amnesty International). L'anno scorso pero' e' toccato addirritura a Google (ed a tutti i siti, come Gmail, che dipendono da Google) subire il blocco totale in tutta la Cina (ovviamente escluse Hong Kong e Macau, che come regioni a statuto speciale non devono subire queste restrizioni).<br />
<br />
Dopo essersi attirata per anni un sacco di critiche per la sua disponibilita' ad autocensurarsi in modo tale da poter operare in Cina, Google aveva deciso di smettere di cooperare con il governo Cinese nel 2010, ed aveva sgomberato la sua sede di Pechino. In conseguenza il domain google.cn era stato chiuso. Era rimasto pero' possibile accedere dalla Cina agli altri domain del motore di ricerca, come ad esempio google.com. L'anno scorso pero' tutti i domain legati a Google sono stati bloccati, rendendo impossibile alla grande massa dei Cinesi l'uso del motore di ricerca piu' popolare al mondo.<br />
<br />
Diversi media internazionali sono rimasti anche loro impigliati nelle maglie della censura Cinese. Per esempio nel 2012 il sito del New York Times fu' bloccato in seguito alla pubblicazione di un reportage sulle ricchezze accumulate dal primo ministro Cinese Wen Jiabao e dalla sua famiglia. In seguito a questo avvenimento il quotidiano Americano e' diventato sempre piu' critico nei confronti della Cina, il che fa' pressupporre che il suo sito non verra' sbloccato di qui a poco.<br />
<br />
<b>Come la censura viene aggirata</b><br />
<br />
Aggirare la censura del governo non e' pero' mai stato impossibile per chi vive in Cina. E' sufficiente scaricare un software <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Virtual_Private_Network">VPN</a> per poter navigare liberamente su internet. Grazie ad un VPN ci si puo' collegare ad una rete privata in un paese terzo, in genere gli Stati Uniti, ed accedere a qualsiasi sito sia accessibile in quel paese. Per chi ha un'po' di abilita' e di tempo, trovare una maniera di acceddere ai siti bloccati e' quindi una cosa abbastanza semplice, e scaricare un VPN non costa molto o in alcuni casi non costa nulla.<br />
<br />
Anche se qualche volta il governo tenta di bloccare i siti da cui si scaricano i VPN piu' popolari, in generale l'utilizzo di questa scappatoia viene tollerato dalle autorita'. Nella pratica, nessun privato e' ancora finito nei guai per aver aggirato la grande muraglia della censura. Quasi tutti gli stranieri che vivono in Cina (me incluso) navigano tranquillamente su facebook e tutti gli altri siti proibiti con un VPN, e ci sono non pochi Cinesi che fanno esattamente la stessa cosa.<br />
<br />
Siccome in un paese come la Cina il governo non e' tenuto a spiegare le sue scelte, si puo' soltanto provare a supporre quali logiche ci siano dietro alle loro politiche. Io presumerei che il governo abbia fatto una scelta cosciente di lasciare ai piu' determinati una maniera di aggirare la censura, anche perche' in caso contrario si creerebbero dei veri problemi per il commercio e per le aziende multinazionali che operano nel paese.<br />
<br />
Detto questo, rimane il fatto che la stragrande maggioranza dei Cinesi che navigano la rete non hanno la capacita' o piu' probabilmente l'interesse di trovare un modo per visitare i siti bloccati, e devono limitarsi a quelle parti di internet a cui il loro governo gli consente l'accesso.<br />
<br />
<b>La rete cinese</b><br />
<br />
La Cina non e' affatto una societa' tecnologicamente arretrata. Secondo le ultime stime ci sono circa 650 milioni di Cinesi che navigano su internet, quasi la meta' della popolazione. Nella Cina urbana (anche se forse non in quella rurale), internet e' diventata una parte della vita proprio come in Europa o in Giappone. Anzi forse di piu', vista l'incredibile popolarita' dello shopping online. <br />
<br />
Il fatto e' pero' che la stragrande maggioranza degli utenti Cinesi si limitano a utilizzare siti Cinesi. Anche prima che Facebook, Youtube e Google venissero bloccati in Cina, non riuscivano certo a competere per popolarita' con i loro equivalenti locali, che si chiamano Weibo, Youku e Baidu. Si tratta di siti tra i piu' grandi al mondo, usati quotidianamente da centinaia di milioni di persone, che pero' non sono assolutamente conosciuti al pubblico Occidentale. <br />
<br />
Questi siti sono interamente in lingua Cinese, e sono fatti apposta per rispondere alle esigenze di un pubblico Cinese. Ovviamente pero' sono anche pesantemente censurati. Baidu, il principale motore di ricerca Cinese, censura accuratamente qualsiasi sito non piaccia al governo. Quando si tenta di cercare un termine "scottante", come ad esempio qualcosa di relativo ai "disordini" dell'89, viene dispiegata una frase che dice piu' o meno quanto segue: "in accordo con le leggi e le politiche in vigore, non possiamo farvi vedere alcuni dei risultati della vostra ricerca". I risultati visibili riportano solo a siti che ripetono la propaganda governativa.<br />
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.vpnanswers.com/wp-content/uploads/2015/04/watch-youku-outside-china-unblock-youku.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.vpnanswers.com/wp-content/uploads/2015/04/watch-youku-outside-china-unblock-youku.png" height="240" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un immagine di Youku, il gemello Cinese di Youtube.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Lo stesso succede su Weibo, una specie di Facebook/Twitter Cinese, che ad onor del vero non ha nulla da invidiare ai social network internazionali in termini di grafica e facilita' di utilizzo. Il problema pero' e' che il sito spesso rimuove i post che parlano di argomenti sensibili o che criticano troppo aspramente il sistema politico. Da qualche anno bisogna fornire il numero di un documento per crearsi un account, e chi tenta di diffondere punti di vista apertamente anti-governativi rischia che i servizi di sicurezza lo chiamino per andare a "prendersi un te'" nei loro uffici (eufemismo per dire un interrogatorio).<br />
