Shanghai, la metropoli motore pulsante della Cina, la citta' dal cui porto passano buona parte delle merci Cinesi che finiscono nei negozi di tutto il mondo, da quasi tre mesi sembra sprofondata in una specie di surreale incubo distopico del quale non si intravede la fine.
Sarebbe bello se tutti quelli che in Italia e in Europa cianciano di "dittatura sanitaria" e di restrizioni della liberta' potessero fare un salto a Shanghai, oggi, per capire cos'e' una vera dittatura, sanitaria e non. Capire cosa significa vivere con il costante timore di prendersi il Covid, non tanto perche' il virus in se e' pericoloso, ma perche' nessuno vuole essere trattato come un criminale, prelevato da casa senza tanti complimenti e schiaffato in un centro di quarantena che sembra quasi una prigione, mentre degli operatori sanitari ti entrano in casa in tua assenza per "disinfettare" tutto con o senza il tuo consenso.
Quello che e' successo a Shanghai di recente si puo' riassumere in due parole Cinesi: dongtai qingling ("azzeramento dinamico"), il nome ufficiale della strategia perseguita dal governo Cinese contro il Covid. E' una strategia basata sull'idea che, se non si puo' impedire completamente che il Covid sia presente in Cina, si puo' invece stroncare "dinamicamente" sul nascere ogni nuovo focolaio del virus con misure estreme, assicurandosi che la maggior parte del paese resti libero dal Covid.
Fino a poco fa', questa strategia aveva funzionato abbastanza bene, riuscendo a tenere a bada il Covid ed allo stesso tempo garantendo alla maggioranza dei Cinesi una vita piu' o meno normale, se si esclude l'impossibilita' di viaggiare all'estero, cosa che in un paese cosi' enorme importa solo a pochi. Diversi altri paesi della regione, tra cui il Vietnam, la Tailandia, la Corea del Sud, Taiwan ma anche l'Australia e la Nuova Zelanda avevano seguito un approccio simile, rimanendo quasi completamente liberi dal Covid grazie ad un mix di politiche tra cui la chiusura quasi totale delle frontiere e l'isolamento immediato dei casi positivi e di tutti i loro contatti.
Qualche mese fa', con l'arrivo della variante Omicron, le cose sono cambiate. Quasi tutti gli altri paesi dell'Asia hanno deciso di cambiare strada e di "convivere con il virus", tenendo in conto che ormai la maggioranza della popolazione si e' vaccinata quasi ovunque nella regione, e che continuare a tentare di eliminare del tutto un virus cosi' contagioso avrebbe avuto un costo economico e sociale altissimo. C'era chi pensava che i vertici del Partito Comunista Cinese avrebbero deciso anche loro di arrendersi alla necessita' di convivere con il Covid, ma cosi' non e' stato.
Invece, si e' deciso di giocare la partita contro il Covid fino in fondo, scatenando forse la piu' grande battaglia mai giocata tra l'umanita' ed un virus infettivo. Shanghai, la citta' piu' colpita dal virus, e' stata tramutata per piu' di due mesi (piu' o meno da meta' Marzo a meta' Maggio) in una specie di grande prigione a cielo aperto, con misure che nessun paese Europeo si sarebbe mai sognato di prendere neanche in quei terribili primi mesi di pandemia nel 2020. L'intera popolazione e' stata chiusa in casa con la forza, ricevendo il permesso di uscire solo per mettersi in fila con i vicini per il quotidiano rituale del tampone, effettuato quartiere per quartiere. Proprio nella metropoli vetrina della Cina, la burocrazia Cinese ha messo in mostra il suo volto piu' inflessibile ed inumano.
Bambini ancora in fasce sono stati messi in quarantena senza i genitori in condizioni disastrose per via di un tampone positivo (questa pratica e' cessata dopo un mare di proteste). Le persone con malattie diverse dal Covid spesso non sono riusciti ad accedere alle cure mediche perche' gli ospedali si rifiutavano di farli entrare. Alcuni sono morti, forse non sapremo mai quanti con esattezza.
I contagiati (o forse bisognerebbe dire gli appestati) senza sintomi gravi sono stati trascinati in vecchie fabbriche ed hangar trasformati in centri di quarantena, dove in genere si e' costretti a dormire in stanzoni enormi insieme a centinaia di altri. Non sempre ci sono le docce, dormire in mezzo al chiasso e' un impresa, ed il cibo e' di cattiva qualita'. In casi estremi, i poveretti rinchiusi in questi posti sono stati filmati mentre lottavano fisicamente per ottenere da mangiare.
