Monday, May 11, 2015

La censura di internet in Cina: mito e realta'





Il modo in cui il governo Cinese censura l'uso di internet ha spesso destato curiosita' e scalpore nel resto del mondo. Molti turisti stranieri, all'arrivo in Cina, si stupiscono di non riuscire piu' a connettersi a siti come Facebook o Youtube, e questo fatto sicuramente non migliora l'idea che il visitatore occasionale si fa' del paese.

Dietro a questa politica di censura si nasconde un paradosso forse meno ben compreso: quello di un enorme paese ormai entrato a pieno titolo nell'era digitale, dove centinaia di milioni di persone vanno in rete ogni giorno proprio come si fa' nel resto del mondo avanzato, ma che navigano in una specie di "internet parallelo", usando siti e software che svolgono le stesse funzioni dei nostri Google, Facebook, Ebay e Skype, ma che hanno nomi meno familiari: Baidu, Weibo, Taobao, Tencent QQ.

Come funziona la censura

Il governo Cinese blocca attualmente l'accesso in tutta la Cina ad alcuni dei piu' importanti siti mondiali, incluso Google, Facebook, Youtube e Twitter. Anche se parecchi altri paesi autoritari hanno bloccato e bloccano siti giudicati sgraditi, non esiste nessun altro paese dell'importanza e del livello di sviluppo della Cina che censuri in maniera cosi' pervasiva e capillare la rete globale.

Negli ultimi tempi questa censura, lungi dall'affievolirsi, si e' anzi accuita. Facebook, Youtube e Twitter sono inaccessibili in Cina gia' da parecchi anni, insieme a blog provider come Blogspot e Wordpress, ed a siti giudicati "anti-Cinesi" (ad esempio quello di Amnesty International). L'anno scorso pero' e' toccato addirritura a Google (ed a tutti i siti, come Gmail, che dipendono da Google) subire il blocco totale in tutta la Cina (ovviamente escluse Hong Kong e Macau, che come regioni a statuto speciale non devono subire queste restrizioni).

Dopo essersi attirata per anni un sacco di critiche per la sua disponibilita' ad autocensurarsi in modo tale da poter operare in Cina, Google aveva deciso di smettere di cooperare con il governo Cinese nel 2010, ed aveva sgomberato la sua sede di Pechino. In conseguenza il domain google.cn era stato chiuso. Era rimasto pero' possibile accedere dalla Cina agli altri domain del motore di ricerca, come ad esempio google.com. L'anno scorso pero' tutti i domain legati a Google sono stati bloccati, rendendo impossibile alla grande massa dei Cinesi l'uso del motore di ricerca piu' popolare al mondo.

Diversi media internazionali sono rimasti anche loro impigliati nelle maglie della censura Cinese. Per esempio nel 2012 il sito del New York Times fu' bloccato in seguito alla pubblicazione di un reportage sulle ricchezze accumulate dal primo ministro Cinese Wen Jiabao e dalla sua famiglia. In seguito a questo avvenimento il quotidiano Americano e' diventato sempre piu' critico nei confronti della Cina, il che fa' pressupporre che il suo sito non verra' sbloccato di qui a poco.

Come la censura viene aggirata

Aggirare la censura del governo non e' pero' mai stato impossibile per chi vive in Cina. E' sufficiente scaricare un software VPN per poter navigare liberamente su internet. Grazie ad un VPN ci si puo' collegare ad una rete privata in un paese terzo, in genere gli Stati Uniti, ed accedere a qualsiasi sito sia accessibile in quel paese. Per chi ha un'po' di abilita' e di tempo, trovare una maniera di acceddere ai siti bloccati e' quindi una cosa abbastanza semplice, e scaricare un VPN non costa molto o in alcuni casi non costa nulla.

Anche se qualche volta il governo tenta di bloccare i siti da cui si scaricano i VPN piu' popolari, in generale l'utilizzo di questa scappatoia viene tollerato dalle autorita'. Nella pratica, nessun privato e' ancora finito nei guai per aver aggirato la grande muraglia della censura. Quasi tutti gli stranieri che vivono in Cina (me incluso) navigano tranquillamente su facebook e tutti gli altri siti proibiti con un VPN, e ci sono non pochi Cinesi che fanno esattamente la stessa cosa.

Siccome in un paese come la Cina il governo non e' tenuto a spiegare le sue scelte, si puo' soltanto provare a supporre quali logiche ci siano dietro alle loro politiche. Io presumerei che il governo abbia fatto una scelta cosciente di lasciare ai piu' determinati una maniera di aggirare la censura, anche perche' in caso contrario si creerebbero dei veri problemi per il commercio e per le aziende multinazionali che operano nel paese.

Detto questo, rimane il fatto che la stragrande maggioranza dei Cinesi che navigano la rete non hanno la capacita' o piu' probabilmente l'interesse di trovare un modo per visitare i siti bloccati, e devono limitarsi a quelle parti di internet a cui il loro governo gli consente l'accesso.

La rete cinese

La Cina non e' affatto una societa' tecnologicamente arretrata. Secondo le ultime stime ci sono circa 650 milioni di Cinesi che navigano su internet, quasi la meta' della popolazione. Nella Cina urbana (anche se forse non in quella rurale), internet e' diventata una parte della vita proprio come in Europa o in Giappone. Anzi forse di piu', vista l'incredibile popolarita' dello shopping online.