<br />
Cio' non significa che su Weibo ed altri siti Cinesi manchi il dibattito, anzi. Moltissimi post che discutono di questioni di attualita' e dei problemi della Cina non vengono censurati, e nei forum nascono dibbattiti accaniti (e a volte non molto civili). Io stesso ho un conto su Weibo, ed ho piu' volte dibattuto di temi di attualita' in Cinese con altri utenti. Una volta ho cercato persino di convincere un ragazzo Cinese che la pena di morte non risolve nulla (non credo di esserci riuscito comunque).<br />
<br />
Il punto pero' e' che quando si superano certi limiti (ad esempio se si tenta di invocare l'indipendenza del Tibet o dello Xinjiang, o se si denuncia apertamente il sistema del partito unico), si corrono dei rischi reali. In piu', e' un dato di fatto comprovato che le autorita' Cinesi a vari livelli paghino schiere di persone per accedere ai forum ed alle discussioni online e lasciare commenti pro-governativi, fingendo di essere dei normali utenti. Queste persone vengono scherzosamente chiamati i “wumaodang", che tradotto vuol dire piu' o meno "il partito dei cinque centesimi", perche' verrebbero pagati cinque centesimi (o mezzo Yuan) per ogni commento che lasciano.<br />
<br />
Da qualche anno la popolarita' di Weibo come social network e' scemata in favore di Wechat, un applicazione Cinese di
messaging per cellulari. Wechat (o Weixin in Cinese) ha le stesse funzioni del piu' noto Whatsapp, ma e' francamente un prodotto superiore, con piu' funzioni e piu' manegevole. E' ormai evidente che le aziende Cinesi sono diventate anche parecchio capaci nel progettare questo genere di prodotti.<br />
<br />
In Cina Wechat e' usatissimo,
ma adesso si sta' diffondendo anche nel resto dell'Asia e persino in Europa. Sara' interessante vedere cosa succedera' alla lunga, e se la censura Cinese comincera' a causare problemi anche ad utenti stranieri. <br />
<br />
<b>Il futuro</b><br />
<br />
Fondamentalmente, il governo Cinese e' riuscito con grande abilita' ad
inglobare anche internet nelle sue logiche, trasportando la Cina
nell'era digitale senza che le fondamenta del sistema venissero anche
solo scalfite. Volendo che la Cina si modernizzasse, il Partito ha optato per favorire la creazione di un "internet Cinese", e fa' del suo meglio per bloccare l'accesso a quei siti stranieri che diffondono notizie e punti di vista che si preferirebbero tacitare.<br />
<br />
Il sistema funziona anche per via della grandezza e della relativa insularita' della Cina: la maggioranza dei Cinesi parla solo Cinese, trova naturale usare solo siti Cinesi, e non si preoccupa troppo del fatto di non poter accedere ai siti piu' importanti del mondo, o non ne e' nemmeno cosciente. Le fasce di popolazione piu' aperte e cosmopolite possono sempre trovare un sistema per aggirare la censura, e con un compromesso tipicamente Cinese il tutto resta in piedi.<br />
<br />
Nel futuro a breve termine, non sembrerebbero esserci delle grandi speranze di cambiamento in questo campo. Da quando la nuova amministrazione guidata da Xi Jinping e' salita al potere nel 2012 la repressione del dissenso si e' accuita, e nel clima attuale appare assai improbabile che la censura di internet possa essere allentata.<br />
<br />
Anzi, sembrerebbe che anche la tolleranza nei confronti dell'uso privato dei VPN stia venendo meno. Nel gennaio di quest'anno il governo ha improvvisamente neutralizzato i network usati da tre dei servizi VPN piu' popolari, con un attacco cibernetico estremamente sofisticato. Molti altri VPN (incluso quello che sto' usando in questo momento per accedere a questo blog) rimangono in funzione, ma quanto a lungo durera' nessuno lo puo' dire.</div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-90768068063804465842015-04-28T01:40:00.001-07:002016-01-25T11:58:59.933-08:00La questione del Tibet: mito e realta'<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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</xml><![endif]--><span lang="EN-US">La "questione Tibetana" e' un altro dei temi
riguardanti la Cina che hanno fortemente scosso l'opinione pubblica
Occidentale, e quella Italiana nello specifico.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Se tutto cio' che riguarda la Cina tende a diventare una
fucina di miti, mezze verita' e luoghi comuni, credo che questo meccanismo
raggiunga la sua apoteosi nel caso del Tibet. I motivi sono facilmente
comprensibili: il Tibet e' un altopiano immenso e remoto, uno dei territori
piu' inaccessibili del pianeta, e quindi possiede da sempre un alone di mistero
e di misticismo per chi non ci vive. La cultura dei suoi (pochi) abitanti, da
sempre piu' protesi verso l'aldila' che verso la loro piuttosto dura esistenza
terrena, e' effettivamente inusuale ed affascinante.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">In Occidente il Tibet viene spesso romanticizzato come una
specie di paradiso pre-industriale, che preserva una antica spiritualita'
Buddista basata sulla non-violenza. Film come "Sette Anni in Tibet" hanno popolarizzato questa visione, e diverse stelle dello spettacolo la hanno gia'
fatta loro. Ad esempio Richard Gere, dopo un pellegrinaggio in
India per incontrare il Dalai Lama, ebbe modo di affermare riguardo al Tibet:
"Direi che l'Occidente e' molto giovane e corrotto. Non siamo molto saggi.