Come se non bastasse, e' successo che i cani e i gatti dei contagiati siano stati uccisi in modo brutale, o abbandonati a morire di fame in appartamenti vuoti (e non e' la prima volta che in Cina gli animali domestici vengono presi di mira per colpa del Covid). Persone di fuori citta' rimasti bloccati a Shanghai durante questo periodo hanno dovuto dormire per strada, come in questa storia raccontata dall'ottimo sito Cinese Sixth Tone.
Un concerto di inumanita' ed assurdita' davvero difficile da giustificare, insomma, che hanno scosso profondamente la Cina. Ma lo shock piu' grande e' stata sicuramente l'incapacita' iniziale del sistema di garantire una distribuzione adeguata di viveri alla popolazione, soprattutto visto che durante il lockdown iniziale a Wuhan, durato parecchi mesi, questo problema non si era mai presentato. Durante le prime settimane del lockdown di Shanghai alcuni si sono ridotti a mangiare erba o alimenti scaduti, in una Cina in cui lo spettro della fame era solo un ricordo lontano.
A quanto pare non si e' trattato di un effettiva mancanza di cibo, ma del fatto che i lavoratori che solitamente fanno le consegne si sono trovati anche loro chiusi in casa, ed i fornitori di fuori citta' non riuscivano ad ottenere i permessi per far entrare a Shanghai i loro camion. Le cose sono decisamente migliorate dopo il primo mese di lockdown, quando le autorita' locali hanno incominciato a distribuire gli alimenti direttamente ai residenti. Per alcuni procurarsi da mangiare e' rimasto un problema, ma una vera carestia di massa e' stata evitata. In nessun punto, pero', si e' parlato di allentare le misure contro il Covid che stavano rendendo difficile distribuire viveri a sufficienza. A quanto pare, finche' la gente non incomincia proprio a morire di fame, la lotta contro il virus prende comunque la precedenza.
E' evidente che queste misure hanno provocato un enorme esasperazione popolare. In alcune strutture di quarantena affollate e poco igieniche sono iniziati dei veri e propri tumulti. Ci sono parecchi video girati con i cellulari dove si vedono folle di persone che protestano contro i lockdown, tirano giu' le recinzioni erette intorno ai loro quartieri, e si scontrano con la polizia e gli "operatori sanitari" coperti dalle tute bianche anti-contaminazione. Gli infetti che non volevano lasciare le proprie case sono stati trasportati di peso nei centri di quarantena.
Ci sono altri video dove si vedono persone che inveiscono contro il governo, o che girano per strada rifiutando di mettersi la mascherina. Poi c'e' anche un rapper locale che si scaglia contro il sistema in un pezzo registrato da dentro l'appartamento dal quale non puo' piu' uscire. Video di questo tipo circolano sui social media Cinesi come WeChat e Weibo, ma vengono censurati nel giro di poche ore. Non prima, pero', che qualcuno abbia il tempo di pubblicarli su Twitter, preservandoli per la posterita'.
Il video piu' surreale di tutti e' sicuramente quello in cui si vede la gente che batte le pentole ed urla dalle finestre degli appartamenti, per protestare la mancanza di viveri. A un certo punto scende dal cielo un drone, che intona in Cinese, con una voce robotica, una frase che si traduce piu' o meno cosi': “siete pregati di attenervi alle restrizioni contro il Covid, e di controllare il desiderio di liberta' che aleggia nelle vostre anime". A volte la parola "distopia" non basta per descrivere cio' che succede in questo paese.
Oltre a questo disastro sociale, il lockdown di Shanghai ha avuto anche un notevole impatto economico, e le conseguenze si irradieranno in tutto il mondo, visto che le catene di distribuzione globali passano quasi tutte per la Cina. Il porto di Shanghai ha operato a capacita' ridotta per mesi, provocando un accumulo di arretrati il cui impatto sul resto del mondo si avra' tra alcuni mesi, quando le merci made in China non arriveranno sugli scaffali, aggravando gli effetti della guerra in Ucraina.
Un immagine di una delle tante proteste successe a Shanghai durante gli ultimi mesi |
Davanti a tutto questo, sorge spontanea la domanda: perche' i governanti Cinesi rimangono cosi' determinati ad impedire che il Covid si diffonda, anche a costo di danneggiare seriamente la propria economia e ridurre all'esasperazione i propri cittadini, quando nel resto del mondo si sta' imparando a convivere con il virus?
Dietro ai lockdown sembra esserci la convinzione che lasciar circolare liberamente il Covid creera' una catastrofe per il sistema sanitario Cinese. Guardando ai dati sulle vaccinazioni, si puo' dire che questa percezione probabilmente ha una sua base.
La percentuale di vaccinati in Cina e' molto alta, ormai oltre l'80%. Si dice spesso che i vaccini Cinesi, basati sulla tecnica tradizionale del virus inattivato, funzionino meno bene di quelli Occidentali. Studi seri dimostrano pero' che, soprattutto dopo una terza dose, i principali vaccini usati in Cina proteggono abbastanza bene contro la morte ed i sintomi gravi.