Il fatto e' pero' che la stragrande maggioranza degli utenti Cinesi si limitano a utilizzare siti Cinesi. Anche prima che Facebook, Youtube e Google venissero bloccati in Cina, non riuscivano certo a competere per popolarita' con i loro equivalenti locali, che si chiamano Weibo, Youku e Baidu. Si tratta di siti tra i piu' grandi al mondo, usati quotidianamente da centinaia di milioni di persone, che pero' non sono assolutamente conosciuti al pubblico Occidentale.

Questi siti sono interamente in lingua Cinese, e sono fatti apposta per rispondere alle esigenze di un pubblico Cinese. Ovviamente pero' sono anche pesantemente censurati. Baidu, il principale motore di ricerca Cinese, censura accuratamente qualsiasi sito non piaccia al governo. Quando si tenta di cercare un termine "scottante", come ad esempio qualcosa di relativo ai "disordini" dell'89, viene dispiegata una frase che dice piu' o meno quanto segue: "in accordo con le leggi e le politiche in vigore, non possiamo farvi vedere alcuni dei risultati della vostra ricerca". I risultati visibili riportano solo a siti che ripetono la propaganda governativa.


Un immagine di Youku, il gemello Cinese di Youtube.

Lo stesso succede su Weibo, una specie di Facebook/Twitter Cinese, che ad onor del vero non ha nulla da invidiare ai social network internazionali in termini di grafica e facilita' di utilizzo. Il problema pero' e' che il sito spesso rimuove i post che parlano di argomenti sensibili o che criticano troppo aspramente il sistema politico. Da qualche anno bisogna fornire il numero di un documento per crearsi un account, e chi tenta di diffondere punti di vista apertamente anti-governativi rischia che i servizi di sicurezza lo chiamino per andare a "prendersi un te'" nei loro uffici (eufemismo per dire un interrogatorio).

Cio' non significa che su Weibo ed altri siti Cinesi manchi il dibattito, anzi. Moltissimi post che discutono di questioni di attualita' e dei problemi della Cina non vengono censurati, e nei forum nascono dibbattiti accaniti (e a volte non  molto civili). Io stesso ho un conto su Weibo, ed ho piu' volte dibattuto di temi di attualita' in Cinese con altri utenti. Una volta ho cercato persino di convincere un ragazzo Cinese che la pena di morte non risolve nulla (non credo di esserci riuscito comunque).

Il punto pero' e' che quando si superano certi limiti (ad esempio se si tenta di invocare l'indipendenza del Tibet o dello Xinjiang, o se si denuncia apertamente il sistema del partito unico), si corrono dei rischi reali. In piu', e' un dato di fatto comprovato che le autorita' Cinesi a vari livelli paghino schiere di persone per accedere ai forum ed alle discussioni online e lasciare commenti pro-governativi, fingendo di essere dei normali utenti. Queste persone vengono scherzosamente chiamati i “wumaodang", che tradotto vuol dire piu' o meno "il partito dei cinque centesimi", perche' verrebbero pagati cinque centesimi (o mezzo Yuan) per ogni commento che lasciano.

Da qualche anno la popolarita' di Weibo come social network e' scemata in favore di Wechat, un applicazione Cinese di messaging per cellulari. Wechat (o Weixin in Cinese) ha le stesse funzioni del piu' noto Whatsapp, ma e' francamente un prodotto superiore, con piu' funzioni e piu' manegevole. E' ormai evidente che le aziende Cinesi sono diventate anche parecchio capaci nel progettare questo genere di prodotti.

In Cina Wechat e' usatissimo, ma adesso si sta' diffondendo anche nel resto dell'Asia e persino in Europa. Sara' interessante vedere cosa succedera' alla lunga, e se la censura Cinese comincera' a causare problemi anche ad utenti stranieri.

Il futuro

Fondamentalmente, il governo Cinese e' riuscito con grande abilita' ad inglobare anche internet nelle sue logiche, trasportando la Cina nell'era digitale senza che le fondamenta del sistema venissero anche solo scalfite. Volendo che la Cina si modernizzasse, il Partito ha optato per favorire la creazione di un "internet Cinese", e fa' del suo meglio per bloccare l'accesso a quei siti stranieri che diffondono notizie e punti di vista che si preferirebbero tacitare.

Il sistema funziona anche per via della grandezza e della relativa insularita' della Cina: la maggioranza dei Cinesi parla solo Cinese, trova naturale usare solo siti Cinesi, e non si preoccupa troppo del fatto di non poter accedere ai siti piu' importanti del mondo, o non ne e' nemmeno cosciente. Le fasce di popolazione piu' aperte e cosmopolite possono sempre trovare un sistema per aggirare la censura, e con un compromesso tipicamente Cinese il tutto resta in piedi.

Nel futuro a breve termine, non sembrerebbero esserci delle grandi speranze di cambiamento in questo campo. Da quando la nuova amministrazione guidata da Xi Jinping e' salita al potere nel 2012 la repressione del dissenso si e' accuita, e nel clima attuale appare assai improbabile che la censura di internet possa essere allentata.

Anzi, sembrerebbe che anche la tolleranza nei confronti dell'uso privato dei VPN stia venendo meno. Nel gennaio di quest'anno il governo ha improvvisamente neutralizzato i network usati da tre dei servizi VPN piu' popolari, con un attacco cibernetico estremamente sofisticato. Molti altri VPN (incluso quello che sto' usando in questo momento per accedere a questo blog) rimangono in funzione, ma quanto a lungo durera' nessuno lo puo' dire.

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