E credo che siamo speranzosi che ci sia un posto antico e saggio e aperto e
pieno di luce." Peccato pero' che la civilta' Occidentale non sia affatto
giovane, anzi se prendiamo l'antica Grecia come suo inizio, l'Occidente e' ben
piu' antico della cultura Tibetana e dello stesso Buddismo.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Il Dalai Lama e' stato molto abile nel fare leva su questa
immagine mitizzata del Tibet in modo tale da attirare simpatia per la sua
causa. Per via del fascino esercitato dal Buddismo Tibetano e dalla figura
telegenica del Dalai Lama, la questione Tibetana attira assai piu’ interesse
tra gli Occidentali che la situazione nello Xinjiang, l’altra regione Cinese
dove serpeggia il separatismo. Eppure si tratta di situazioni di gravita'
comparabile, anzi il separatismo nello Xinjiang rappresenta forse una
preoccupazione maggiore per lo stato Cinese, siccome questa regione e' molto
piu' popolosa ed economicamente avanzata del Tibet, e i movimenti Uiguri piu'
estremi hanno gia' compiuto diversi attentati in tutta la Cina.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">E’ un peccato pero’ che questa mitizzazzione del Tibet sia il frutto
soprattutto dell'ignoranza di cosa sia veramente questa terra, come luogo reale
abitato da persone in carne ed ossa. Allo stesso tempo la politica del governo
Cinese, che nega il libero accesso al Tibet agli stranieri, non aiuta a
diffondere una visione informata ed obiettiva di cosa vi succede. La cosa
interessante e' che gli stessi Cinesi, per quanto insistano che il Tibet sia da
secoli parte integrante del loro paese, vedono anche loro questa terra come un
posto misterioso ed affascinante se non inquietante. </span><br />
<br />
<span lang="EN-US"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://project-himalaya.com/i-kim/tibet/tibet-nomads-website.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://project-himalaya.com/i-kim/tibet/tibet-nomads-website.jpg" height="193" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una immagine di alcuni nomadi Tibetani </td></tr>
</tbody></table>
</span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-US">Il punto di vista
Cinese</span></b><br />
<br />
<span lang="EN-US">Il punto di vista dei Cinesi sul Tibet non e’ molto ben conosciuto
e compreso tra gli Occidentali, e credo che sia importante sopperire a questa
mancanza. Non perche’ le posizioni Cinesi siano necessariamente condivisibili e da
rispettare, ma semplicemente perche’ non si puo’ avere una visione complessiva
del problema senza capire il punto di vista di entrambi i fianchi. </span><br />
<br />
<span lang="EN-US">La versione della storia del governo Cinese, che tutti i
Cinesi imparano a scuola, e' questa: il Tibet ha fatto parte del territorio
Cinese fin dai tempi della Dinastia Yuan, nel medioevo. E' stata separata artificiosamente
dalla Cina soltanto dall'aggressione delle potenze straniere, ma non appena il
Partito Comunista ha riunificato il paese e cacciato gli stranieri, il Tibet e'
giustamente tornato all'abbraccio della madrepatria.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">L'altro fulcro della posizione Cinese e' imperniata sui
vantaggi che i Tibetani avrebbero derivato dall'essere governati dal Partito
Comunista. Le autorità Cinesi amano molto rimarcare quanto fossero terribili
le condizioni di vita nel Tibet prima della sua "liberazione" da parte dei comunisti, e quanto il sistema guidato dai Dalai
Lama fosse feudale e teocratico. Secondo la loro versione i contadini ed i
nomadi Tibetani, oppressi dalla casta dei monaci e dai proprietari terrieri,
esultarono per la venuta dei comunisti, che li liberarono dalla schiavitù e
dallo sfruttamento secolari.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">La rivolta del 1959 (vedere sotto) viene presentata come un tentativo
della vecchia aristocrazia di riprendersi i propri privilegi, ed il Dalai Lama
deriso come un despota che vuole riportare indietro il Tibet ad un medioevo
teocratico. Ancora oggi, gli articoli sul Tibet nelle publicazioni Cinesi
dirette agli stranieri riportano le inevitabili interviste con ex-schiavi
liberati dopo la venuta dei comunisti, che ricordano quanto fosse terribile la
vita nel "vecchio Tibet", e quanto adesso siano tutti felici. Non mancano
mai anche le descrizioni delle terribili torture a cui venivano sottoposti gli
schiavi che fuggivano dai monasteri.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Il governo Cinese sottolinea spesso di aver apportato
aereoporti, ferrovie, ospedali ed infrastrutture moderne in Tibet, sbandierandoli
come prova del fatto che questa terra ha soltanto guadagnato dalla sua
inclusione nella Cina Popolare. I disordini e le sommosse sono descritte sempre
come l'opera di pochi facinorosi incitati dalla "cricca" del Dalai
Lama. </span><br />
<br />
<span lang="EN-US">La stragrande maggioranza dei cittadini Cinesi sostiene la
posizione del proprio governo sul Tibet. Il sistema scolastico ed i media
Cinesi instillano l'idea che "l'unita' della Cina" sia un valore
irrinunciabile, e che le spinte separatiste siano il frutto dell'intromissione di
potenze straniere che vogliono dividere ed indebolire la Cina, come hanno
"sempre" fatto in passato. Quasi tutti i Cinesi di etnia Han (quella
maggioritaria) accettano questa visione delle cose.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Il fatto che la lingua e la cultura Tibetana siano cosi
diverse dalla loro non serve affatto a far sorgere dubbi tra i Cinesi riguardo
al fatto che il Tibet faccia parte della Cina. Secondo quello che i Cinesi
imparano a scuola, la Cina e’ un paese multietnico composto da 56 etnie, ognuna
con una propria lingua e cultura, e quindi al Cinese medio non appare affatto
strano che una popolazione cosi’ diversa faccia comunque parte del suo paese. </span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Inoltre i Cinesi Han sono generalmente convinti che i
Tibetani e gli appartenenti ad altre minoranze godano per legge di una posizione
privilegiata rispetto agli altri Cinesi. E' vero effettivamente che tutte le minoranze Cinesi,
incluso i Tibetani, godono di una serie di vantaggi: non devono sottostare alla
politica del figlio unico, e certi posti nelle universita' e negli uffici
governativi sono riservati alle minoranze. </span><br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-US">La storia</span></b><br />
<br />
<span lang="EN-US">L'altopiano Tibetano, anche detto "il tetto del
mondo", e' un territorio enorme. L'intero altopiano ha un estensione
paragonabile all'Europa Occidentale. Ciononstante, per via delle impervie
condizioni climatiche, i Tibetani sono sempre stati pochi. Ancora oggi il
numero totale di Tibetani in Cina non supera' i 7,5 milioni, in un paese di 1,4
miliardi di abitanti. L'altopiano Tibetano e' una terra arida ed inospitale, in
cui si gela buona parte dell'anno e si vive ad altitudini dove gli esseri umani
soffrono per la mancanza di ossigeno.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Secondo i libri di storia Cinesi, il Tibet e' dal medioevo
una parte indivisibile della nazione Cinese. Secondo cio' che sostongono i
fautori dell'indipendenza, il Tibet e' invece una nazione autonoma che e' stata invasa solo
di recente dalla Cina. Come sempre, la realta' e' leggermente piu' complicata di come la presentano entrambi le parti.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">A mio avviso, storicamente e' sensato vedere il Tibet come
una nazione a se' stante. Si tratta di un territorio geograficamente separato
dalla Cina vera e propria, con una cultura ed una lingua completamente diverse.