Il problema vero e' che buona parte degli anziani non si sono vaccinati. All'inizio di Aprile, solo circa la meta' degli over-80 aveva ricevuto almeno due dosi. Purtroppo in Cina c'e' una convinzione diffusa che i vaccini siano pericolosi per le persone di eta' avanzata. Fino a poco tempo fa' il rischio reale di infettarsi di Covid in Cina era prossimo allo zero, e le amministrazioni locali non avevano nessun interesse a vaccinare con la forza gli anziani, cosa che sarebbe risultata controversa.
E' uno dei paradossi della politica Cinese: siccome il Covid viene tenuto a bada, la gente non ha paura del virus e non si vaccina. E siccome tutti gli sforzi sono incentrati sull'azzeramento del Covid, vaccinare la popolazione e' un obbiettivo che passa in secondo piano anche per il governo. Ancora oggi, in Cina, vaccinarsi e' un suggerimento piu' che un obbligo. Per viaggiare o andare al lavoro al massimo bisogna presentare un tampone negativo, non un certificato di vaccinazione.
La realta' e' che, considerata l'enorme popolazione Cinese ed il numero di anziani non-vaccinati, se la Cina decidesse di lasciare che il virus si diffonda, ci sarebbe probabilmente un numero di morti molto elevato. Se pensiamo che nei principali paesi Europei continuano a morire di Covid qualche centinaio di persone al giorno, senza che nessuno ci faccia caso, non e' difficile immaginare che la Cina potrebbe arrivare presto a qualche migliaio di morti al giorno.
Considerando anche che al di fuori delle grandi citta' il sistema sanitario Cinese non e' esattamente all'avanguardia, e che in Cina quasi nessuno ha acquisito l'immunita' naturale, la situazione degenererebbe molto in fretta. Si ripeterebbero le stesse scene viste in tutto il mondo negli anni passati, con i reparti di terapia intensiva presi d'assalto e la gente che crepa nei corridoi.
Per Xi Jinping, uno scenario del genere va' evitato ad ogni costo. Dopo due anni di retorica sulla capacita' del Partito di proteggere i Cinesi dalla pandemia, fare marcia indietro e' diventato impossibile. Come se non bastasse, siamo in un momento delicatissimo della vita politica Cinese. Tra pochi mesi, in autunno (non e' stata ancora stabilita la data precisa) si terra' il Ventesimo Congresso Nazionale del Partito Comunista. I congressi nazionali del partito si tengono una volta ogni cinque anni. In quello di quest'anno, Xi Jinping verra' proclamato segretario nazionale del partito (in pratica, leader supremo della Cina) per la terza volta.
E' la prima volta dai tempi di Mao che un leader Cinese resta in carica cosi' a lungo. Hu Jintao e Jiang Zemin si erano ritirati dopo due mandati, ma Xi Jinping ha contravvenuto a questa norma non-scritta, dando ogni impressione di voler restare in carica vita natural durante. E' probabile che Xi non possa permettersi una catastrofe sanitaria a pochi mesi dall'investitura, in un periodo in cui sicuramente ci sono forze interne al partito che tramano contro di lui e vorrebbero impedirgli di restare al potere.
E cosi', la politica dell'"azzeramento dinamico" ad ogni costo continua, per motivi forse piu' politici che sanitari. Nel futuro prossimo, c'e' da aspettarsi che le misure per impedire che il Covid si diffonda restino severissime. Shanghai ha iniziato timidamente a riaprirsi nell'ultimo mese, ma ci sono ancora zone dove la gente resta chiusa forzosamente in casa per via di un singolo caso di Covid nelle vicinanze. Altre citta' verrano messe in lockdown appena ci saranno nuovi focolai. Probabilmente qualcun'altro ancora morira' per mancanza di cure mediche o impazzira', ma a quanto pare questi sono costi considerati accettabili. Viaggiare all'interno della Cina sara' arduo, ed entrare in Cina dall'estero restera' un impresa da audaci.
Puo' essere che dopo la riconferma di Xi Jinping al potere, la leadership Cinese incomincera' a studiare un modo di uscire da questa impasse, ma anche allora la transizione verso un'atteggiamento meno apocalittico nei confronti della pandemia non sara' una cosa veloce. Intanto il divario tra la Cina ed un mondo esterno che ha imparato a convivere con il Covid diventera' sempre piu' enorme, trascinando il paese in un isolamento mai visto dai tempi di Mao e danneggiando seriamente la sua economia. E grazie al ruolo della Cina come fabbrica del capitalismo mondiale, le politiche Cinesi si riverbereranno sul mondo intero.