Per la maggior parte della loro storia i Tibetani non hanno fatto parte
dell'impero Cinese, e l'ideologia Confuciana non ha mai fatto presa in Tibet,
la cui cultura e' invece incentrata sul Buddismo. Detto cio', ci sono anche regioni di confine in cui i Tibetani, i Cinesi Han ed altre etnie convivono da secoli.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">E' interessante notare che i "pacifici" Tibetani
irrompono nella storia dell'Asia nel settimo secolo come i conquistatori di un
enorme impero Tibetano che andava dal Golfo del Bengala fino all'Asia Centrale,
e duro' due secoli. Oggi sembra incredibile, ma nel 763 le forze Tibetane
arrivarono persino ad espugnare la Capitale Cinese di Chang'An (la moderna
Xian), restandoci quindici giorni ed installando un nuovo imperatore di loro
piacimento. <span class="uficommentbody"></span></span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Prima dell'epoca moderna, il Tibet vero e proprio ha fatto
parte dell'impero Cinese durante due periodi: nel 1236-1354, sotto la dinastia
Yuan, che pero' corrisponde al impero Mongolo, e sopratutto nel 1720-1911,
sotto la dinastia Qing. I Cinesi asseriscono che anche durante la dinastia Ming
(1368-1644) il Tibet appartenesse alla Cina, ma in genere gli studiosi neutrali
ritengono che cio' non sia vero.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">L’istituzione della figura del Dalai Lama risale al
quattordicesimo secolo, ma il Dalai Lama divento’ la piu’ alta autorita’ sia
spirituale che politica del Tibet solo nel diciasettesimo secolo. Il Dalai Lama
e’ la figura cardine della scuola del Gelug, una delle scuole del Buddismo
Tibetano. I Gelug conquistarono la supremazia in Tibet sotto il quinto Dalai
Lama (1617-1682), grazie sopratutto all’appoggio dei Mongoli. Il titolo di
Dalai Lama deriva dalla parola Mongola “Dalai” (oceano), e dalla parola Tibetana
“Lama”, che significa maestro o guru. </span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Bisogna dire che anche sotto i Qing la dominazione Cinese del
Tibet appariva spesso piu' teorica che reale, e la maggioranza dei Tibetani
entrarono comunque poco in contatto con la cultura Cinese. Il Dalai Lama
rimaneva in genere il vero capo supremo del Tibet, ma doveva porgere i suoi
tributi all'imperatore di Pechino. Oggi c'e' molto dibattito su quale fosse lo
status effettivo del Tibet all'epoca. Persino il fatto che il Dalai Lama si
limitasse ad inchinarsi al cospetto dell’imperatore Cinese, piuttosto che
eseguire il “<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kowtow">kowtow</a>”, e’ stato additato da alcuni come prova che il Tibet fosse
uno stato vassallo piuttosto che una vera parte della Cina.</span><br />
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.oneworld365.org/img/101/Volunteer%20in%20Tibet.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.oneworld365.org/img/101/Volunteer%20in%20Tibet.jpg" height="177" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il palazzo di Potala a Lhasa, ex-residenza del Dalai Lama e simbolo del Tibet</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span lang="EN-US">Dopo che l'irruzione delle navi, dei cannoni e dell'oppio
degli Europei destabilizzo' la Cina nell'ottocento, il Tibet fini' nelle mire
dei Britannici e dei Russi. I Britannici mandarono anche una spedizione armata
a Lhasa nel 1904, e riuscirono ad estorcere una promessa dai Cinesi che il
Tibet non avrebbe avuto relazioni con altre nazioni sovrane, ed un ingente
riparazione di milioni di rupie da parte delle autorita' Tibetane.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">I Tibetani approfittarono della rivoluzione repubblicana in
Cina nel 1911 per cacciare i Cinesi ed assicurarsi l'indipendenza di fatto. Per
i prossimi decenni, mentre la Cina era in preda alle guerre tra i signorotti
locali, contro i Giapponesi e tra i Nazionalisti e i Comunisti, il Tibet rimase
quasi completamente isolato dal mondo esterno. Nel 1950 il partito comunista,
dopo aver preso il potere in Cina, mando' l'esercito in Tibet per
"liberare" il territorio e ristabilire la sovranità Cinese. </span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Per i primi anni, il regime di Mao Zedong si comporto' in
maniera prudente e moderata nei confronti del Tibet. Come avevano fatto gli
imperatori Qing, anche il nuovo governo permise al quattordicesimo Dalai Lama
(allora ragazzino) di rimanere in carica, e permise ai Tibetani di mantenere
buona parte del loro sistema sociale intatto. Questo pero' si verifico' solo
nella parte dell'altopiano designata come "regione autonoma Tibetana".
Molte altre zone in cui storicamente vivevano i Tibetani furono incorporate
nelle province di Qinghai e del Sichuan, ed in queste zone il governo mise in
atto le sue radicali riforme e le ridistribuzioni della terra con la stessa
violenza utilizzata nel resto della Cina.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">La violenza con cui venne attaccato un sistema sociale
millenario provoco' diverse ribellioni tra i Tibetani, che ricevettero un certo
appoggio anche dalla CIA (cosa che al giorno d'oggi i Cinesi amano rimarcare).
Nel 1959 una voce che voleva i Cinesi sul punto di rapire il Dalai Lama diedero
il via ad un insurrezione generale a Lhasa (la citta' piu' grande) e nei dintorni. La rivolta fu'
spezzata dall'esercito, il Dalai Lama scappo' in India a 24 anni insieme a buona parte dell'aristocrazia per non fare
mai piu' ritorno, ed il governo Cinese prese direttamente in mano il controllo
del Tibet.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Mentre il Dalai Lama ed altri esuli misero su' un
"governo Tibetano in esilio" in India, in Tibet i Cinesi revocarono
la maggior parte delle concessioni fatte, e misero la regione sotto controllo
diretto. Come tutte le regioni della Cina, anche il Tibet soffri' terribili
carestie durante il "Grande Balzo in Avanti", e distruzioni di
monasteri e persecuzioni di religiosi da parte delle guardie rosse durante la
Rivoluzione Culturale. </span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Anche se dopo la morte di Mao le restrizioni sul culto e
sulla vita privata sono state molto rilassate, come in tutta la Cina, il
rapporto tra i Tibetani ed il potere centrale e' rimasto conflittuale. Seri
disordini sono scoppiati a Lhasa sul finire degli anni ottanta, ed ancora nel
2008, poco prima delle olimpiadi, attirando l'attenzione del mondo intero. In
entrambi i casi, le commemorazioni della rivolta del '59 sono state la miccia
che ha fatto esplodere le proteste subito represse dall'esercito.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Intanto il Dalai Lama da molti anni continua ad affermare
di essere disposto a negoziare con il governo Cinese, e di voler ottenere
soltanto una maggiore autonomia per il Tibet, considerando irrealistica l’indipendenza
totale. Tentativi di organizzare un negoziato tra le parti non hanno comunque
portato a nulla.</span><br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-US">La
situazione di ogg</span></b><span lang="EN-US">i</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">Non tutto quello che affermano i Cinesi sul Tibet e'
inventato. Effettivamente il Tibet pre-annessione alla Cina Popolare non era
certo il paradiso Buddista immaginato da molti. Si trattava di una societa'
materialmente e socialmente arretrata, in cui perdurava un sistema di governo
teocratico e semi-feudale opressivo per i nomadi ed i contadini. Superstizioni e modi di vivere secolari non erano stati minimamente scalfiti dall'avvento della modernita'.</span></div>
<br />
<span lang="EN-US">Detto' cio', il Tibet dell'epoca non era neanche' l'inferno che ama descrivere la propaganda Cinese di oggi. Va' ricordato che vi erano
gia’ stati dei veri tentativi di modernizzazione e di riforma nel primo
ventesimo secolo, quando il tredicesimo Dalai Lama introdusse l’elettricità ed
un minimo di istruzione laica a Lhasa ed aboli’ anche la pena di morte (rimasero pero' le terribili punizioni come l'amputazione e l'accecamento che i Cinesi amano usare come prova della barbarita' del vecchio Tibet).</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Va' anche ricordato che storicamente molti conquistatori hanno utilizzato l'arretratezza dei popoli conquistati come giustificazione delle loro politiche. Anche se il Tibet pre-1950 aveva sicuramente un grande bisogno di
riformarsi e modernizzarsi, e' da dubitare che molti Tibetani abbiano gioito per la maniera
distruttiva ed insensata in cui la loro cultura venne attaccata durante il
Maoismo, e sopratutto durante la rivoluzione culturale. </span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Quello che invece va’ riconosciuto al governo Cinese e' di
aver costruito una grande quantita' di infrastrutture moderne in Tibet, incluso
la futuristica ferrovia che collega Pechino direttamente a Lhasa. Detto questo, l'altopiano rimane una delle regioni piu' povere della Cina, e nei villaggi molte
cose non sono troppo cambiate da prima della “liberazione”. Sun Shuyun, una giornalista Pechinese, ha scritto un libro estremamente onesto ed illuminante sulla sua permanenza di un anno in un remoto villaggio Tibetano, dove molte donne sono ancora analfabete e preferiscono partorire in casa che in clinica, perche' nelle cliniche si trovano gli spettri di quelli che ci sono morti. Purtroppo il libro non e' stato tradotto in Italiano, ma qui trovate <a href="http://books.google.it/books?id=RzatGQAACAAJ&dq=sun+shuyun">la versione Inglese</a>.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Le affermazioni delle associazioni Tibetane in esilio e dei
loro sostenitori riguardo ad un "genocidio culturale" messo in atto
oggi dai Cinesi in Tibet sono decisamente esagerate e prive di senso. La
verita' e' che in Tibet, come nelle altre "regioni autonome" della
Cina, le autorita' concedono effettivamente un certo grado di rispetto alla
lingua ed alla cultura locale. In Tibet le scuole elementari insegnano in
Tibetano, mentre nelle medie ed i licei si passa gradualmente all'uso del
Cinese.</span><br />
<br />
<span lang="EN-US">Per quanto e' vero che per un Tibetano e' necessario
conoscere il Cinese per trovare un lavoro di un certo livello, non si puo' dire
che il governo Cinese stia cercando direttamente di sopprimere la lingua
Tibetana, come hanno fatto in passato tanti stati Europei con i loro dialetti e
lingue minoritarie. Al giorno d'oggi viene anche consentito ai Tibetani di
seguire la propria religione e le proprie festivita' senza eccessive
interferenze.</span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><br /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://intothemiddlekingdom.files.wordpress.com/2013/06/lhasa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="212" src="https://intothemiddlekingdom.files.wordpress.com/2013/06/lhasa.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un immagine moderna di Lhasa.</td></tr>
</tbody></table>
<span lang="EN-US"></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span lang="EN-US">
</span>
<span lang="EN-US" style="font-size: small;">Quello che pero' molti Cinesi ignorano e' che i Tibetani
soffrono anche di certe discriminazioni: ad esempio e' piu' difficile per un
Tibetano ricevere un passaporto e viaggiare all'estero rispetto ad un cittadino
Cinese di altra etnia (il governo teme che possano essere coinvolti in
attivita' separatiste). Molti Tibetani lamentano anche di subire
discriminazioni quando cercano lavoro. Per quanto il Tibet sia in teoria una
regione autonoma, i posti piu' importanti nell'apparato statale sono occupati
interamente da Cinesi Han. I Tibetani ricevono al massimo incarichi simbolici. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span lang="EN-US" style="font-size: small;">Una grossa fonte di scontento per i Tibetani e'
rappresentata dall'immigrazione Cinese da altre regioni. Ci sono forti
dibattiti sul numero effettivo di Cinesi Han stabilitisi in Tibet: il governo
Cinese afferma che non superino il 10% della popolazione. I gruppi Tibetani in
esilio invece sostengono che siano di gran lunga di piu'. Sicuramente a Lhasa
gli Han sono ormai piu' dei Tibetani. Nel resto della regione invece i Tibetani
sono ancora la maggioranza, probabilmente per via della remotezza dei centri
abitati.</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span lang="EN-US" style="font-size: small;">In genere gli immigrati Cinesi, per via del loro maggior
livello di preparazione, tendono ad essere piu' ricchi dei Tibetani, e non
sempre sono rispettosi della cultura locale, tacciando i "nativi" di
essere pigri, arretrati e superstiziosi. Effettivamente i Tibetani tendono ad
essere molto piu' focalizzati sul culto e molto meno sugli affari rispetto al
Cinese tipico. La frustrazione contro l'immigrazione Cinese venne
a galla durante i disordini del 2008, quando molti civili Cinesi Han o persino
Musulmani Hui furono indistintamente attaccati dai manifestanti Tibetani, e a
volte purtroppo uccisi. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span lang="EN-US" style="font-size: small;">Qualsiasi tipo di attivismo politico Tibetano continua ad
essere severamente represso. La venerazione del Dalai Lama e' ufficialmente
bandita. Detto cio', quando visitai dei monasteri Tibetani nella provincia di
Qinghai, vidi delle immagini del Dalai Lama appese sui muri e negli altari.
Evidentemente le restrizioni sono solo teoriche, e nella pratica le autorita'
preferiscono non calcare troppo la mano. Sicuramente il Dalai Lama rimane
ancora l'oggetto di una reale devozione da parte di quasi tutti i Tibetani, per
quanto i media Cinesi lo attacchino come "lupo travestito da
agnello".</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span lang="EN-US" style="font-size: small;">Capire quali sono le opinioni dei Tibetani comuni non e'
facilissimo, siccome il governo Cinese non permette a studiosi stranieri di
condurre serie ricerche in questo senso. Detto cio', appare chiaro che molti
Tibetani continuano a vedere i Cinesi ed il governo centrale con sospetto e
risentimento. Per questo motivo, il governo continua a reagire con la mano
pesante a qualsiasi cosa percepisca come una sfida al suo potere. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span lang="EN-US" style="font-size: small;">La situazione del Tibet non cambiera’ sicuramente di qui a
poco, a meno di radicali sconvolgimenti nell’intera Cina. E’ impossibile
immaginare che il partito al potere in Cina conceda l’indipendenza al Tibet,
visto che buona parte della sua legittimita’ interna deriva dall’aver
restaurato la dignita’ e l’unita’ della Cina, ed il separatismo rimane la sua
bestia nera. I Tibetani sono pochi e non hanno nessuna possibilita’ di ribellarsi
con successo. Eventuali pressioni internazionali (che nella realta’ sono quasi
inesistenti) non cambieranno mai la situazione, anzi rischiano solo di
rendere ancora piu’ intransigenti le posizioni dei Cinesi. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span lang="EN-US" style="font-size: small;">E' probabile quindi che i sostenitori della "causa Tibetana" debbano rassegnarsi al fatto che, nel prossimo futuro, la situazione sul "tetto del mondo" non cambi granche'. </span></div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-72325276728299385392015-04-16T06:30:00.001-07:002015-04-16T08:22:34.588-07:00La politica del figlio unico: mito e realtà<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
La cosidetta "politica del figlio unico" e' uno degli aspetti piu' idiosincratici del sistema Cinese, ed uno di quelli che piu' ha colpito l'immaginazione del pubblico Occidentale. Non e' difficile capirne il perche': non esiste nessun altro paese al mondo che faccia tanti sforzi per controllare quanti figli facciano i propri cittadini.<br />
<br />
Come quasi tutte le questioni che riguardano la Cina, in Italia questa politica e' stata e rimane l'oggetto di numerosi miti ed esagerazioni frutto di una informazione superficiale e sensazionalista. Tanto per fare l'esempio piu' recente, nel 2013 buona parte dei media italiani hanno riportato la notizia del "abolizione della politica del figlio unico" (vedere ad esempio <a href="http://www.repubblica.it/esteri/2013/12/28/news/cina_addio_alla_politica_del_figlio_unico_si_potranno_avere_2_bimbi-74636130/">qui</a>), quando in realta' c'e' stata una semplice attenuazione delle regole.<br />
<br />
Chiariamo alcuni punti:<br />
<br />
1) In Cina non si parla mai della "politica del figlio unico", ma della "politica di pianificazione delle nascite" (计划生育政策 in Cinese). Se parlate della politica del figlio unico in Cina, forse non sapranno di cosa state parlando.<br />
<br />
2) Questa politica (che esiste dai primi anni ottanta) non ha mai predisposto che tutti i Cinesi, nessuno escluso, potessero avere un unico figlio. Innanzitutto le minoranze etniche, che compongono il 10% della popolazione ed includono i Tibetani, non devono sottostare a nessun controllo sulle loro nascite. Si tratta di una delle varie agevolazioni concesse agli appartenenti alle minoranze, in un tentativo di prevenirne lo scontento.<br />
<br />
Un altro punto importante e' che fino al 2013, alle coppie composte da due figli unici veniva concesso di fare due figli. Nel Novembre 2013 questo diritto e' stato esteso alle coppie in cui anche uno solo dei due sia figlio o figlia unica. Questo ha poi dato lo spunto perche' i media italiani raccontassero con una enorme semplificazione che la politica del figlio unico era stata abolita.<br />
<br />
3) La politica di controllo delle nascite non e' mai stata applicata con la severita' che molti immaginano. Secondo la politica ufficiale, le coppie che oltrepassano il numero di figli consentito vengono punite con una multa (che puo' essere anche abbastanza grande in confronto al reddito medio). Anche se ci sono stati casi effettivi e conprovati di aborti e sterilizzazzioni forzate, casi simili non sono la norma ed avvengono solo in zone rurali o remote, dove i governanti locali usano questi metodi per assicurarsi di rientare nelle "quote" di nascite che il governo centrale gli impone.<br />
<br />
Nel 2002 l'uso della forza per costringere le donne ad abortire e' stato anzi esplicitamente proibito. E' vero che il governo centrale puo' e deve essere criticato per non aver fatto abbastanza per far cessare queste abberrazioni. E' anche vero che una parte della responsabilita' va addebbitata al sistema Cinese di imporre delle "quote" ai governi locali in tutti i campi, dalla crescita del PIL fino alla riduzione delle nascite, senza poi farsi troppi problemi riguardo ai metodi utilizzati per raggiungere l'obiettivo. Detto cio' non e' veritiero dire che la limitazione delle nascite, in generale, viene ottenuta con la forza bruta.<br />
<br />
4) La cosidetta politica del figlio unico e' sempre stata evasa da un grande numero di Cinesi. Se cosi' non fosse, non si spiegherebbe come la popolazione abbia potuto continuare ad aumentare nei trenta e piu' anni dalla sua introduzione (la popolazione Cinese e' cresciuta da un miliardo circa nel 1980 a quasi un miliardo e quattro al giorno d'oggi). <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_sovereign_states_and_dependent_territories_by_fertility_rate">Secondo l'ONU</a>, il tasso di nascite in Cina (1.66) rimane ancora oggi piu' alto che in Italia (1.48).<br />
<br />
La situazione varia molto a secondo della zona. In generale nelle zone rurali molte famiglie fanno piu' di un figlio e pagano le relative multe. Io personalmente conosco diversi Cinesi giovani che provengono da zone rurali, e nessuno di loro e' figlio unico. Nelle zone urbane la maggior parte delle famiglie rispetta la legge, ma esiste anche un fenomeno diffuso di coppie molto ricche che fanno piu' di un figlio, siccome per loro le multe sono irrisorie.<br />
<br />
5) Il successo della politica del figlio unico nel frenare la crescita' della popolazione e' molto dibattuto. Anche se le statistiche Cinesi sono di dubbio valore, appare chiaro che il numero medio di figli per donna stesse gia' diminuendo in Cina negli anni settanta, prima che questa politica entrasse in vigore. Che il tasso di nascite sia continuato a declinare dagli anni ottanta in poi e' sicuro, ma e' ovvio che una diminuzione sarebbe avvenuta comunque per via dell'aumento della ricchezza e del tasso di istruzione, cosi' come e' avvenuto in tanti altri paesi.<br />
<br />
6) Un altro tema molto conosciuto in Occidente e' quello delle uccisioni delle figlie femmine in Cina, e della sproporzione dei sessi che ne risulta. Anche qui, le esagerazioni rimangono la norma. Effettivamente nelle zone rurali Cinesi c'e' una preferenza per i figli maschi, visto che secondo la tradizione dopo il matrimonio sono loro a restare con i genitori e portare avanti il nome della famiglia, ed inoltre sono piu' adatti a fare lavori fisici.<br />
<br />
E' vero che si sono registrati in passato casi di uccisioni o abbandoni di neonate, ma oggi il problema piu' diffuso sono gli aborti selettivi delle femmine. Per questo motivo il governo ha proibito ai medici di far sapere in anticipo alle madri il sesso del feto. Pare pero' che molti medici siano ancora disposti a farlo sottobanco.<br />
<br />
Non e' pero' certo che questi gesti censurabili siano dovuti solo alla politica di controllo delle nascite. Aborti selettivi ed infanticidi avvengono anche in altri paesi Asiatici come l'India di adesso o la Corea di qualche decennio fa', senza che ci sia nessuna politica del figlio unico. In certe zone rurali il governo Cinese ha comunque gia' permesso a chi ha una prima figlia femmina di avere un altro figlio (si spera maschio!), appunto per impedire che avvengano queste cose.<br />
<br />
Che poi in Cina ci siano piu' maschi che femmine e' vero, ma non e' un problema serio quanto spesso riportato. Secondo il censimento del 2010, i maschi sono il 51.27% della popolazione. Chi vive in Cina, come me, non nota assolutamente una evidente sproporzione in favore dei maschi, e non e' una cosa di cui i Cinesi si preoccupino particolarmente (certo, molti Cinesi non si preoccurebbero neanche' se il cielo stesse per cadergli sulla testa...).<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://kickessnow.files.wordpress.com/2011/10/s537.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="220" src="https://kickessnow.files.wordpress.com/2011/10/s537.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un vecchio manifesto propagandistico Cinese. C'e' scritto, piu' o meno: "sposatevi tardi e fate figli tardi. Fate pochi figli, e fateli buoni".</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Sono ormai anni che il governo Cinese parla di allentare o addirittura abolire le leggi che controllano le nascite, visto che ormai l'invecchiamento della popolazione preoccupa piu' della sua crescita'. La nuova regola del 2013 rappresenta un passo importante, visto che ora quasi tutte le coppie giovani delle zone urbane potranno fare due figli (sono ben poche le coppie giovani in cui almeno uno dei due non sia figlio unico).<br />
<br />
Detto tutto questo, la politica di controllo delle nascite rimane in vigore e molti Cinesi si scontrano ancora con questa limitazione alla loro liberta' di scelta. Per fare un esempio, una mia amica Cinese (che e' laureata ed insegna Inglese in un asilo) proviene da una zona rurale appena fuori Pechino ed e' la seconda di tre figli. Suo marito ha anche lui fratelli e sorelle. Di recente questa ragazza e' rimasta incinta per la seconda volta senza volerlo, ma siccome la coppia non e' eleggibile per avere un secondo figlio, ha scelto di abortire controvoglia piuttosto che pagare una multa molto onerosa. L'ultima volta che l'ho vista, mi ha raccontato questo fatto con quel tipico atteggiamento Cinese di rancore misto a rassegnazione. </div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4586552946289002370.post-74603675494092281392015-04-15T01:40:00.002-07:002015-04-15T01:40:47.624-07:00La Cina tra mito e realta'<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ormai da anni, la Cina sembra essere sulla bocca di tutti. La nuova superpotenza, la fabbrica del mondo, il paese che inonda il pianeta di prodotti economici e dei suoi laboriosi cittadini. Allo stesso tempo, nel mondo Occidentale questo immenso paese era e rimane una fucina di miti, incomprensioni, mezze verità e mistificazioni. I decenni di contatti e di scambi seguiti all'"apertura" di Deng Xiaoping non hanno particolarmente migliorato la comprensione reciproca. <br />
<br />
Di questa situazione hanno colpa prima di tutto gli Occidentali, che fanno troppo presto a proiettare i propri pregiudizi, timori, desideri e speranze sulla Cina senza sapere troppo bene di cosa stanno parlando. E questo vale anche per molti esperti o presunti tali che hanno vissuto in Cina. Una parte della responsabilità pero' e' anche del sistema Cinese, che rimanendo opaco, chiuso ed autoritario tende a creare una situazione dove capire come funziona davvero questo paese diventa un compito arduo, e le semplificazioni e le mistificazioni rimangono all'ordine del giorno. <br />
<br />
Se una vera comprensione della societa', dell'economia e della politica Cinesi scarseggia in tutto il mondo Occidentale, in Italia la situazione e' ancora piu' grave che nei paesi Anglosassoni. Nel mondo dei media e dell'editoria Italiana quando si parla della Cina il pressappochismo e la mitizzazzione rimangono la norma. Tiziano Terzani rimane forse l'unico autore italiano ad aver conosciuto veramente la Cina e ad averla saputa descrivere in modo autentico ed anche impietoso. Il suo libro "La Porta Proibita" rimane un capolavoro in questo senso. Purtroppo pero' Terzani e' gia' morto da un pezzo.<br />
<br />
In genere in Italia la Cina viene descritta o secondo lo stereotipo della feroce dittatura piena di "schiavi" super-sfruttati che producono merci scadenti, di esecuzioni e di aborti forzati, oppure secondo quell'altro stereotipo della nuova superpotenza giovane e dinamica rappresentata dai grattacieli luccicanti di Shanghai, pronta a sostituire gli USA come prima potenza mondiale. La verità e' che nessuna di queste enormi semplificazioni aiuta granché a capire cos'e' la Cina di oggi. <br />
<br />
Un esempio estremo di questa informazione generica e propagandistica sulla Cina lo ha fornito il monologo televisivo di Roberto Saviano del 2012 sui "laogai" (campi di lavori forzati Cinesi). Saviano descrive il sistema dei laogai in termini che semplicemente non hanno nulla a che vedere con la Cina di oggi, ma con quella di quarant'anni fa': “<i>in un laogai</i><i> in Cina ci finisce chiunque è contro
l'ideologia comunista, chiunque decida di essere religioso, nei laogai
si finisce se sei un imprenditore, se sei un controrivoluzionario di
destra, se sei anche una persona che ha deciso di infrangere la regola
del figlio unico</i>”.<br />
<br />
Cioè, in Cina essere imprenditori significa finire ai lavori forzati? Ma c'e' qualcuno che ancora crede che la Cina funzioni cosi'? A proposito, in Cina il reato di "attività controrivoluzionaria" non esiste più dagli anni novanta, e le infrazioni della politica del figlio unico sono punite in genere con una multa. Io sono il primo a condannare la mancanza di diritti reali per chi vive in Cina, ma e' importante rimanere obbiettivi ed attenersi ai fatti, senno' si finisce solo col acuire le incomprensioni reciproche. <br />
<br />
Questo blog si ripropone di offrire una visione della Cina libera da stereotipi e preconcetti, che sappia raccontare il paese per quello che e' veramente, con tutti i suoi pregi, contraddizioni e non pochi difetti. E lo farà attraverso gli occhi di un (mezzo) Italiano che vive in Cina da parecchio, parla Cinese e si illude di conoscere un po' questo paese. <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.travelex.ae/wp-content/uploads/2014/08/Beijing.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.travelex.ae/wp-content/uploads/2014/08/Beijing.jpg" height="190" width="320" /></a></div>
</div>
Ji Xianghttp://www.blogger.com/profile/03406727999722525339noreply@blogger.com0